Barilla riduce il palma in biscotti e merendine. Un processo irreversibile dovuto a migliaia di consumatori che hanno detto no all’olio tropicale che distrugge le foreste
Barilla riduce il palma in biscotti e merendine. Un processo irreversibile dovuto a migliaia di consumatori che hanno detto no all’olio tropicale che distrugge le foreste
Roberto La Pira 1 Giugno 2015“In tutti i nostri prodotti abbiamo l’obbiettivo di ridurre i grassi totali e quelli saturi” è l’annuncio di Barilla durante la presentazione del bilancio 2014 a Milano, in risposta alla domanda di una giornalista sull’olio di palma (vedi la registrazione al 76° minuto ). “Già oggi – continua il rappresentante dell’azienda – diversi nostri prodotti contengono mix di oli vegetali diversi, proprio per raggiungere un profilo nutrizionale certamente migliore al precedente … senza mai cambiare il profilo gustativo”. Nonostante l’azienda di Parma nell’intervento sostenga che il tema non è l’olio tropicale, la dichiarazione non lascia spazio a dubbi: diminuire i grassi saturi (che secondo l’Efsa devono essere presenti il meno possibile nella dieta quotidiana) vuol dire rivedere la presenza del palma.
Ci sono buone ragioni per credere che lo staff di Guido Barilla, dopo avere discusso a lungo il problema, constatando il successo della nostra petizione e la tendenza di migliaia di consumatori a guardare con sospetto biscotti e merendine preparati con l’impresentabile l’olio tropicale, abbia deciso di modificare le ricette. Lo scetticismo nei confronti dell’olio di palma d’altro canto è sempre stato presente nei pareri dei migliori nutrizionisti italiani, tanto che l’industria alimentare fino a che ha potuto lo ha nascosto ricorrendo alla generica dicitura “grassi vegetali”. Non tutto è però così lineare nella politica dell’azienda di Parma che se da un lato prova a migliorare le ricette dei prodotti, dall’altro aderisce al programma dell’associazione di categoria (Aidepi), con stanziamento di 55 mila euro, per raccontare ai giornalisti che il grasso tropicale è un prodotto eccellente.
C’è un altro elemento da riportare. Barilla nella conferenza stampa dichiara che “solo nel 2015 sarà in grado di garantire di avere approvvigionamento al 100% certificato Rspo. L’obiettivo aziendale è di avere nel corso degli anni un livello di deforestazione zero e di avere fornitori che oltre a rispettare Rspo dovranno tutelare le foreste, le modalità di coltivazione e i diritti dei lavoratori“. Questo vuol dire che fino all’anno scorso una parte dell’olio di palma utilizzato non era certificato.
Quello che conta adesso è la decisione della più importante azienda italiana di biscotti e merendine di cominciare a sostituire il palma, forse solo perché gli esperti di marketing hanno capito con un certo ritardo di essere di fronte ad un processo irreversibile. Questa volontà dei consumatori è stata percepita prima da 15 catene di supermercati tra cui Coop, Esselunga, Iper, Carrefour… che aderendo alla nostra petizione hanno iniziato ad abbandonare progressivamente il palma nei loro prodotti.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Barilla è molte sensibile ai “sentiment” di mercato. Abbiamo visto in passato clamorosi “giri di valzer” politicamente corretti. Ma lo fa per i consumatori o per se stessa (per non perdere quote di mercato) ?
Ridurre la quota di olio di palma che vuol dire ?
Produco dei prodotti “palma free”, lo indico in etichetta e valuto il loro successo commerciale (perché poi sono i clienti a decidere se prezzo e gusto sono di loro gradimento e magari ci perdo quote e soldi) oppure “mi vanto” di ridurre la quota passando chessò da dall’X% all’X meno l’1% (che sempre riduzione è …) giusto per “farmi bello” ?
penso che sia meglio farsi torte e biscotti in casa, le merendine industriali non saranno mai sane al 100% fatta eccezione per quelle biologiche che si trovano nelle catene bio
Molte merendine biologiche contengono l’olio di palma (biologico anche lui)
Ottimo, una grande vittoria che premia la vostra encomiabile iniziativa. Le grandi aziende alimentari devono capire che non possono fare quello che vogliono, ma devono adeguarsi ai consumatori!
A testimonianza del fatto che il consumatore informato FA la differenza ed infatti nel gruppo FB del Blog ricevo molti commenti in tal senso … sempre più persone leggono le etichette e, successivamente, modificano le loro abitudini d’acquisto.
Bel traguardo. Comunque, il fatto che la Barilla lo riduca, non vuol dire che lo elimini. Ad esempio, se in uno snack salato si usano mix di oli in cui, per esempio, c’è anche olio di oliva, chissà cosa utilizzeranno di più per la produzione ma esporranno in etichetta.
Barilla è molto brava in comunicazione. Direi di controllare sempre la lista degli ingredienti per non essere presi in giro.
Non la vedo una grande vittoria, almeno non ancora.
Prima cosa ridurre non vuol dire niente, se scendono dal 30 al 28% non cambia niente.
E poi l’uso dell’olio di palma consente di non utilizzare grassi idrogenati nei processi produttivi industriali, questo perché il suo punto di fumo è molto alto in confronto agli altri oli vegetali e grassi animali. Per ottenere le stesse proprietà probabilmente molti produttori penseranno di sostituirlo appunto con gli oli idrogenati che sono molto peggio. Quindi rischiamo di finire dalla padella alla brace..
Concordo con Roberto. Cosa ne sa l’avvocato dell’olio di palma? Tra l’altro, scommetto che non sappia che l’olio di palma utilizzato dall’industria alimentare non ha affatto l’aspetto rappresentato nella figura del suo articolo. Quello è il palma PRIMA del trattamento chimico che lo rende solido, pallido e quasi insapore.
Vorrei che Il Fatto Alimentare commentasse quando viene dichiarato in questo articolo dell’Unione Nazionale Consumatori che non sembra proprio collimare in tutto con la vostra campagna sull’olio di palma. Grazie.
http://www.today.it/blog/unione-nazionale-consumatori/la-verita-sull-olio-di-palma.html?utm_source=Newsletter+UNC&utm_campaign=a9c53489d7-Newsletter_Le_Scelte_Del_Consumatore_VII21_030615&utm_medium=email&utm_term=0_1ef3bd3c27-a9c53489d7-185503561&ct=t(Newsletter_Le_Scelte_Del_Consumatore_VII21_030615)
La verità sull’olio di palma ::
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Da qualche tempo l’olio di palma è oggetto di grande attenzione da parte dell’opinione pubblica: si legge ovunque di campagne di boicottaggio e petizioni per chiedere all’industria di non utilizzare più questo ingrediente nei prodotti alimentari.
La demonizzazione dell’olio di palma ha due motivazioni fondamentali: una è di carattere ambientale, poiché per fare posto a nuove piantagioni di palme si sta deforestando così mettendo a repentaglio l’integrità dell’ecosistema. D’altro lato si avanza una preoccupazione di ordine salutistico per le sue caratteristiche nutrizionali in quanto, essendo questo olio ricco di acidi grassi saturi, alcuni ritengono che possa essere nocivo alla salute.
Considerato che la sfida mediatica sembra ispirata più da interessi di parte che dalla necessità di dare corrette informazioni ai cittadini, l’Unione Nazionale Consumatori ha pubblicato una nota per puntualizzare alcuni aspetti raramente evidenziati agli occhi dell’opinione pubblica. Se per quanto riguarda i pericoli per l’ambiente, gli esperti concordano con la necessità di correre ai ripari cercando di evitare ulteriori danni, quel che generalmente viene omesso è che, almeno per quanto riguarda il nostro Paese, solo il 20% dell’olio di palma che viene importato è destinato all’industria alimentare; il resto va ad altri settori industriali e alla produzione di energia. Sono infatti molti i cosmetici, i farmaci, i prodotti per la casa, ecc. che contengono tra gli ingredienti l’olio di palma.
Ed allora, se è vero che il problema principale è di carattere ambientale non è facilmente comprensibile per quale motivo ci si limiti a proporre il divieto di uso dell’olio di palma negli alimenti. Forse utilizzare un rossetto o una crema cosmetica a base di olio di palma fa meno danni all’ambiente che mangiare un biscotto prodotto con questo stesso ingrediente?
Veniamo adesso alla valutazione sugli aspetti “salutistici”: da come il problema viene presentato sembrerebbe che i nutrizionisti considerino il consumo di olio di palma pericoloso per la salute… A dir la verità, però, non è così visto che si tratta di un ingrediente analogo ad altri grassi vegetali e persino migliore dei grassi animali in quanto non contiene colesterolo. Anzi, a dirla tutta, i tecnologi alimentari lo ritengono ottimo (e qualche volta insostituibile) nella preparazione di alcuni prodotti.
Sembra allora evidente che il gioco è deciso da imponenti interessi economici riguardanti il mercato internazionale delle materie prime degli oli e dei grassi e nel quale il nostro Paese gioca prevalentemente il ruolo di importatore. Ecco perchè si cerca in ogni modo di influenzare i consumatori che con le loro scelte negli acquisti possono fare la fortuna o essere causa di disgrazie per l’industria alimentare di trasformazione.
Questo aspetto è molto ben conosciuto dal “marketing” che mette in atto ogni mezzo pur di conquistare la fiducia dei consumatori denigrando magari la concorrenza. Ma forse, prima di aderire ad una campagna di boicottaggio, sarebbe bene pensare con la propria testa!“ 02-06-2015
Mi chiedo perché un avvocato come Massimiliano abbia deciso di mettersi nei panni di un nutrizionista. Il rischio è di trattare argomenti che si conoscono poco e quindi con una certa imprecisione e c’è il rischio di fare una cattiva figura
Caro Roberto, nel mio articolo mi guardo bene dall’indossare i panni (non miei) del nutrizionista.
A leggerlo con più attenzione, infatti, ti saresti accorto che cerco, invece, di mettere in guardia i consumatori da certe campagne allarmistiche che fanno leva su semplificazioni eccessive.
Dovresti sapere che la comunità scientifica non è d’accordo nel demonizzare cosí drasticamente l’olio di palma: tu sei libero di pensare che si tratti di posizioni filo-industriali; però a me lascia pensare che al consumatore si debba offrire una informazione un pò più equilibrata…
Un saluto
massimiliano dona
http://www.consumatori.it
twitter @massidona
Caro Massimiliano, definire “allarmistica la campagna” per dire stop all’invasione dell’olio di palma e ritenere la nostra iniziativa basata su “semplificazioni eccessive” mi sembra alquanto riduttivo. Basta andare al supermercato e leggere cento etichette dei biscotti, snack e merendine per capire che il palma ha invaso la nostra dieta quotidiana. Noi abbiamo messo in guardia i consumatori su questo aspetto importante della nutrizione quotidiana. Anche il fatto della demonizzazione dell’olio di palma è un’altra favola inventata dalle aziende. La comunità scientifica di cui parli è un modo di dire troppo generico . Mi piacerebbe sapere chi sono questi nutrizionisti e sapere se esiste qualche conflitto di interesse.
esse lunga ha aderito, su on line i prodotti non mostrano fra gli ingreedienti l’olio di palma, ma poi una volta giunta la confezione l’olio di palma appare ancore fra gli ingredienti.Una presa in giro di esse lunga?
Le aziende si sono impegnate e ridurre o eliminare il palma dai propri prodotti a marca commerciale. La conversione avrà bisogno di alcuni mesi. In commercio si potranno trovare ancora prodotti con le vecchie ricette.
Bene! Ma ci crederò solo quando lo constaterò con i miei occhi leggendo sulle confezioni palma free.
Barilla ha detto che riduce non che toglie !
Come mai chi continua a sostenere che l’olio di palma fa male alla salute, non lo dice anche del burro che ha caratteristiche nutrizionali identiche se non peggiori. A guardarci bene anche Segolène Royal ha fatto la sua sparata in cerca di consensi politici ideologici, non lo ha fatto anche per difendere i surplus di burro francese !? E poi chi parla di farsi i ” sicuri e buoni” biscotti in casa, unica soluzione salutistica, non utilizza forse burro ?
Ragionando da tecnico ritengo l’intervento di Massimiliano giustamente equilibrato.
L’olio di palma ha una quantità di acido palmitico aterogeno esagerata e i nutrizionisti lo sconsigliano , presto un articolo con il parere di >Giorgio Calabrese e di Migliaccio , oltre a quello già publbicato di di Laura Rossi del Cra Nut che consiglia una porzione al giorno di un prodotto che contiene olio di palma