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Accelerare i processi di approvazione (o respingimento) e introdurre nuovi alimenti. Sono queste le due principali direttrici lungo le quali il nuovo direttore della European Food Safety Agency (EFSA) Nikolaus Kriz intende declinare il suo mandato. Austriaco, veterinario di formazione, già docente all’Università di Glasgow, in Scozia, da oltre trent’anni Kriz è impegnato nel campo della salute pubblica e del coordinamento tra gli stati europei, come si è visto negli anni passati alla European Medicine Agency (EMA) fino dalla sua fondazione e negli ultimi otto, alla stessa EFSA, dove è stato prima capo della Unit for Animal Health and Welfare and Plant Health e poi, più di recente, del dipartimento Risk Assessment Services (ENABLE).

Le priorità di Nikolaus Kriz

Le sue priorità sono state sottolineate in un’intervista pubblicata sul sito dell’EFSA, in cui si legge: “Innanzitutto vogliamo fornire consulenze scientifiche di qualità elevata in tempi più rapidi, e sfruttare l’intelligenza artificiale e le tecnologie digitali per rendere le valutazioni del rischio più agili e per raggiungere una capacità di elaborazione dei dati più efficiente. Inoltre, vogliamo rafforzare le partnership che sono in essere con gli altri organismi europei, con gli stati membri, con le agenzie affiliate, con il mondo accademico e con la società civile”.

Executive Director Nikolaus Kriz direttore efsa 2025 fonte efsa
Il nuovo direttore della European Food Safety Agency (EFSA) Nikolaus Kriz

Un altro aspetto sottolineato da Kriz è il ruolo del personale e quello della comunità di esperti. «La più grande forza dell’EFSA è costituita dalle persone che vi lavorano. Investirò in una cultura che ascolta, responsabilizza e crea le condizioni per l’eccellenza. Un ambiente di lavoro sano e inclusivo è una risorsa essenziale». Come ha ribadito anche nel suo intervento al Parlamento subito dopo la sua elezione in giugno, EFSA continui a essere un punto di riferimento e sia sempre di più una “casa della scienza aperta”.

L’intervista non ufficiale

Oltre all’intervista istituzionale, in un’altra rilasciata al sito Food Navigator ha ribadito concetti analoghi, partendo però dalla convinzione che quello di EFSA sia il miglior sistema del mondo, pur essendo – come ogni cosa – migliorabile. In particolare, secondo Kriz ciò che manca è un adeguamento ai tempi, necessario per cogliere tutte le opportunità offerte dalla tecnologia e stare al passo con i progressi continui, mantenendo la leadership globale. “Velocizzare i progetti di valutazione del rischio” ha affermato “è il mio faro, e anche ciò che mi tiene sveglio la notte”.

Tutto condivisibile, ovviamente, ma in che modo il nuovo direttore esecutivo pensa di snellire e rendere più rapidi processi che a volte impiegano anni per giungere a compimento, non di rado appesantiti da inutili lungaggini burocratiche?

Dialogo e burocrazia

Secondo Kriz i tempi eccessivi dipendono da un elemento fondamentale: la mancanza di dialogo tra l’agenzia e le aziende prima che inizino gli iter di approvazione. “Talvolta accade che entri nel processo di valutazione qualcosa di cui gli esperti EFSA non hanno mai sentito parlare, con conseguenze facili da immaginare” spiega, aggiungendo che tutto ciò si potrebbe evitare definendo dei processi pre-sottomissione, con benefici per entrambe le parti. Anche le aziende, infatti saprebbero che cosa aspettarsi da EFSA, e si organizzerebbero per fornire tutte le risposte necessarie, evitando così il rimpallo che c’è oggi, e che si può protrarre per mesi.

Le aziende medie e piccole, che sono quelle che chiedono più pareri, sovente non sono attrezzate per i dossier e non hanno con essi la stessa familiarità delle grandi: accedere a una fase preparatoria sarebbe utile soprattutto per loro. E qualcosa si sta già muovendo in quella direzione, perché gli incontri pre-sottomissione sono già aumentati del 47%. Se ci fosse una legge specifica, però, tutto sarebbe più semplice e lineare, commenta.

La seconda parte della strategia è strettamente collegata con la prima: porre le condizioni affinché le aziende ottengano il via libera alla prima richiesta e non, come accade quasi sempre ora, non di rado per dettagli, dopo una serie più o meno lunga di correzioni. Da questo punto di vista, il direttore attinge alla sua esperienza all’EMA, perché i processi di approvazione dei farmaci possono anch’essi essere prematuri, ma la struttura è organizzata meglio e cerca di prevenirli, riuscendoci almeno in parte. Lo scopo è quindi quello di aprire un dossier avendo tutte le carte in regola affinché arrivi un via libera, grazie a un lavoro preparatorio gestito insieme.

Due tagli di carne rossa su una piastra di petri sul bancone di un laboratorio; concept: carne coltivata
La situazione della carne coltivata è abbastanza assurda, soprattutto per gli investitori e i ricercatori

La carne coltivata

Che sia indispensabile intervenire lo si capisce da alcuni casi emblematici. Uno di questi è quello della carne coltivata. Le lungaggini e le ambiguità dell’agenzia hanno spinto le aziende che stanno provando a commercializzarla verso altri paesi quali la Svizzera o il Regno Unito, oppure Israele, USA e Singapore. In Europa, al momento, è stata presentata una sola richiesta, quella della francese Gourmey (diventata Parima dopo la recente fusione con la start up Vital Meat, anch’essa francese) per il suo foie gras. Tutto è nuovo, in questo ambito, e ogni rischio va valutato con scrupolo, afferma Kriz, citando come esempio la contaminazione microbica, i residui delle strutture su cui viene fatta crescere, l’allergenicità, le caratteristiche dei lotti.

C’è quindi molto lavoro da fare, e ciò significa che, per ora, anche a causa della mancanza di regole certe, nessuno può dire se e quando il foie gras coltivato arriverà sui menu degli europei: una situazione abbastanza assurda, soprattutto per gli investitori e i ricercatori.

L’aviaria e altre epidemie

Oltre all’introduzione degli alimenti e al controllo della loro sicurezza, l’EFSA ha infine un altro compito fondamentale: la tutela della salute di piante e animali e la prevenzione di eventuali epidemie o pandemie. Dal coleottero giapponese (Popillia japonica) che minaccia le colture di frutta e non solo, al virus dell’influenza aviaria fino alla peste suina africana che falcidia i suini: le emergenze non mancano, e peggioreranno a causa del riscaldamento del clima e dell’antropizzazione. Kriz aveva già introdotto un sistema di report allargato con i referenti veterinari dei singoli paesi, e ora intende renderlo ancora più armonico ed efficiente, con un monitoraggio continuo in tutti e 27 i paesi membri e con rapporto molto stretto con le autorità veterinarie preposte, che devono comunicare anche le une con le altre, e alle quali spettano comunque le decisioni operative per il paese.

Lo scopo è anche evitare quello che si è visto quest’anno con l’influenza aviaria: mentre l’epidemia continuava a estendersi, alcuni paesi hanno deciso di vaccinare, altri di sacrificare gli animali, senza programmazioni differenziate per gli uccelli selvatici, senza un coordinamento né una strategia continentale e soprattutto senza alcun vero piano di prevenzione.

L’agenda di Kriz, così come quella di tutti coloro che lavorano con EFSA, è piena, e nei prossimi mesi si inizierà a capire come intende sfoltirla.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com

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