Dopo alcuni ristoranti di grido gli insetti approdano anche nei supermercati. In un punto vendita Auchan vicino a Montpellier si possono acquistare snack salati a base di cavallette e crema di cipolle, oppure vermi insaporiti con la soia e anche larve del bambù al curry.
Di fronte a queste specialità gastronomiche le reazioni dei cittadini europei si dividono solitamente in profondo disgusto o curiosità. Eppure l’iniziativa della catena francese è stata un successo, tanto da portare anche Carrefour a introdurre questi prodotti nell’offerta alimentare natalizia.
Per gli occidentali mangiare gli insetti è strano ma sono tantissime le nazioni in cui è un’abitudine antichissima visto che sono un’ottima fonte di grassi, proteine e sali minerali.
Nei Paesi dell’America centrale e meridionale, Africa, Asia e Australia è normale mangiare formiche, coleotteri, falene e termiti, e non è una questione di necessità, ma culturale, si tratta di preparazioni gastronomiche che spaziano dal dolce al salato, dal piccante all’agro. In tutto il pianeta le specie commestibili sono circa 1.900, alcune delle quali ritenute delle vere prelibatezze.
Anche la Fao crede negli insetti e per questo finanzia programmi di ricerca che possano offrire una soluzione per sfamare i nove miliardi di persone previsti per il 2050 e garantire loro un adeguato apporto alimentare abbinato a un minore impatto ambientale (grazie all’ottimo indice di conversione: leggi articolo).
L’Europa sembra voglia mettersi al passo, e in prima fila ci sono le università e alcune aziende. Tra le principali ditte distributrici c’è Crickeat, che attraverso la vendita on line permette di acquistare cibi provenienti da tutto il mondo, e l’innovativa Micronutris che sul suolo francese alleva gli insetti, li trasforma e prepara dolcetti e snack salati. C’è da dire che i prezzi non sono ancora abbordabili, visto che una scatola con 12 cioccolatini costa sui 20 euro e un sacchettino di vermi della farina disidratati, stuzzichino ideale per l’aperitivo, supera i 12 euro per 10 grammi.
Non è lontano il giorno in cui, passando tra gli scaffali, troveremo uova di formiche per insaporire la frittata, oppure cioccolatini decorati con grilli croccanti.
Valeria Nardi
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Foto: Micronutris.com, Crickeat.com
Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
Che schifezza! Io se trovo i vermi della farina li butto, mi fa orrore solo pensare di trovare queste schifezze accanto al cibo normale
l’assurdo è che se la farina ha i vermi non si può vendere, mentre si possono vendere i vermi senza la farina, e pure a caro prezzo.
Il suo paragone non è appropriato,i batteri lattici dello yogurt sono utili e trasformano il latte, altri batteri invece sono indice di alterazione alimentare. Per gli insetti è un po’ la stessa cosa.
Oltre agli studi e analisi della FAO ormai sono in molti a parlarne, io dopo anni di ricerche e studi in Thailandia ho appena realizzato un e-book sull’argomento con un intervento video:
http://www.goware-apps.com/index.php?option=com_content&view=article&id=314:si-fa-presto-a-dire-insetto-la-nuova-era-del-cibo-sulle-nostre-tavole-qualcosa-di-nuovo-seppur-antico-marco-ceriani&catid=11:ebook
Visto che le famiglie non riescono quasi più a comprare il cibo, ora ci vogliono mettere in testa di andar per lombrichi per sfamarci 🙁
Non fa parte della nostra cultura oggi, ma in passato consumavamo anche noi vermi o larve e qualche legame è rimasto, per esempio le lumache (ciammaruche ) pugliesi, il formaggio sardo coi vermi…
Ne ho parlato anche io nel mio blog
http://igienicamente.blogspot.it/2013/09/menu-del-giorno-cavallette-al-limone-e.html
signora,nessuno le impedisce alcunchè ,mangi ciò che più le aggrada,
ma si tenga le sue convinzioni…..
A quando le pantegane ripiene al tartufo o le lucertole grigliate con salsa harissa ?
Per fortuna sono vegetariana.
Credo che serva un po’ di apertura mentale.
Buona parte della popolazione mondiale li consuma abitualmente e non necessariamente perchè non abbiano altro da mangiare.
Anche io ammetto, proverei un certo disagio, ma dettato da diverse abitudini, non dalla poca qualità dell’alimento in questione.
Vorrei riproporre all’attenzione di chi qui scrive e legge e magari di un esperto che possa dare una risposta, una questione che avevo già posto in queste pagine dopo un precedente articolo sempre sugli insetti come proposta di cibo.
Non facendo questi parte della tradizionale dieta europea, non dovrebbero essere considerati dei novel food? e quindi non dovrebbero essere predisposti dei dossier, secondo normativa?
E quindi, esiste già una validazione dell’EFSA? altrimenti non mi spiego come sia possibile trovarli già in commercio in proposte alimentari in Europa.
E se un agricoltore volesse iniziare un allevamento di insetti per poi commercializzarli come cibo?
Saluti,
Giorgio
Si tratta di prodoti come gli altri che devoeno rispettare la normative sugli alimenti di origine animale. Il che non è proprio banale.
Penso che tra qualche anno (alcuni dicono tra più di 10 anni – chi lo sa?) anche noi saremo obbligati a mangiare insetti volenti o nolenti.
Perchè la penso così?
Siamo in troppi su questo pianeta. Siamo oltre 7 miliardi di persone (stima 2011). La cifra è destinata a crescere. Fino a quanto l’ecosistema terrestre riuscirà a supportare una tale crescita in termini di risorse (ambientali, alimentari ecc…)?
L’articolo mostra molto bene, qualora ci trovassimo in uno scenario di sovranumero, che allevare insetti è più conveniente rispetto a un bovino in termini di resa.
Credo che l’attuale crisi economica globale sia in parte legata a questa problematica.
Il problema è che se noi Italiani (così come altre popolazioni) ci dovessimo veramente trovare a passare da una alimentazione tradizionale radicata da migliaia di anni, prpria del nostro patrimonio culturale, a un tipo di alimentazione diametralmente opposta… Beh… Temo che la cosa risulterà traumatica per tutti. io per primo!!!