scontrini BPA bisfenolo AIn Francia ci sono state forti reazioni dopo la diffusione del parere scientifico dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). Gli esperti di Parma hanno stabilito che l’esposizione delle persone al bisfenolo A (BPA) attraverso il cibo e altre fonti non alimentari (polveri, cosmetici e carta termica) si può considerare al di sotto della dose giornaliera tollerabile (DGT), e pertanto non ci sono rischi per la salute dei consumatori. In Francia dal 1° gennaio è scattato il divieto di fabbricazione, importazione, esportazione e immissione sul mercato di qualsiasi contenitore per alimenti contenente bisfenolo A. Il divieto  vale anche per la carta termica impiegata per gli scontrini fiscali.

Proprio questa coincidenza ha indotto il ministro dell’Ecologia, Ségolène Royal, a dichiararsi molto sorpresa per una valutazione che va contro il parere di altre strutture, che da anni sottolineano i rischi di questa sostanza. I francesi  vogliono  capire se «il peso delle lobby non è intervenuto nel corso della pubblicazione» del parere dell’Efsa, su cui chiederà una valutazione da parte dell’Agenzia francese per la sicurezza alimentare (Anses)». Secondo Le Journal de la Science, questa riabilitazione europea del BPA «non è scientificamente fondata», visti i più recenti risultati scientifici sugli effetti negativi di questa sostanza chimica sulla salute. Resta da vedere, conclude Le Journal de la Science, se questo parere avrà un impatto reale sulle decisioni che i vari governi nazionali assumeranno nei prossimi mesi.

Bisfenolo A
La Francia è allarmata da un parere contrario a quanto finora sostenuto sul BPA

«La Commissione europea si isola sugli interferenti endocrini», titola Le Monde, e parla di tensioni intorno al parere dell’Efsa, di esperti ed esecutivo europeo che paiono sempre più isolati, con «sospetti d’ingerenza degli industriali nel lavoro degli esperti e minacce di portare la Commissione europea di fronte alla Corte di Giustizia dell’Ue».
«Il rapporto che suscita scandalo», titola Le Journal de Femmes. «Un’analisi che lascia perplessi, alla luce degli allerta lanciati da numerosi studi sugli effetti nocivi di questa molecola», scrive Le Figaro. «La rabbia dei ricercatori», titola il sito della rete televisiva France 5, che riporta l’intervista ad André Cicolella, tossicologo e presidente del Réseau Environnement Santé, membro francese dell’Alliance pour la Santé et l’Environnement. Cicolella accusa l’Efsa di essersi basata su uno studio di dieci anni fa, finanziato dall’industria chimica, senza tener conto della maggior parte dei mille studi scientifici, che sostengono la pericolosità del BPA.

Process Alimentarie sottolinea come il parere dell’Efsa, contradditorio rispetto a quello delle autorità sanitarie francesi, renda molto complicata la situazione, in particolare per l’industria francese, che a intende chiedere al governo di Parigi di rivedere la legge che mette al bando il bisfenolo A, permettendo la produzione e l’esportazione dei contenitori alimentari che contengono questa sostanza chimica.

 

© Riproduzione riservata

Foto: iStockphoto.com

[sostieni]

0 0 voti
Vota
6 Commenti
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Paoblog
26 Gennaio 2015 11:24

Nei giorni scorsi leggevo su Rinnovabili un articolo sulla vicenda ed ho trovato due frasi che mi sembrano in netto conntrasto:

“. Il bisfenolo, secondo l’organismo di valutazione comunitario, non pone alcun rischio per la salute dei consumatori di ogni fascia di età ai livelli di esposizione attuali.”
*
“Gli effetti sui sistemi riproduttivo, nervoso, immunitario, metabolico e cardiovascolare, nonché nello sviluppo di cancro non sono stati valutati, e perciò non possono essere esclusi.”
*
Resta il fatto che, come leggevo nell’articolo che “L’agenzia ha rivalutato l’interferente endocrino, facendo la gioia di PlasticsEurope, subito pronta a chiedere alla Francia di togliere il divieto in vigore dal 2010.”

Facile pensare che le pressioni dell’industria chimica pesino più della salute dei cittadini…

Fabrizio Giudici
Reply to  Paoblog
26 Gennaio 2015 16:48

Io non ho opinioni a riguardo, posso solo leggere il dibattito. Faccio presente, però, che l’argomento “lobby” non ha necessariamente senso: quando si abolisce una sostanza certamente si cozza contro gli interessi del vecchio produttore; ma siccome va sostituita con altro, si fanno anche gli interessi del nuovo produttore… Le lobby sono da entrambi i lati.

Robo
Robo
Reply to  Paoblog
2 Febbraio 2015 21:55

A me pare che si faccia talora un po’ di confusione. L’EFSA ha considerato tutti i lavori che prendevano in considerazione gli effetti da interferenza endocrina e da danno renale, probabilmente perché dati preliminari avevano spinto i ricercatori ad approfondire questo aspetto. Se non ci sono evidenti effetti cardiovascolari e pro-neoplastici e nessun plausibile meccanismo d’azione che conforti un sospetto in tal senso allora la frase inserita dall’EFSA è una giusta precisazione. Tanto per capirci il caffé é inserito in una lista ufficiale come possibile cancerogeno (per via delle reazioni chimiche nella torrefazione) ed il sovrappeso aumenta il rischio di contrarre alcune neoplasie. Giusto per mettere le cose nella giusta prospettiva. Saluti.

Virginia C.
Virginia C.
28 Gennaio 2015 10:55

Salve,
sono del settore food pack e so per certo che il BPA è difficilmente sostituibile, a tal punto che vi sono i sostituti come Bisfenolo S ed F…. quindi non capisco di che “rischio” si stia veramente parlando.

Roberto La Pira
Reply to  Virginia C.
28 Gennaio 2015 13:31

Il BPA è difficilmente sostenibile fino a quando sarà lecito utilizzarlo. Quando si deciderà di vietarlo si troveranno altre sostanze. È sempre stato così , si ricorda i fosfati nei detersivi, i coloranti artificiali , e decine di altri additivi

Maria Mancino
Maria Mancino
4 Febbraio 2015 08:15

Da questo articolo, come da altri che ho avuto occasione di leggere, mi pare che l’ Efsa non abbia nessuna intenzione di eseguire uno studio serio in merito alle ricadute sulla salute.Non ha minimamente preso in considerazione il fatto che ci sono migliaia di lavoratori che manipolano quotidianamente il BPA attraverso la carta chimica.Da Rls del commercio, penso alle cassiere dei supermercati,ma sicuramente succede anche in altri settori.Com’è possibile che non venga eseguito uno studio approfondito? Gli strumenti per uno studio in tal senso sono già tutti a disposizione dato che tutti i lavoratori per legge sono soggetti a sorveglianza sanitaria. Sicuramente manca la volontà di farlo perché si scoperchierebbe il vaso di Pandora. Anche la Francia, che polemizza con l’Efsa, non mi risulta abbia bandito la carta chimica.