Wilmar International, il più grande fornitore globale di olio di palma, di cui controlla circa il 40% del commercio mondiale, con sede a Singapore, ha annunciato che entro la fine del 2019 mapperà tutte le coltivazioni di palma da olio presso cui si rifornisce e si impegna a monitorare, attraverso l’uso di satelliti ad alta risoluzione, quanto accade nelle piantagioni. Se nel corso del monitoraggio un fornitore verrà collegato a operazioni legate alla distruzione della foresta, Wilmar sospenderà immediatamente le relazioni commerciali con l’operatore.
Wilmar, che rifornisce di olio di palma la maggior parte delle principali multinazionali del settore alimentare e della cosmesi, è da anni nella bufera, oggetto di dossier e manifestazioni di organizzazioni ambientaliste e per i diritti umani che ne denunciano la politica di distruzione delle foreste e delle torbiere tropicali in Indonesia e Malesia per far posto alle piantagioni, violando anche i diritti dei lavoratori. Nelle ultime settimane, una nave cisterna carica di prodotti di Wilmar è stata oggetto di un’azione nonviolenta da parte di Greenpeace mentre attraccava nel porto di Rotterdam e in Italia, la fabbrica del colosso alimentare Mondelēz è stata oggetto di contestazione davanti ai suoi cancelli, sempre da parte di Greenpeace, perché accusata di rifornirsi di olio di palma da Wilmar.
L’annuncio del colosso di Singapore di un preciso piano d’azione per ripulire la propria filiera è stato salutato come una vittoria dall’organizzazione ambientalista, che ne monitorerà il rispetto e l’implementazione. Contestualmente, Greenpeace denuncia il mancato rispetto degli impegni assunti da molte multinazionali che tra il 2010 e il 2015, si sono impegnate a ripulire la propria catena di approvvigionamento entro il 2020: “A meno di 400 giorni dalla scadenza di questo accordo, la situazione è ancora critica e la maggior parte dei commercianti di olio di palma non ha ancora raccolto le mappe delle piantagioni dei propri fornitori, necessarie per monitorare quanto accade sul campo”.
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Insomma, sto olio di palma fa male oppure No
L’olio di palma per uso alimentare,correttamente trattato e raffinato a bassa temperatura non fa male ed è perfettamente sovrapponibile per composizione al grasso del latte e dei suoi derivati (formaggi, panna, burro etc.) .
Le problematiche che sono oggetto di contestazione riguardano la deforestazione,principalmente nel sud-est asiatico, sostituita da piantagioni di palme con resa in olio molto più elevata rispetto ad altre colture, e lo sfruttamento della manodopera minorile. Queste problematiche sussistono anche per le piantagioni di caffè e di cacao in Africa ed America latina, con effetti mediatici finora assenti o molto inferiori.
Oltre che per uso alimentare l’olio di palma viene molto più largamente utilizzato principalmente in cosmetica, nell’industria dei saponi (es. Palmolive) e come biocombustibile da fonti rinnovabili.
La sovrapponibilità tra palma e burro non è proprio identica dal punto di vista alimentare . Ci sono fattori aromatici e anche di composizione relativa agli acidi grassi a corta catena del burro che fanno una certa differenza. La deforestazione, gli incendi e lo sfruttamento della manodopera minorile in Sud-est asiatico non sono aspetti “secondari”
-Da un punto di vista nutrizionale le piccole differenze in acidi grassi fra i due tipo (palma e grasso di latte) sono veramente trascurabili.
-L’olio di palma a differenza del burro e del grasso del latte di ruminanti come le vacche da latte NON contiene ACIDI GRASSI TRANS che nel latte vaccino provengono da processi di idrogenazione nel rumine.
-Dal punto di vista aromatico è stranoto che l’aroma del burro è dovuto in massima parte al tipo di fermentazione utilizzata con maggior produzione di diacetile o di acidi a catena corta in funzione anche di tempi e temperature di m”maturazione delle panne. Il burro anidro ha una frazione aromatica molto bassa.
– Dal punto di vista della produzione di CO2 il grasso vaccino è molto più sfavorito rispetto al palma
-rispetto ad altri oli di origine vegetale la resa in olio, anche per semplice spremitura da olive di palma è fino a 10-11 volte superiore.
– Per quanto riguarda la deforestazione , le palme da olio, che hanno un ciclo di vita produttiva intorno a 30 anni sostituiscono la foresta.
– La deforestazione delle palme da olio è stata sottoposta ad attacco mediatico enormemente superiore alla deforestazione che avviene in africa e soprattutto in Amazonia ( vero polmone verde del mondo) per altre colture e per utilizzo non rinnovabile delle piante tropicali.
– Stessa cosa dicasi per lo sfruttamento della manodopera minorile, piaga dolente di Asia, Africa e Sud America, che in Malesia, merito anche delle campagne mediatiche, si comincia a contenere, a differenza che in altre zone, Cina compresa.