L’articolo 62 della legge 27/2012 è in vigore e va rispettato. Lo ha confermato il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio respingendo il ricorso n. 11126 del 2012, proposto da Chefaro Pharma Italia Srl “dato atto, alla stregua delle condivisibili considerazioni espresse dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, della piena – e perdurante – vigenza dell’art. 62 del decreto legge 1/2012 … nessuna incompatibilità caratterizza la disciplina nazionale rispetto al sovraordinato quadro comunitario di riferimento; né la decretazione MIPAAF del 19 ottobre 2012, di carattere attuativo dell’art. 62 del decreto legge 1/2012, è inficiata con riferimento ai dedotti profili invalidanti.” L’articolo 62 resta quindi vivo e vitale.
Il Fatto Alimentare si è subito schierato a favore delle nuove regole e il titolo del nostro ebook “Articolo 62, una rivoluzione” esprimeva fiducia verso un atteso evento di rilievo nelle relazioni commerciali all’interno della filiera alimentare. Anche se qualcuno aveva provato nei mesi successivi ad affossare la norma, adducendone la “tacita abrogazione” subito smentita dell’allora Ministro Mario Catania.
Eppure dopo quasi un anno dalla data di applicazione quattro catene di distributori su cinque non rispettano le norme approfittando dell’assenza di controlli. È quanto emerge da una ricerca condotta da Cribis D&B, ripresa su Distribuzione Moderna, secondo cui solo il 18,7% delle aziende rispetta i termini concordati. “Le imprese meno efficienti risultano quelle appartenenti al comparto Horeca con il 23,4% nella classe considerata, seguite dalla GDO/DO con il 21,8%.” Secondo l’amministratore della Cribis D&B Marco Preti “la media dei tempi di pagamento delle imprese italiane a marzo 2013 si è attestata sul 45,9% di soggetti puntuali. Nel settore della Gdo-Do si ferma al 18,7%: vale a dire che nemmeno 1 impresa su 5 è affidabile nel saldare i fornitori. E come se non bastasse, la percentuale di quelle che pagano con un ritardo superiore ai 30 giorni è il doppio rispetto al panorama italiano. Nel quadro europeo, “la Gdo-Do italiana si piazza ultima per puntualità (appena il 19,4% a dicembre 2012 contro il 47,2% della Spagna o l’82,9% della Germania).”
La realtà italiana è che, “le imprese del settore alimentare non vogliono perdere clienti e quindi consentono alle catene di supermercati e ai distributori di allungare i termini di pagamento.” In secondo luogo la diffusa violazione della norma da parte dei distributori soffoca le aziende di trasformazione.
Un commento finale proviene da Fabio Canova, che su Linkedin riassume così la situazione: “A quasi un anno dall’entrata in vigore dell’art. 62 del D.l. 24 gennaio 2012 n. 1 la situazione è pressoché tragica. La maggior parte degli operatori la disattende, la situazione degli insoluti è tragicamente peggiorata e nessuno, ovviamente, si rivolge all’autorità per scattare le sanzioni (per fortuna). Fin da subito tutti gli operatori hanno fortemente richiesto la fatturazione riepilogativa con l’applicazione della massima dilazione possibile (60 gg. f.m.) portando le scadenze a 120gg, esattamente quanto prima.
In questa situazione si può solo sperare in un intervento dell’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato cui spetta il compito di vigilare sul provvedimento.
Dario Dongo
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Avvocato, giornalista. Twitter: @ItalyFoodTrade
Senza voler essere disfattista, l’avevo detto subito che non basta scrivere una bella legge, ma serve anche farla rispettare, cosa questa impossibnile in Italia.
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E pur lavorando in un altro settore, parlo per esperienza diretta: http://paoblog.net/2010/09/23/pagamenti-in-ritardo-ma-quando-la-misura-e-colma/
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Mi lascia perplesso, piuttosto, che ci fosse la convinzione che bastasse l’Art. 62 per tutelare i creditori…
Ma e’ mai possibile che in Italia se non ci sono deterrenti da totalitarismo non si riesca a far rispettare la legge.BASTA!BASTA!BASTA!
AGCM pensaci tu.
Una chicca fresca di giornata: Finire sulla “Lista nera” di un’azienda perchè hai osato chiedere di essere pagato.
Vedi: http://paoblog.net/2013/09/13/lavoro-63/
Certo che scrivere un articolo senza dire di che tratta la legge in questione è un bell’esempio di giornalismo alle vongole!
Ilfattoalimentare ha scritto decine di articoli sull’articolo 62 e anche un libro che trova in rete gratis. Forse bisognerebbe stare più attenti quando si scrivono i commenti e magari cliccare sui link
In questa pagina noto 4 collegamenti ad altrettanti articoli su questa legge e relativo articolo 62. Oltre al link contenuto nell’articolo che permette di scaricare (gratuitamente, va detto) il libro di dario Dongo.
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Purtroppo, come ha detto tempo fa il linguista Tullio De Mauro, “Molti italiani non capiscono quello che leggono”.
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Se non fosse che poi, aggiungo io, si sentono pure in diritto di dare pure lezioni a chi fa il suo lavoro con onestà e passione.
Invece di arrivare ad un costoso controllo capillare, basterebbe far valere anche in questo caso la regola dell’autocontrollo obbligatorio, legato alla sanzione automatica di chiusura secca dell’esercizio o della catena responsabile dell’ acquisto in caso di inadempienza verificata su controllo a campione. Le cose semplici ed efficaci evidentemente non interessano a nessuno, soprattutto a chi fa le regole.
Commercio agricolo.
Nessuno rispetta l’articolo, nessuno se ne frega e si preoccupa. Cosa ancor più grave, in pochi conoscono la normativa.