
Un lettore ci scrive perché l’etichetta di una confezione di verdure essiccate (o chips) lo lascia perplesso. In particolare non trova le indicazioni di peso e la data di scadenza. Di seguito la lettera giunta in redazione e la risposta di Roberto Pinton, esperto di produzioni alimentari.
La lettera sulle verdure essiccate
Oggi dal fruttivendolo della mia città insieme alla frutta ho comprato delle verdure miste tostate, arrivato a casa le apro le assaggio e mi metto a leggere l’etichetta e vedo che non c’è il peso e la data di scadenza solo info generali e l’azienda che le importa. Mi sono bloccato e ho smesso di mangiare queste verdure, diffidato del contenuto ingannato dal fruttivendolo. Com’è possibile che si permette di vendere alimenti senza data di scadenza e peso? In allegato la foto dell’etichetta. Diego
Risponde Roberto Pinton
Sarebbe stata utile una fotografia della confezione completa. In via generale la quantità netta dell’alimento e il termine minimo di conservazione (o la data di scadenza) rientrano tra indicazioni obbligatorie nei prodotti preimballati.
Ma si considerano preimballati gli alimenti confezionati prima di essere messi in vendita, non quelli confezionati direttamente nel punto vendita per il self service o su richiesta del consumatore.
Per quanto riguarda l’indicazione della quantità netta, è obbligatoria per tutti gli alimenti che non siano pesati davanti all’acquirente o venduti al pezzo.
Passando all’indicazione del termine minimo di conservazione (o della data di scadenza), per un mix di verdure tostate confezionate è necessaria.
Può essere infatti omessa soltanto
– per gli ortofrutticoli freschi, comprese le patate, non sbucciati o tagliati;
– per i vini (compresi i liquorosi, gli spumanti, gli aromatizzati e i vini di frutta diversa dall’uva) e le bevande con contenuto di alcol di almeno 10°
– per o prodotti della panetteria e della pasticceria che, per loro natura, sono normalmente consumati entro le ventiquattro ore dalla fabbricazione
– per gli aceti, i sali da cucina
– per gli zuccheri solidi, i prodotti della confetteria e gomme da masticare.
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Vedendo ora l’immagine, noto anche che è del tutto sballata l’etichetta nutrizionale e che manca il dettaglio dello specifico trattamento che il prodotto ha subito (per esempio «liofilizzato», «essiccato», «tostato»…).
Come diceva Gino Bartali, «Tutto sbagliato, tutto da rifare».