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svezzamento auto svezzamento bambini pappaStando ai dati forniti dall’Oms1, in Europa il numero di bambini in sovrappeso o obesi avrebbe cominciato ad aumentare in maniera preoccupante negli anni ’50 del secolo scorso. A quel tempo, solo un bambino su 20 era in condizione di eccesso ponderale mentre attualmente lo è uno su tre. Nello stesso periodo, lo svezzamento si avviava a subire profondi cambiamenti: riduzione della durata dell’allattamento esclusivo a pochi mesi, impiego di ‘latte artificiale’ e sostituzione degli alimenti casalinghi complementari al latte con quelli industriali. Questa coincidenza temporale ha fatto nascere il sospetto che ci sia una relazione tra la diffusione dell’obesità e le mutate modalità dello svezzamento2. 

Di sicuro la riduzione della durata dell’allattamento al seno è un fattore di rischio dell’obesità3. Non si può però escludere che anche gli alimenti complementari commerciali (sono i prodotti per la prima infanzia, e in quanto tali, soggetti alla normativa comunitaria4) possano avere qualche responsabilità. Le ricerche finora svolte per chiarire questo aspetto sono poche e non permettono di arrivare a qualche conclusione certa5. Il sospetto però rimane, e gli zuccheri aggiunti presenti in questi alimenti sono i maggiori indiziati. Nei prodotti per la prima infanzia sono infatti presenti quantità non trascurabili di zuccheri aggiunti6, che, insieme a quelli contenuti nel miele, negli sciroppi e nei succhi di frutta, sono stati definiti ‘zuccheri liberi’ dall’Oms7 e non soddisfano nessuna esigenza nutrizionale del bambino. La loro funzione è semplicemente quella di rendere i prodotti appetibili sfruttando la preferenza innata dei bambini per il sapore dolce8. 

Baby refuses to eat bambino seggiolone svezzamento
Nei prodotti per bambini piccoli sono presenti quantità non trascurabili di zuccheri aggiunti

Purtroppo l’aggiunta di zuccheri ai prodotti per la prima infanzia non è priva di rischi per la salute dei piccoli. Per l’American Heart Association (Aha): “ci sono solide prove a favore dell’associazione fra zuccheri aggiunti e aumento del rischio di malattie cardiovascolari nei bambini attraverso l’aumento dell’introito energetico, dell’obesità e della dislipidemia9. Sulla stessa linea si colloca la Società europea per la gastroenterologia, l’epatologia e la nutrizione pediatrica (Espghan) che afferma: “il consumo eccessivo di zuccheri liberi, specialmente in forma liquida, è in relazione con un ventaglio di (cattive) condizioni di salute sia immediate che nella vita futura10. Bisogna sottolineare che l’American Heart Association chiama in causa soltanto gli zuccheri aggiunti, mentre l’Espghan tutti quelli liberi.

L’assunzione di zuccheri liberi fin dalla prima infanzia può anche essere un importante fattore di rischio per la carie dentale11. Inoltre può creare una sorta di ‘zucchero-dipendenza”, che porta il bambino a preferire, più avanti negli anni, alimenti molto dolci, come sono i prodotti industriali con calorie vuote (snack, dolciumi, bevande aromatizzate e zuccherate) 12. Poiché questi prodotti apportano molte calorie ma pochi nutrienti essenziali, il loro consumo, se eccessivo e continuativo, può causare, oltre all’obesità e ai disturbi che ne conseguono, anche l’insorgenza di carenze nutrizionali13. 

In accordo con le linee guida dell’Oms, l’Espghan raccomanda che i bambini al di sopra dei due anni assumano quotidianamente una quantità di zuccheri liberi inferiore al 5% delle calorie totali10. In pratica, un bambino di due anni, che necessita di un apporto calorico intorno alle 1.000 kcal, dovrebbe consumare meno di una dozzina di grammi di zuccheri liberi al giorno, vale a dire meno di tre cucchiaini da tè. Per i bambini al di sotto dei due anni, l’Espghan si limita a dire: “l’assunzione (degli zuccheri liberi) dovrebbe probabilmente essere anche più bassa”. L’American Heart Association invece dichiara categoricamente che “poiché vi è minimo spazio per le calorie libere da nutrienti nelle diete abituali dei bambini molto piccolo, gli zuccheri aggiunti devono essere evitati nella dieta dei bambini al di sotto dei due anni9”.

tabella zuccheri bambini piccoli
Tabella 1. Consumo quotidiano di zuccheri aggiunti o liberi da parte dei bambini entro i primi 3 anni di età in diversi paesi(14)

Come si può notare nella tabella qui sopra che raccoglie i dati disponibili nella letteratura scientifica, in tutti i paesi esaminati la quantità di zuccheri aggiunti o liberi assunti quotidianamente nei primi tre anni di vita aumenta con l’età. In alcuni paesi, già dopo il primo anno di vita, viene superata la soglia del 5% delle calorie totali raccomandata dall’Oms. In Spagna addirittura si supera il 10%.

Anche il contributo delle diverse categorie di prodotti alimentari all’assunzione di zuccheri aggiunti varia con l’età. Entro il primo anno di vita sono i prodotti alimentari per la prima infanzia a contribuire maggiormente, mentre dopo sono i succhi di frutta e le bevande zuccherate. 

In che quantità gli zuccheri aggiunti sono presenti nei prodotti alimentari per la prima infanzia? Per avere una risposta abbiamo esaminato alcuni prodotti in commercio, convenzionali e biologici, appartenenti a tre categorie: i biscotti (tab. 2), gli omogenizzati di frutta (tab. 3) e i succhi e i  nettari di frutta (tab. 4). 

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Tabella 2. Ingredienti e valori nutrizionali di dieci biscotti per la prima infanzia, cinque convenzionali e cinque biologici

Purtroppo non è dato sapere la quantità esatta di zuccheri aggiunti presenti in questi prodotti perché in etichetta viene dichiarata soltanto la quantità totale (che è data dalla somma degli zuccheri naturalmente presenti negli alimenti impiegati come materia prima e di quelli aggiunti). Gli zuccheri aggiunti devono però essere riportati nell’elenco degli ingredienti e la legge impone che siano elencati in ordine decrescente di concentrazione. Perciò, se gli zuccheri sono collocati ai primi posti della lista, si può dedurre che essi rappresentino il grosso del totale dichiarato. Questo è esattamente quanto si riscontra in tutti i biscotti esaminati (tab. 2). Gli zuccheri aggiunti – indicati come zucchero (cioè saccarosio), sciroppo di glucosio o sciroppo di riso – si trovano al secondo posto dell’elenco e un prodotto, quello a marchio BioBimbo, oltre allo zucchero di canna, contiene anche zucchero d’uva.  

Tra quelli esaminati, soltanto due omogeneizzati (Holle e Hipp), entrambi biologici, sono prodotti utilizzando la frutta come unico ingrediente (tab. 3).  Due dei prodotti convenzionali (Dieterba e Nipiol), oltre a contenere soltanto il 60% di frutta, sono anche addizionati di zucchero, che è anche presente nell’omogeneizzato bio Baby Kiss. Gli omogenizzati Plasmon e Alce Nero contengono invece succo concentrato di mela, ma stando a quanto stabilito dall’Oms, quelli presenti nei succhi di frutta (concentrati o meno) sono da considerare a tutti gli effetti zuccheri liberi. Lo stesso discorso vale per tutti quelli dichiarati nella tabella nutrizionale sull’etichetta dei succhi e dei nettari di frutta destinati ai bambini (tab. 4).

tabella 3 omogenizzati frutta
Tabella 3. Ingredienti e valori nutrizionali di dieci omogenizzati di mela convenzionali e biologici

La ricerca ci sta rivelando che forse siamo stati un po’ troppo precipitosi nel passare da un prolungato allattamento al seno all’impiego quasi esclusivo di sostituti artificiali del latte materno, da uno svezzamento con pappine preparate in casa e frutta di stagione grattugiata a biscottini che si sciolgono nei formulati e omogeneizzati di frutta pastorizzati. Se vogliamo che durante lo svezzamento i bambini assumano la minore quantità possibile di zuccheri aggiunti, dovremmo seguire i suggerimenti dei ricercatori tedeschi che stanno portando avanti lo studio denominato DONALD (Dortmund nutritional and anthropometric longitudinally designed study)16: riprendere la vecchia abitudine di preparare in casa pappine e frutta fresca grattugiata e/o scegliere prodotti per la prima infanzia con ridotto contenuto in zuccheri aggiunti. La prima opzione dipende dalla buona volontà dei genitori. La seconda invece da nostri governanti che dovrebbero obbligare i produttori a ridurre al minimo il contenuto di zuccheri aggiunti negli alimenti per la prima infanzia e a dichiarare in etichetta la quantità presente (provvedimento che è in via di attuazione negli Stati Uniti). Speriamo bene.

tabella 4 succhi nettari mela prima infanzia
Tabella 4. Ingredienti e valori nutrizionali di due nettari convenzionali e un succo alla mela biologico

Matteo Giannattasio

  1. Branca F et al. La sfida dell’obesità nella regione europea dell’OMS e le strategie di risposta. 2007.
  2. Pearce J e Langley-Evans SC. The types of food introduced during complementary feeding and risk of childhood obesity: A systematic review. Int. J. Obesity 2013; 37: 477–485.
  3. Rito AI et al. Association between characteristics at birth, breastfeeding and obesity in 22 countries: The WHO European Childhood Obesity Surveillance Initiative – COSI 2015/2017. Obes Facts 2019;12:226. Azard MB et al. Infant Feeding and Weight Gain: Separating Breast Milk From Breastfeeding and Formula From Food. Pediatrics 2018; 142.
  4. Ministero della Salute. www.salute.gov.it. Gli alimenti per la prima infanzia sono i prodotti espressamente destinati ai lattanti (età inferiore ai 12 mesi) e ai bambini nella prima infanzia (da 1 a 3 anni). Rientrano tra questi alimenti: le formule per lattanti e le formule di proseguimento, disciplinate dalla direttiva 2006/141/CE, attuata con decreto 9 aprile 2009 n. 82, e gli alimenti a base di cereali e gli altri alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia (baby food), disciplinati dalla direttiva 2006/125/CE, che ha codificato la direttiva 96/5/CE (attuata quest’ultima con il vigente DPR 128/1999).
  5. Muniandy ND et al. Complementary feeding and the early origins of obesity risk: a study protocol. BMJ 2016; 6. English LK et al. Types and amounts of complementary foods and beverages consumed and growth, size, and body composition: a systematic review. Am J Clin Nutr. 2019; 109(Supplement 7):956S-977S.
  6. Elliott CD et al. Packaged baby and toddler food: question of sugar andsodium. Pediatr Obesity 2015; 10: 2047. 
  7. WHO. Guideline: Sugars intake for adults and children. In questo documento l’Oms definisce gli zuccheri liberi e da raccomandazioni sulla loro assunzione. Sono definiti zuccheri liberi gli zuccheri monosaccaridi, come il glucosio e il fruttosio, e disaccaridi, come il saccarosio e il lattosio, che sono aggiunti agli alimenti e alle bevande da produttori, cuochi, e dagli stessi consumatori, nonché quelli presenti naturalmente nel miele, negli sciroppi, nei succhi di frutta concentrate o no. L’Oms raccomanda, sia per gli adulti che per I bambini, di ridurre il consumo quotidiano a meno del 10% delle calorie totali. Nei bambini viene raccomandata una ulteriore riduzione a meno del 5% come misura preventiva contro la carie dentale.
  8. Mennella JA. The sweet taste of childhood. In: The Senses: A Comprehensive Reference. Vol. 4, 2008; 183 (Acad. Press)
  9. Vos MB et al. Added sugars and cardiovascular disease risk in children. A scientific statement from the American Heart Association. Circulation 2016; 134. 
  10. ESPGHAN Commitee on nutrition: Sugar in Infants, Children and Adolescents: a position paper of the European Society for paedriatic gastroenterology, hepatology and nutrition committee on nutrition. JPGN 2017; 65:681.
  11. Moynihan P. Sugar and dental caries: evidence for setting a recommended threshold for intake. Adv Nutr 2016; 7: 149.
  12. Nehring I. et al. Impacts of in utero and early infant taste experiments on later acceptance: a systematic review. J Nutr 2015; 145: 1271.
  13. DiNicolantonio JJ e Berger A. Added sugars drive nutrient and energy deficit in obesity: a new paradigm. Open Heart. 2016; 3(2). 
  14. Azaïs-Braesco V.A review of total and added sugar intakes and dietary sources in Europe. Nutr. J. 2017; 16:6. Newens KJ e Walton J. A review of sugar consumption from nationally representative dietary surveys across the world. J Hum Nutr Diet 2016; 29: 225.
  15. Welsh J e Figueroa J. Intake of added sugars during the early toddler period. Nutrition today 2017; 52: S60.
  16. Foterek K et al. Commercial complementary food consumption is prospectively associated with added sugar intake in childhood. Brit. J Nutrition 2016; 115: 2067.
  17. Herbst A et al. Direction of associations between added sugar intake in early childhood and body mass index at age 7 years may depend on intake levels. J Nutrition 2011. 
  18. Jardi C et al. Consumption of free sugars and excess weight in Infants. A longitudinal study. Anales de pediatria 2019; 90: 165.                                                                                                              

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lara
lara
18 Luglio 2019 17:21

lo zucchero e anche un conservante naturale allora le ditte come scelgono ? zucchero o conservanti artificiali ? bel dilemma

Roberta Russo
Roberta Russo
19 Luglio 2019 09:46

Buongiorno, come Associazione che rappresenta il settore dei baby food, ci preme sottolineare quanto segue:
1) Le quantità massime di sale, zucchero e altri nutrienti per il baby food sono stabilite da una legge (Direttiva 2006/125/CE e DPR 128/1999) alla quale le Aziende si attengono scrupolosamente per rispondere ad esigenze nutrizionali specifiche del lattante e del bambino, definite sulla base di valutazioni scientifiche svolte a livello europeo.
2) In particolare, i prodotti definiti baby food:
– hanno una composizione di carboidrati, compresi gli zuccheri, grassi e proteine stabilita per aiutare a rispettare i fabbisogni nelle differenti fasi di crescita
– sono previsti e definiti valori minimi e massimi di vitamine e minerali che possono essere contenute negli alimenti
– è vietata o limitata l’aggiunta di sale.
Il baby food aiuta a controllare in modo più rigoroso i contenuti nutrizionali dei pasti e le quantità delle porzioni raccomandate e fornisce maggiori garanzie in termini di sicurezza rispetto alle preparazioni casalinghe che avvengono con quantitativi e ingredienti non selezionati per questo target così sensibile della popolazione. Basti pensare che le quantità di alcune sostanze indesiderate sono specificatamente regolamentate per legge nei prodotti per l’infanzia in base al principio di precauzione, richiedendo una rigorosa selezione delle materie prime impiegate nella produzione (Regolamento (CE) 1881/2006). Parliamo di OGM, residui di pesticidi, metalli pesanti, micotossine, nitrati, ed altre ancora, per le quali la legge richiede l’assenza nei prodotti per l’infanzia, o ne ammette la presenza a livelli significativamente inferiori rispetto a quelli previsti negli ingredienti destinati a tutta la popolazione. Anche gli ingredienti biologici, se pur prodotti escludendo l’utilizzo di pesticidi di sintesi, non rispondono ai requisiti di legge specifici per l’infanzia relativamente ad altre sostanze indesiderate, quali micotossine, metalli pesanti, nitrati (ad esempio non tutto il riso, anche se biologico, ha livelli di sostanze indesiderate, come cadmio e arsenico, così bassi come in quello utilizzato nel baby food) .
3) I bambini, infatti, hanno esigenze specifiche sia per l’immaturità funzionale di organi ed apparati, sia perché il consumo di alimenti per unità di peso corporeo è in proporzione più elevato e il rischio di esposizione a contaminanti arriva ad essere 25 volte superiore rispetto all’adulto.

UNIONE ITALIANA FOOD

Matteo Giannattasio
Matteo Giannattasio
Reply to  Roberta Russo
21 Luglio 2019 19:34

L’articolo intendeva far presente che, stando ai più recenti risultati della ricerca scientifica, la quantità di “zuccheri aggiunti” presente nei prodotti per la prima infanzia potrebbe esporre i bambini in tenera età al rischio di assumere dosi di tali zuccheri superiori a quelle raccomandate da istituzioni mediche internazionali. È auspicabile che industria e legislatore tengano conto di questo dato e operino affinchè si scongiuri tale rischio.

gianni
gianni
26 Luglio 2019 19:02

le scelte dei consumatori adulti , per rispetto e cura dei bambini , dovrebbero essere improntate al solito e solido concetto di precauzione , chi puo’ dovrebbe ricorrere alle preparazioni casalinghe e per chi non puo’ farlo la scelta dovrebbe essere quella di ricorrere ai prodotti che contengono meno zuccheri , ormai non sono solo poche ricerche ma una marea e vanno tutte nella stessa direzione della riduzione dei quantitativi.
Naturalmente nessuno si deve offendere se molti di noi pensano che il settore produttivo delle sostanze dolcificanti si oppone a questa marea in difesa di interessi.
La via corretta verso il superamento del problema sarebbe il recepimento del verso della marea da parte dei legislatori , in difesa dei consumatori soprattutto bambini che subiscono danni immediati e sono spinti verso una dipendenza futura da sostanze dolcificanti che portera altri danni.
Nel gioco delle parti ci sono organismi scientifici deputati a dare queste indicazioni , speriamo che il parere dell’EFSA prossimo futuro non sia il solito verdetto pilatesco deludente per tutti.
Vorrei ricordare ai produttori che è vero che loro seguono le leggi ma come tutti noi sono inseriti in un mondo di informazioni dinamiche e non statiche , ed essendo la salute un fattore importantissimo potrebbero farsi un punto di forza nel proporre prodotti piu’ salutari.