tea on table composition

Al centro di decine di studi che ne esaltano le qualità benefiche, negli ultimi anni il tè verde ha costituito una parte rilevante delle vendite complessive di tè. Tra le numerose affermazioni che riguardano le virtù di questo prodotto, però, abbondano claim non sostenuti da prove o palesemente falsi e distorti e, nella maggior parte dei casi, i benefici derivati dal suo consumo sono esagerati. Fare le debite distinzioni non è facile. Per risolvere questi dubbi, lo scorso 9 settembre Time ha pubblicato un vademecum, stilato in base a quanto affermano nutrizionisti accreditati.

Tutto merito delle catechine

Innanzitutto un chiarimento sul perché il tè può avere effetti positivi sulla salute. Le foglie di questa pianta contengono elevate concentrazioni di catechine, antiossidanti naturali che possono aiutare a contrastare molti fenomeni fisiologici negativi tra i quali, in primo luogo, le infiammazioni. Il tè verde, ne contiene in concentrazione elevata perché le sue foglie, diversamente da quelle del tè nero, non sono sottoposte a fermentazione. Nello specifico, il tè verde contiene l’EGCG o epigallo-catechina gallato, forse la catechina più potente dal punto di vista delle proprietà antinfiammatorie.

Bustina di tè o infuso con foglie di tè verde e tè nero sullo sfondo
L’infusione di foglie è sempre migliore rispetto alle polveri già pronte, che possono contenere quantità molto variabili di EGCG

Come accade con tutti gli infusi, il beneficio dipende in larga misura dalla preparazione, che deve essere accurata, per evitare la riduzione dei principi attivi. L’infusione di foglie è sempre migliore rispetto alle polveri, che possono contenere quantità molto variabili di EGCG (da due a 200 milligrammi per porzione). Se si preferiscono comunque le preparazioni pronte, è bene verificare il contenuto di EGCG in etichetta e consumare il tè prima possibile. Mentre stanno sugli scaffali, infatti, le confezioni possono perdere tra il 30 e il 50% dell’EGCG in sei mesi. La dose ideale sarebbe tra le due e le quattro tazze al giorno, a seconda della sensibilità alla caffeina, mentre per quantitativi superiori non sono dimostrati benefici ulteriori. Dalle cinque tazze in su l’effetto sembra stabilizzarsi e potrebbe addirittura diventare negativo. Ma, per ottenere benefici reali, l’abitudine deve essere portata avanti per anni.

Tè verde per contrastare l’obesità

L’articolo del Time analizza in primo luogo una delle più amate tra le le presunte virtù del tè verde, quella dimagrante e ipoglicemizzante. Su Tik Tok, infatti, spopolano video nei quali questo prodotto è suggerito come alternativa naturale agli antidiabetici della famiglia dell’Ozempic. C’è qualcosa di vero? Nulla, o quasi. Secondo una metanalisi del 2017, il tè verde non influenzerebbe i livelli di insulina, ma potrebbe rallentare l’assorbimento dei carboidrati e, in questo modo, diminuire leggermente la glicemia. Le catechine potrebbero poi aumentare il senso di sazietà.

Uomo in camice bianco misura la pressione a una giovane donna
Il tè verde, bevuto regolarmente, potrebbe proteggere il cuore e ridurre la pressione, in particolare nella post-menopausa

In ogni caso, quasi tutti gli studi sono stati condotti somministrando ai volontari dosi molto alte di EGCG in pillole (per esempio da 800 milligrammi), impossibili da raggiungere con il semplice consumo della bevanda, ma queste stesse dosi, assunte regolarmente per diversi anni, nel 5% circa delle persone potrebbero danneggiare il fegato. Nei soggetti predisposti, inoltre, dosaggi eccessivi possono provocare anche nausea e reflusso. Il suggerimento è quindi quello di iniziare con un paio di tazze al giorno, e vedere come si reagisce. Anche nella migliore delle ipotesi, comunque, non bisogna aspettarsi cambiamenti di grande entità, perché il tè verde non è un farmaco.

Malattie cardiovascolari e protezione del cervello

Secondo un’altra metanalisi, il tè verde, bevuto regolarmente, proteggerebbe il cuore e abbasserebbe la pressione e gli studi dei nutrizionisti intervistati dal Time confermano sia l’effetto specifico di un consumo per 12 mesi sulla pressione sanguigna nelle donne in post-menopausa sia i benefici nel ridurre il colesterolo. Tutto questo nonostante solo il 5% dell’EGCG riesca a essere assorbito. Per migliorarne la biodisponibilità, la soluzione suggerita è quella di unire al tè verde una fonte di vitamina C, come il limone o i frutti di bosco, che agiscono in modo sinergico con questo infuso.

Volto di donna anziana con occhiali e un filo rosso legato al dito indice
La protezione dalle malattie neurogenerative come Alzheimer e Parkinson sarebbe dimostrata in modo convincente

I benefici sul cervello e la protezione nei confronti di malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e il Parkinson, sarebbero poi tra quelli dimostrati in modo più convincente, e si realizzano soprattutto grazie alla caffeina. Rispetto al caffè, a dire il vero, il tè verde contiene circa la metà di caffeina, ma in più vanta anche la presenza di L-teanina, una proteina che favorisce la concentrazione .

Tè verde come disintossicante e antitumorale?

L’effetto detox è un altro dei leitmotiv che compaiono sui social, ma è basato su un presupposto errato. L’EGCG è infatti di per sé una tossina per l’organismo. Il tè verde ha un’azione antiossidante, ma la disintossicazione è una faccenda completamente diversa.

Anche per quanto riguarda il potenziale antitumorale la convinzione è in larga parte non giustificata. Una grande metanalisi del 2021 ha evidenziato risultati inconcludenti, mentre diversi dati ottenuti in vitro confermano l’effetto antitumorale dell’EGCG. Il tè verde potrebbe avere qualche azione protettiva e uno studio pubblicato nel 2023 consiglia l’assunzione di elevate quantità di EGCG (400 milligrammi due volte al giorno, sotto forma di integratori) in persone particolarmente a rischio, per esempio perché appartenenti a famiglie con tendenza a sviluppare fibromi uterini. Inoltre, dosi molto alte potrebbero essere utili anche quando la malattia c’è già, perché agirebbero in modo sinergico con le terapie farmacologiche e radioterapiche (in vitro distrugge le cellule malate). Ma i risultati sui pazienti sono ancora eterogenei e poco generalizzabili. Inoltre, le catechine rischiano anche di interferire con diversi farmaci e non è quindi il caso di assumerne in alti dosaggi senza un’attenta supervisione medica.

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Giacomo
Giacomo
24 Settembre 2024 22:52

Ma da quando in qua è riportata la quantità di catechina in etichetta?
Per favore .

Giulia Crepaldi
Reply to  Giacomo
25 Settembre 2024 12:07

I 400 mg di catechine da assumere due volte al giorno consigliati nello studio citato nell’articolo sono sotto forma di integratore

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