Nutrizionisti, giornalisti e alcol. L’articolo de il Giornale.it dal titolo “Curarsi con vino e birra” è l’ultimo esempio di mistificazione della realtà
Nutrizionisti, giornalisti e alcol. L’articolo de il Giornale.it dal titolo “Curarsi con vino e birra” è l’ultimo esempio di mistificazione della realtà
Antonio Pratesi 29 Marzo 2017La lunga storia della pubblicità del vino e della birra, mascherata da informazione medico scientifica, si è arricchita di un nuovo articolo: “Quando l’alcol fa bene alla salute. Come curarsi con birra e vino” pubblicato su il Giornale.it (vedi immagine sotto). La leggenda del vino o della birra “che fanno bene alla salute”, se bevuti in modiche quantità, ha avuto molti sostenitori negli ultimi 30 anni, soprattutto nutrizionisti e cardiologi. Ancor oggi capita di assistere a interviste in Tv, radio o su carta stampata ove si cita un nuovo articolo che decanta le virtù del “vino rosso che fa bene al cuore o ad altro”. Ma l’articolo de il Giornale.it di qualche giorno fa è un pezzo unico in quanto a mistificazione, tanto è vero che Emanuele Scafato, Direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol e Presidente del SIA, Società Italiana di Alcologia, ha subito replicato sul sito della fondazione Umberto Veronesi.
Scafato ha sottolineato un punto fondamentale che riguarda la comunicazione in senso lato nel campo della nutrizione e in questo caso dell’alcol: “Riesce sempre difficile prendere in considerazione qualunque tipo di affermazione da parte di chi nella comunicazione pubblica non dichiari esplicitamente di non avere conflitti d’interesse in relazione a possibili collaborazioni o comunque rapporti con i portatori di interessi commerciali, come spesso avviene quando si parla di alcolici.”
Chiunque scriva un articolo che riguarda temi di medicina o nutrizione deve avere un’idea di come funziona la scienza (metodo scientifico) e di come verificare le informazioni. Non si possono citare solo articoli selezionati (gli anglosassoni parlano di cherry picking) che decantano le virtù dell’alcol e ignorare completamente l’enorme mole di dati che sta alla base di dichiarazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nell’articolo de il Giornale.it si cita un esperto in nutrizione che avrebbe dichiarato: “Vino e birra hanno attraversato la storia non leviamoli dalle nostre tavole. Usarli nel modo giusto fa parte di una cultura nutrizionista corretta, in base alla teoria: un po’ di tutto e non troppo di niente”.
Nel corso degli ultimi 30 anni abbiamo più volte sentito nutrizionisti, cardiologi o medici rilasciare dichiarazioni favorevoli ad un uso moderato di vino o di birra. Nessun medico in realtà può in scienza e coscienza suggerire di assumere bevande alcoliche che – in quanto tali – possono danneggiare la salute. I cardiologi pensano alla salute cardiovascolare e si dimenticano che l’alcol può essere una causa del cancro. I nutrizionisti pensano alla dieta mediterranea e dimenticano a volte il problema dell’alcolismo. Gli unici “esperti” che sanno cos’è l’alcol sono i professionisti che operano nei SERAT (Servizi di Alcologia e Tabagismo). Evitiamo i nutrizionisti e altri esperti di branche mediche senza una visione d’insieme della medicina e dei danni provocati dall’alcol a livello fisico e psichico.
È importante che in ogni caso, sia i giornalisti che scrivono di nutrizione o alcol, sia “gli esperti” che vengono intervistati dichiarino ad ogni articolo o intervista “di non avere alcun conflitto di interesse”. Abbiamo bisogno di nutrizionisti non solo competenti ma anche e soprattutto indipendenti.
Tabella: cos’è l’alcol, cinque motivi per evitarlo |
L’alcol etilico: |
1) non è un alimento ma una sostanza tossica estranea al nostro organismo; |
2) è una sostanza cancerogena che appartiene al gruppo 1 AIRC: cioè ha dimostrato di causare il cancro nell’uomo; |
3) è una sostanza teratogena (crea malformazioni) per il feto di una donna in gravidanza (sindrome alcol fetale); |
4) è uno stupefacente (droga), in Italia si stimano almeno un milione di alcolizzati; |
5) apporta 7 calorie per grammo, il vino ha più calorie della Coca-Cola. |
Per chi volesse approfondire l’argomento alcol consigliamo il blog di Emanuele Scafato.
Dichiaro di non avere alcun conflitto di interesse.
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medico nutrizionista
Tutto bello, poi però sono prodotti abitualmente in vendita (come le sigarette d’altra parte) ma, di più, si promuove il settore come vanto ed eccellenza nazionale…quindi?
C’è parecchia ipocrisia in tutto il Sistema Paese…
Quindi è meglio la coca cola del vino.
Non è pubblicità ingannevole anche questa?
L’acqua è la bevanda ideale per accompagnare i pasti e da consumare durante il giorno.
Non c’è scritto che la cocacola è meglio del vino, solo che apporta più calorie (e ovviamente non può essere considerato come l’unico metro di paragone tra due bevande molto differenti tra loro)
50 cl di cocacola apportano 185 calorie, il dato si commenta da solo…
Non sono un “tifoso” del Giornale, ma questa volta non posso non spezzare una lancia in suo favore. Mi sembra che l’articolo non sia del tutto campato per aria, a parte il titolo che, magari, é lievemente fuorviante. Io penso che si debba distinguere tra liquori superalcolici, con un contenuto di alcool del 45% e più, e vino o birra, che non superano solitamente rispettivamente i 7 e 4,5°.
É innegabile che l’alcol assoluto abbia le caratteristiche che Voi descrivete, ma bevande a basso contenuto di alcool, come birra o vino, non possono non essere considerati alimenti, avendo anche costituito per secoli una integrazione importante dell’apporto calorico di intere popolazioni, ed ha fatto e fa parte della cultura alimentare mediterranea. Anzi c’è chi sostiene che la creatività ed il genio italico riconosciuti ai nostri antenati sia anche dovuto proprio agli effetti dell’abitudine alimentare di utilizzare il vino. É innegabile che l’abuso di alcool sia estremamente dannoso e sia considerato una delle principali cause di morte, ma un uso moderato di queste bevande, da parte di un soggetto adulto sano, specie di sesso maschile (le donne, a parità di condizioni, riescono a metabolizzare l’alcol in misura un po’ inferiore) si possa considerare con molta maggiore benevolenza rispetto a quanto presentato nel superiore articolo. Un atteggiamento esageratamente integralista in merito non giova certamente a nessuno.
Dichiaro di non essere in conflitto di interesse.
Premessa: non sono astemio, ma da persona con formazione scientifica non posso tessere le lodi all’alcol, che oltre ad essere una sostanza tossica, è anche cancerogena, ciò significa che potenzialmente basta un’assunzione singola per portare allo sviluppo di un tumore.
Il vino non supera solitamente i 7% di alcol?Guardi che se non supera quella percentuale è illegale venderlo come VINO.
Detto ciò, è inutile fare battaglie per i nitriti potenzialmente dannosi se poi si chiude un occhio nei confronti dell’alcol che appartiene al GRUPPO 1 AIRC,solo per il fatto che è storicamente consumato, non mi sembra che lo stato di ebbrezza sia sinonimo di creatività o genio.
La fermentazione alcolica in tempi passati più che un’integrazione calorica rappresentava un sistema di bonifica dell’acqua, chi non aveva i soldi per il grano, non li aveva per il vino.
Ed il grande conflitto d’interesse dei giornalisti, che per vendere qualche copia in più ed attirare l’attenzione, sono disposti a vendere qualsiasi bufala?
Questo ne è proprio l’esempio classico.
Nel merito e senza l’eccessivo integralismo del dott. Pratesi, tra alcool e cola, meglio centrifugati di frutta, verdura e acqua.
Se una persona beve vino o birra l’importante è che sappia che lo fa solo per un suo piacere (temporaneo) “a rischio proprio e di chi gli sta attorno”. Mentre per quanto riguarda gli “effetti benefici”, se ci sono, sono infinitamente inferiori rispetto ai danni. Quindi la leggenda del “vino rosso che fa bene” è purtroppo una delle più grandi bufale degli ultimi 20 anni raccontata anche in programmi seri come Quark, SuperQuark, Elisir, Medicina 33, Geo & Geo.
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L’industria vitivinicola ha investito per anni centinaia di milioni di euro in pubblicità. Lo Stato Italiano invece non ha praticamente mai fatto nulla per avvertire la popolazione ad es. dei rischi della Sindrome alcol fetale. Addirittura la LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) si è fatta sponsorizzare dall’industria del vino per “promuovere la salute” delle mamme.
http://www.siciliainformazioni.com/redazione/156756/lega-tumori-e-donne-del-vino-festeggiano-la-mamma
Quanti perbenisti!! Tutto è cancerogeno, anche l’aria che respiriamo!! Sappiamo tutti che gli eccessi non fanno bene specialmente legati all’assunzione di alcol ma un bicchiere di vino o birra a pasto non da problemi. Anzi piccole quantità di alcol (ho scritto un bicchiere) stimola la digestione, cosa che non fa l’acqua. Anzi bere troppa acqua a pasto è controproducente perché diluiamo troppo i nostri succhi gastrici.
Bene, è curioso vedere come da una parte si tollera e si giustifica, dall’altra poi, ad esempio quando si parla di olio di palma (che ha problematiche del tutto simili) gli stessi utenti commentatori si scandalizzano e danno contro alle aziende che lo utilizzano…coerenza ad orologeria?
Alessandro penso che lei abbia colto anche dai commenti diversi e per le diverse problematiche affrontate, che il problema sta nella quantità. Tutto è veleno, niente è veleno. Solo l’ignoranza e le dipendenze uccidono prima del tempo.
Simone, i nostri contadini avevano il vino perché lo coltivano da soli e quando andavano a lavorare la terra si portavano un tozzo di pane, quattro olive salate e un quarto di vino.
Che l’argomento sia controverso lo dimostra la gran mole di pubblicazioni scientifiche che lo trattano con risultati non univoci.
L’alcol comunemente viene considerato un alimento, anche se ha una sua tossicità intrinseca e a certe dosi determina aumento di rischio di neoplasie o varie tipologie di patologia, anche gravi e mortali. Sembra altresì abbastanza ben documentato che il vino e la birra contengano sostanze che favoriscono lo stato di salute del modico consumatore.
Lo stesso giornale che ha pubblicato l’articolo in oggetto, meno di un anno fa pubblicava un articolo di segno opposto dal titolo estremamente suggestivo (il Giornale 22 luglio 2016: ” chi beve un bicchiere di vino al giorno rischia fino a sette tumori”). D’altronde anche la carne animale é ampiamente documentato che contenga agenti cancerogeni, ma nessuno si sognerebbe di non considerarla un alimento.
Al primo anno di università mi hanno insegnato che qualunque sostanza può essere utile o dannosa per l’organismo dipendentemente dalle dosi.
Anche la luce solare può indurre l’insorgenza di melanomi, ma di contro ha effetti benefici, antirachitici ecc. Di tali esempi se ne possono trovare centinaia. É solo un problema di dosi. É noto che il rischio di tumori aumenta con l’aumentare dell’esposizione all’agente cancerogeno.
“Piccole quantità di alcol causano vasodilatazione periferica e diminuzione della forza di contrazione del cuore, in pratica un lieve abbassamento della pressione arteriosa seguito, per compensazione, da un incremento di ritmo (tachicardia) e gittata cardiache. Inoltre, un consumo moderato di etanolo assicura un benefico effetto sull’apparato cardiovascolare, sembra, infatti, aumentare i livelli di colesterolo HDL. Negli alcolisti, invece, si ha incremento della pressione arteriosa con possibile comparsa di aritmie, insufficienza cardiaca e vasculopatie cerebrali
…l’etanolo è un buon solvente e, a piccole dosi, non è tossico per l’organismo; per questo motivo viene utilizzato come veicolo per molti farmaci. ”
Fonti
Goodman & Gilman’s “The pharmacological basis of therapeutics” ninth edition
Fauci, Braunwald, Isselbacher et al. “Harrison’s Principles of Internal Medicine” 14th edition
“Limitare il consumo di bevande alcoliche. Non sono raccomandate, ma per chi ne consuma si raccomanda di limitarsi ad una quantità pari ad un bicchiere di vino (da 120 ml) al giorno per le donne e due per gli uomini, solamente durante i pasti. La quantità di alcol contenuta in un bicchiere di vino è circa pari a quella contenuta in una lattina di birra e in un bicchierino di un distillato o di un liquore.”
Fonte airc.com che, nella pagina Stili di vita anti-cancro inserisce al sesto punto: limitare il consumo di bevande alcoliche.
“Sono alimenti complessi e tutto quello che sappiamo del nostro studio è che i benefici, molto probabilmente, non sono legati al resveratrolo». Non è sorpreso del risultato del nuovo studio il nutrizionista Andrea Ghiselli ricercatore del CRA (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura) di Roma : «Le bevande alcoliche tutte, qualsiasi esse siano, riconoscono i loro effetti in funzione della quantità di alcol presente. L’alcol ha due funzioni: una che può sembrare benefica in quanto abbassa il livello di colesterolo cattivo, diminuisce l’aggregabilità delle piastrine e migliora il controllo glicemico. Tutte queste azioni si traducono in una certa “protezione” cardiovascolare. D’altra parte però l’alcol è un cancerogeno e le bevande alcoliche (tutte) sono tra i cancerogeni di grado 1, vale a dire “sicuramente cancerogeni per l’uomo”. Quindi le bevande alcoliche se da un lato sembrano esercitare un certo effetto protettivo, dall’altro comportano un aumentato fattore di rischio. “
Dosis facit venenum…..
E’ un principio valido in farmacologia per le sostanze xenobiotiche. Quindi condivisibile solo se consideriamo l’alcol nel suo aspetto di sostanza TOSSICA.
Le sostanze cancerogene ( e l’alcol appartiene anche a questa categoria, a differenza di molte altre) appartengono a un’altra branca clinica.
Gli antiossidanti apportati da lignani, soprattutto resveratrolo (presente per altro solo nel vino rosso, non nel bianco, non nella birra ecc…) alle concentrazioni presenti nel vino non è dimostrato abbiano un effetto benefico tale da bilanciare i rischi.
Ripeto, non sono astemio, ma non voglio nascondermi dietro un dito solo per la soddisfazione edonistica del consumo di alcolici, che mai e poi mai oggi sono una necessità nutrizionale. Poi che l’alcol rientri nella definizione legale di alimento è un’altra faccenda.
Ezio, scientificamente non è così, né per quanto riguarda l’alcol nè per quanto riguarda l’olio di palma, se gli articoli del fatto alimentare sono da considerarsi, come credo, attendibili.
Scientificamente le piccole dosi, senza arrivare a quelle omeopatiche, sono antidoti ed allenano l’organismo e gli organi deputati alle difese chimiche ed immunitarie, a svolgere al meglio le loro funzioni.
Ogni sostanza se non troppo raffinata ne sintetizzata, ha anche una sua funzione terapeutica intrinseca.
La differenza tra grasso di palma intero poco raffinato, verso quello male raffinato tossico ed il vino veritas verso etanolo puro, così come la farina super raffinata verso quella completa, fanno la differenza.
Poi concordo che ci sono degli estremismi in ogni campo, ma quelli sono le eccezioni e non la regola del buon senso anche scientifico.