Padelle antiaderenti promosse da un test di «Altroconsumo», che nel numero di settembre dedica un ampio servizio a questi utensili così comuni nelle nostre cucine. Diciamo subito che va sfatato il diffusissimo luogo comune secondo cui, se danneggiato, il rivestimento antiaderente rilascerebbe nel cibo una sostanza tossica chiamata Pfoa (politetrafluoroetilene), meglio nota con il suo nome commerciale di Teflon.
Infatti nessuna delle padelle prese in considerazione dal test, sebbene danneggiate “ad arte” prima della prova, ha ceduto tracce di Pfoa nel cibo. L’unico inconveniente importante è che quando la superficie risulta molto danneggiata, la padella perde le sue proprietà di antiaderenza ed è il momento di comprarne una nuova.
Nel test condotto dalla rivista il modello in cima alla classifica, che si aggiudica anche il miglior rapporto qualità prezzo, è Ikea 365+. La padella costa 14,99 euro, offre buone prestazioni sia nella prova di cottura su gas, sia nel test di resistenza all’abrasione (mantiene bene le proprietà antiaderenti) e agli urti (non si deforma). Ikea si aggiudica anche un ottimo risultato anche nella prova di resistenza al lavaggio in lavastoviglie.
Le padelle classificate rispettivamente al secondo e al terzo posto sono Alluflon Arte a Tavola (13,90 €) e Ballarini Ecoidea (15,90 €). Un buon compromesso tra prezzo e qualità consiste nell’acquisto dei modelli Coop Linea Classica e Auchan Antiaderente, in vendita a circa 8 € e con un livello di prestazioni discrete. Il peggior risultato è stato assegnato al modello Ikea Steka (2,29 €) a causa dall’alta temperatura raggiunta nel manico durante la cottura e nella poca stabilità del fondo. Il test conferma quello che gli esperti sostengono da tempo, ovvero che le padelle troppo economiche sono da scartare.
Al contrario, un prezzo troppo alto non è necessariamente indice di sicurezza e qualità: Altroconsumo fa notare come le padelle rivestite in ceramica, tanto di moda e presentate come alternativa salutistica al Teflon, non abbiano chissà quali vantaggi rispetto a una buona pentola antiaderente tradizionale. Che però costa molto meno.
Stefania Cecchetti
Il problema si ha quando la padella si danneggia durante la cottura, ad esempio si graffia con un utensile mentre si cuoce del cibo. E non mi venite a dire che così non viene rilasciato nessun residuo che magicamente si volatizza nell’aria e scompare. Aggiungo dicendo che quelle Carrefour fanno pena, sia la linea anti-aderente che quella in ceramica.
C’è una bella differenza tra dire che nei campioni non sono stati rilevate traccie di PFOA e dire che nel cibo non c’è presenza in assoluto del composto, al massimo si può dire che non ci sono tracce superiori ad una certa soglia. Tutti gli strumenti e i medoti usati per rilevare un composto chimico hanno un limite oltre il quale il segnale è troppo debole per essere interpretato. Al di sotto di questo limite non si sa se la sostanza c’è o non c’è: potrebbe essereci in dosi più piccole. A questo punto, mettiamo che si sia concluso che per 1000 Kg di cibo cotto sulla padella ci sia meno di 1 mg di Pfoa. Potrebbero esserci 0.5 mg, cioè la metà , ed ogni giorno mi mangerei tranquillo una piccolissima parte di questa sostanza. Alla fine dell’anno quanta ne accumulerò?
Poi nell’articolo si fa confusione tra il PFOA (acido perfluoroottanoico) e PTFE (politetrafluoroetilene, ossia il teflon). Comunque il teflon comincia a degradarsi a 200°C rilasciando tra l’altro anche piccole quantità di PFOA (composto cancerogeno) e anche se non passa nel cibo uno se lo può sempre respirare, se ne ha voglia…
L’affidabilità delle padelle antiaderenti non è una scoperta da Altroconsumo, ma un concetto che viene ribadito da anni da tutte le riviste dei consumatori che hanno condotto prove di laboratorio su centinaia di modelli, arrivando a conclusioni molto simili. Uno dei test più recenti è stato condotto su 13 modelli dalla rivista dei consumatori francesi â
E invece per quelli che dicono che per le antiaderenti fra un pò l’europa ne vieterà la produzione ?
Concordo con Francesco. Il vero problema dei rivestimenti in PTFE è la produzione di gas tossici di decomposizione termica a partire da temperature che si raggiungono facilmente in casi accidentali non così infrequenti in cucina . Anche se la tossicità cronica non è mai stata determinata è meglio non rischiare, spendere di più e usare i rivestimenti ceramici che permettono di carbonizzare il contenuto senza emissioni sospette.
Una ricerca dell’EPA ha stabilito anche che le padelle rivestite in teflon provocano tumori e cancro al fegato e saranno bandite al mercato entro il 2015. .. Quali sarebbero le ragioni se non quelle legate alla tossicità dei materiali in questione??
Legga il commento di Luca,la tossicità riguarda il processo produttivo non il prodotto. In ogni caso le padelle non saranno bandite dal 2015.