I succhi di frutta non sono l’alternativa sana alle bevande gassate che molti consumatori credono. Anzi, succhi e frullati spesso contengono la stessa quantità di zucchero delle bibite, se non di più. Un articolo di commento pubblicato su JAMA ha puntato i riflettori sugli effetti che queste bevande hanno sulla nostra salute, e le conclusioni non sono molto positivi.
Il consumo quotidiano di un bicchiere grande di succo di frutta (350 ml) è stato associato a un aumento del rischio di morte del 24%. In rapporto, bevendo ogni giorno bibite zuccherate, il rischio sale ‘solo’ dell’11%. Questi sono i risultati di uno studio durato sei anni sulle abitudini di quasi 13.500 volontari americani con più di 45 anni. Un altro studio su 190 mila persone aveva mostrato come chi beve grandi quantità di succhi di frutta ha un rischio maggiore di ammalarsi di diabete di tipo 2, rispetto a chi consuma più frutta intera.
Perché i succhi di frutta (anche quelli 100%) hanno gli stessi effetti sulla salute di una Coca-Cola? La ragione è che entrambi sono composti essenzialmente da acqua e zucchero. Nonostante i succhi contengano anche piccole quantità di vitamine, antiossidanti e fibre, questi composti non sono sufficienti per bilanciare gli effetti che il consumo di zuccheri semplici ha sulla salute. Gli stessi principi nutritivi sono presenti nella frutta intera, ma c’è un differenza importante che sfugge ed è il potere saziante decisamente superiore rispetto a qualsiasi bevanda.
A riprova di ciò va ricordato che l’Oms considera lo zucchero contenuto in un succo di frutta alla stregua di quelli aggiunti ai prodotti alimentari, anche se si tratta di composti naturalmente presenti. Per questo motivo in diversi Paesi il consumo di bibite e bevande zuccherate è soggetto a tasse e ci sono limiti per quanto riguarda le pubblicità verso i bambini. Il problema è che i succhi di frutta continuano a essere percepiti come alternative salutari, soprattutto per i più piccoli, anche se dovrebbero essere consumati con moderazione. Secondo gli esperti, non si dovrebbe bere più di un bicchiere da 150 ml di succo al giorno, perché la frutta è meglio mangiarla intera.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
questo rapporto lo trovo un po’ superficiale: c’è parecchia differenza tra un succo concentrato, filtrato, con poca fibra e pastorizzato e un succo naturale con fibre e processato HPP
Anch’io trovo le informazioni che leggo superficiali e un pò fuorviante. Non so se ho capito bene ma interpreto cosi:
se mi mangio un paio di arance al giorno godrò di buona salute, se invece le 2 arance le spremo e ne bevo il succo tutti i giorni ho un aumento del rischio di morte del 24%. Se è cosi a me sembra follia con buona pace di chi ha pubblicato lo studio
Gentile Mino,
come già specificato nell’articolo la differenza sulla salute tra succo di frutta e frutta fresca sta nella liberazione degli zuccheri. Nella frutta intera gli zuccheri semplici sono “intrappolati” nelle cellule dalla parete cellulare, che deve essere rotta durante il processo digestivo prima di poterli assorbire. Nei succhi gli zuccheri sono già liberi e pronti all’assorbimento, e la presenza di vitamine e minerali non è sufficiente a contrastare gli effetti dello zucchero libero sulla salute.
Per questo motivo l’Onu considera lo zucchero contenuto nei succhi di frutta equivalente allo zucchero da tavola e raccomanda di non consumare più di 150 ml di succo al giorno.
E chi non può mangiare frutta fresca perché intollerante, come me, cosa può fare come alternativa? Oltre a integratori alimentari ovviamente
Gentile Stefano,
quando si esclude un alimento dalla dieta a causa di un’allergia o di un’intolleranza alimentare, i benefici per la salute sono generalmente superiori alle eventuali ricadute negative derivanti dalla sua eliminazione. Lo stesso discorso si può fare per i succhi di frutta, quando rappresentano l’unica modalità che una persona ha per consumare la frutta. L’importante è essere consapevoli che il contenuto di zuccheri è paragonabile a quello di una bibita, in modo da non assumerne in eccesso con gli altri alimenti che compongono la dieta.
In ogni caso, per qualsiasi dubbio, il consiglio è sempre quello di consultare un nutrizionista.
A proposito di zuccheri aggiunti vorrei segnalare la strana “alchimia produttivo-normativa” che contraddistingue i SUCCHI di frutta 100% che, per legge, non possono né contenere né riportare la scritta “ SENZA ZUCCHERI AGGIUNTI ” e le recenti BEVANDE a base di succo di… che di succo ne contengono solo circa il 50% ( il resto è acqua ) e che invece possono riportare la scritta che evidenzia l’assenza di zuccheri aggiunti. I primi però di frutta ne contengono il doppio e se scelti attentamente… costano meno. Vero è che contengono più zuccheri.
Buongiorno, anche i cosiddetti succhi non zuccherati, 100% frutta e verdura, sono da assumere con cautela.. Grazie
Sì, lo zucchero naturalmente contenuto in un succo, anche 100% frutta e verdura, è da considerarsi alla stregua di quelli aggiunti ai prodotti alimentari, anche se si tratta di composti naturalmente presenti.
Ma cosa costa alle persone spremere un frutto? o frullarlo? Mah non lo capirò mai. Mia mamma da piccolo mi dava la mela grattugiata o la banana schiacciata con un paio di gocce di limone per evitarne l’ossidazione. Erano buonissime
Sono comprese anche le Spremute di frutta 100% senza zuccheri aggiunti (tipo quelle Fior fiore a marchio COOP)?
Stando a quanto riportato in etichetta sono spremute di frutta senza aggiunta di zucchero.
Grazie
Nello studio sono stati presi in considerazione anche i succhi di frutta 100% senza zuccheri aggiunti. Inoltre, bisogna ricordare che gli zuccheri contenuti in un succo 100% sono da considerarsi alla stregua di quelli aggiunti ai prodotti alimentari, anche se sono naturalmente presenti.
Secondo quanto descritto, gli zuccheri contenuti ” nelle cellule” sarebbero (non credo totalmente) in forma di tipo microincapsulata “retard”, quindi assorbiti più lentamente in funzione della più o meno veloce lisi e permeabilità delle cellule, ma comunque assorbiti. Sarebbero così evitati picchi di concentrazione nel ciclo sanguigno (diverso per ogni tipo di spremuta o frullato), ma non evitato il totale quantitativo assorbimento.
E’ corretta la mia interpretazione?, (peraltro conseguente a mie ormai datate esperienze sperimentali accademiche su “‘assorbimento di zuccheri per membrana”). Secondo me nella spiegazione proposta c’è qualcosa che non quadra.