I progetti educativi promossi da aziende sono frequenti e spesso apprezzabili. Ma è difficile evitare qualche perplessità quando si vede un progetto promosso da Eridania e dedicato allo zucchero. Un’iniziativa rivolta ai bambini delle elementari, intitolata “A scuola di dolcezza“, che si propone – così si legge nel comunicato redatto dall’azienda – “di diffondere importanti consapevolezze tra i bambini sul consumo responsabile di zucchero e sulla corretta nutrizione”. Il progetto è realizzato in collaborazione con Neways, società specializzata in progetti educational che è anche uno dei canali attraverso il quale vengono contattati i docenti, è fatta in partnership con Fondazione ADI – Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica oltre ad avere la supervisione di Marco Deganello Saccomani, pediatra specializzato in gastroenterologia (*) . “Sono i docenti contattati ad aderire autonomamente al progetto attraverso un form online”, spiegano i portavoce di Eridania. “Al momento, le classi coinvolte che hanno aderito sono 1500”.
Al centro del progetto, un libretto dalla grafica accattivante che contiene un approfondimento sulla storia dello zucchero e sulle modalità di produzione, oltre ad una serie di giochi ed esperimenti per conoscerlo meglio, confezionando cristalli di zucchero e scrivendo poesiole o haiku a tema, o imparando a modellare la pasta di zucchero. E fin qui, tutto bene.A lasciare perplessi sono i testi dedicati alle informazioni nutrizionali, a partire dal sottotitolo che recita “Scopriamo il carburante per il nostro corpo”. Stiamo parlando evidentemente dello zucchero, e infatti le illustrazioni mostrano delle simpatiche zollette animate, che compaiono anche dove si parla dei carboidrati, o a corredo della frase “Lo zucchero è fondamentale per il funzionamento del nostro cervello e del sistema nervoso”, che dovrebbe più correttamente essere riferita a carboidrati complessi e zuccheri anziché al semplice saccarosio. C’è poi da chiedersi se sia corretto promuovere il consumo di zuccheri come alimenti “che forniscono la giusta carica per studiare e fare sport”, includendo tra i cibi che fanno parte della dieta dolciumi e bibite gassate – anche se il testo contiene un invito a “non esagerare” – e soprattutto senza fare alcun riferimento al problema dell’obesità infantile. “Mentre si tratta di un problema serio: oggi tra i giovanissimi obesità e diabete sono in aumento, possiamo parlare di una vera e propria epidemia”, sottolinea Livio Luzi, ordinario di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Milano e direttore del Dipartimento di Endocrinologia, Nutrizione e Malattie Metaboliche del Gruppo Multimedica. “Proprio per questo è importante aumentare il consumo di alimenti a indice glicemico medio basso: trovo intempestivo un messaggio indirizzato alle scuole che valorizza lo zucchero, mentre in tutte le linee guida internazionali si cerca di limitarne il consumo”.
Nel documento si legge correttamente che l’OMS indica di non superare il 10% dell’apporto calorico complessivo per quanto riguarda gli zuccheri liberi (quelli usati nella preparazione dei cibi, come zucchero da tavola o naturalmente presenti nel miele, negli sciroppi, nei succhi di frutta e verdura e nei succhi concentrati). Allo stesso tempo però l’OMS consiglia di non superare il 5% del totale – la metà di quanto indicato – e la stessa indicazione arriva da altre organizzazioni internazionali. “Per un’alimentazione corretta dovremmo assumere gli zuccheri soprattutto attraverso alimenti naturali come la frutta, limitando per quanto possibile l’aggiunta di zucchero”, prosegue Luzi. Anche la colazione – in cui il libretto pubblicato da Eridania suggerisce di consumare cibi contenenti zuccheri – dovrebbe essere soprattutto a base di carboidrati complessi , con un po’ di zuccheri, “ per esempio pane integrale e marmellata con un frutto”.
Una nota positiva nel testo c’è, ed è il riferimento allo sport. “È vero che un’attività sportiva porta a consumare più zuccheri – mentre questo non è vero per lo studio, come si legge nel libretto -però gli zuccheri semplici devono essere comunque abbinati a carboidrati complessi” prosegue il docente. Si è persa un’occasione preziosa per invitare i bambini a fare più attività fisica, sottolineandone l’importanza. “Dovremmo mangiare in base a quanto ci muoviamo, ricordando che fare attività fisica è il modo migliore per mantenere il peso sotto controllo”, conclude Luzi.
Abbiamo interpellato per un commento il supervisore scientifico del progetto Marco Deganello, il quale ha dichiarato che il suo ruolo “è stato quello di controllare contenuti prodotti dalla Fondazione ADI per accertarmi che non contenessero errori o scorrettezze dal punto di vista nutrizionale, e non ce ne sono”. Certo, prosegue il medico “non si può promuovere il consumo di zucchero come alimento sano, ma nel testo si specifica di non esagerare, precisando anche quale sia il contenuto di zucchero di una lattina di bibita e suggerendo di consumare prodotti fatti in casa, oltre a raccomandare la pulizia dei denti dopo aver mangiato”. Resta da chiedersi se sia opportuno affidare la comunicazione su questi temi a un’impresa che produce zucchero.
(*) PRECISAZIONE La citazione della Fondazione ADI – Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica che viene riportata nel kit destinato ai bambini alla fine della frase “il consumo giornaliero di zuccheri semplici non dovrebbe superare il 10 % del totale delle calorie assunte” è un riferimento bibliografico come quello della Società Italiana Nutrizione. L’inserimento di queste note è stato deciso autonomamente dagli autori. Fondazione ADI in una nota inviata in redazione precisa che non ha mai predisposto alcun materiale finalizzato direttamente o indirettamente per tale progetto e non ha mai avuto contatti con l’agenzia Neways o il dott. Deganello Saccomani che hanno curato la realizzazione del kit.
Per correttezza va detto che il comunicato stampa di Eridania ribadisce che fra Fondazione ADI e Eridania c’è una partneship. La responsabilità che si assume Eridania nel campo della sana nutrizione è parte di un impegno globale dell’azienda nel perseguire la sostenibilità sociale e ambientale. Il progetto “A scuola di dolcezza”, così come la partnership con l’ADI- Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica, o quella con la Croce Rossa Italiana, rientrano anch’esse nella campagna permanente di Eridania “Il futuro chiede dolcezza”.
Anche sul sito di Eridania si cita la collaborazione con la Fondazione ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione e Io Net (Italian Obesity Network) vedi sopra. “Un progetto educational Eridania realizzato in collaborazione con Fondazione ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica) e Io Net (Italian Obesity Network). Guarda le pillole video a cura della Dottoressa Ilenia Grandone, pensate per promuovere un consumo responsabile dello zucchero nello stile alimentare quotidiano.”
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giornalista scientifica
Complimenti per l’articolo!!
L’articolo è ben fatto come sempre, e mette in evidenza quella che è una grande carenza, cioè c’è bisogno di informazione soprattutto in età pediatrica, ma non possiamo lasciare che questa venga fatta dell’industria alimentare. Perché, ed questo caso calza a pennello, è un informazione edulcorata, il solo fatto di affermare che si possono consumare bevande e dolci crea nella nostra mente un senso di permissivismo, perché chi le consuma pensa sempre di farlo in maniera moderata, e poi cosa vuole dire moderata? Tutto è niente, la nostra mente registra: si possono consumare, stop.
Quantomeno si gioca sull’equivoco della parola “zucchero”, usata in omonimia tra saccarosio e glucosio. Mentre l’uno è praticamente un prodotto chimico, l’altro un composto che in merito al peso degli introiti alimentari è quasi totalmente sintetizzato dal corpo a partire da svariate famiglie di precursori.
Il problema serio è che nel kit si dice che il cervello ha bisogno di zucchero facendo riferimento allo zucchero da tavola. Questo è totalmente falso. Se fosse così i nostri avi avrebbero avuto tutti un deficit celebrale non esistendo lo zucchero nella forma in cui si consuma oggi
Trovo che una collaborazione con relativa sponsorizzazione, quando non invadente nei contenuti tecnici (come è palese in questo progetto educativo) sia accettabile in certi casi specifici.
Ad es., nulla inficia il progetto di educazione all’igiene orale sponsorizzato da un’azienda di spazzolini.
Diverso il caso, ad es., di un’associazione di allevatori che progetta un intervento educativo sulla corretta alimentazione: nel primo caso, lo spazzolino con la marca dell’azienda in evidenza (magari regalato ai bambini che partecipano al progetto) è indispensabile al raggiungimento dell’obiettivo educativo; nel secondo caso, l’interesse – il conflitto d’interessi – può sbilanciare l’equilibrio tecnico dell’intervento educativo al punto da snaturarne i contenuti.
In qualsiasi settore ma particolarmente in Sanità e Educazione il conflitto di interesse andrebbe evitato come la peste.
Ottimo articolo come sempre.
Non mi pronuncio nel merito, ma devo sottolineare che in un supermercato coop il prezzo di un chilo di zucchero eridania è passato da 99 centesimi a 1,69 euro in soli due mesi. Sic!