Se si vuole incentivare il consumo di prodotti a base vegetale, è meglio non scrivere sulle confezioni o sui menu le parole ‘vegetariano’ o ‘vegano’. Contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, infatti, queste diciture scoraggiano chi non segue una dieta prevalentemente o esclusivamente vegetale. D’altro canto, questi ultimi, anche se un alimento vegetale non reca sulla confezione le due diciture, non si sbagliano e non acquistano prodotti con ingredienti di origine animale.
Per capire come aumentare la quantità di alimenti vegetali consumati dagli onnivori e contribuire così agli obiettivi di sostenibilità come quello indicato dallo UK Climate Change Committee, che prevede una riduzione del consumo di carne del 20% entro il 2030 e del 35% entro il 2050, i ricercatori del MediaLab del Massachusetts Institute of Technology hanno effettuato due serie di test, i cui risultati sono stati poi illustrati su Appetite.
Nella prima è stato chiesto a circa 160 studenti che dovevano prendere parte a un evento di indicare preventivamente quale, tra due opzioni – wrap con hummus (vegano) o con insalata greca (vegetariana perché contenente formaggio, la feta) – avrebbero desiderato mangiare, e sono stati mostrati loro due tipi di menu. In uno di essi, accanto al wrap con hummus, era scritto appunto vegano, tra parentesi, mentre nell’altro, identico, non c’era alcuna scritta di questo tipo. Il wrap con insalata greca non era mai evidenziato come vegetariano. I risultati hanno mostrato chiaramente che quando non c’è alcuna segnalazione, gli studenti scelgono più spesso l’opzione vegana con hummus rispetto a quando è presente. Quando c’è la scritta, invece, le preferenze si orientano di più verso il piatto con insalata vegetariana.
Alla seconda serie di test, condotti online, hanno preso parte circa 700 persone, alle quali è stato chiesto di scegliere un pasto tra i due offerti in cinque menu: vegetariano o con carne; vegano o con carne; vegano o vegetariano; solo vegetariano; solo vegano. Anche in questo caso, accanto ai piatti, in alcuni casi c’era scritto vegetariano o vegano, e in altri era visibile la lista degli ingredienti, senza nessuna specifica attribuzione. Di nuovo, le scelte hanno mostrato che la presenza della dicitura scoraggia e che quando non è presente c’è un aumento del 10% delle scelte di prodotti a base vegetale.
Un’altra indagine, riferita da FoodNavigator, conferma l’effetto deterrente delle scritte. A effettuarla è stata l’azienda inglese di sostituti vegetali di formaggi e latticini Julienne Bruno, che non segnala in maniera evidente la natura vegetale dei suoi prodotti e che ha chiesto a 2mila persone di esprimersi. Quasi il 40% degli intervistati ha affermato di voler avere una dieta più sostenibile ma, anche in quel caso, di non amare le diciture. In particolare, è stato chiesto che cosa ne pensassero della dicitura plant-based e il risultato è stato netto: il 37% non la ama affatto, così come il 32% non gradisce l’indicazione vegan. Persino tra i vegani, il 37% non ama vedere scritto che un certo cibo è plant-based.
I motivi dell’effetto negativo dell’indicazione non sono chiari: probabilmente, a livello inconscio, i consumatori si sentono più liberi di scegliere, se non vedono scritte specifiche. Inoltre, soprattutto per i non vegetariani o vegani, potrebbe esserci una scarsa fiducia nella qualità organolettica di un alimento definito così. Ciò che conta, comunque, è che eliminare questo tipo di diciture può essere uno strumento efficace per ridurre il consumo di carne, da attuare ovunque e con costi bassissimi.
© Riproduzione riservata Foto: Sundry Photography – stock.adobe.com (copertina), Depositphotos, Julienne Bruno
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Giornalista scientifica
Lo dico io: le alternative vegane sono spesso piene di ingredienti poco sani. Le “bevande vegetali” ne sono un esempio: olio di colza, gomma di Xantan, stabilizzanti e tanto altro. A un certo punto preferisco carne e derivati veri a un composto solo apparentemente equivalente di 50 diversi ingredienti il cui impatto ambientale è comunque enorme.
Commento perfetto… 90 minuti di applausi!
Il business del cibo “vegano” implica in moltissimi casi un’industrializzazione intensiva dei processi produttivi, con buona pace di chi li ritiene più salubri, più sostenibili e magari, per oscure ragioni, anche più etici.
Rispondo a tutti e due i “campioni” qui sopra, studiate ! Gli alimenti vegan e/o vegetariani anche industriali sono sempre e comunque migliori di quelli con derivati animali. L’olio di colza o di cocco e 1000 volte meno impattante di quello di palma che è alla base della maggior parte degli alimenti dolciari che mangiate da onnivori. Dovete informarvi meglio, e ignorate cosa c’è dietro l’industria alimentare sia onnivora che plant based e per essere del tutto onesti noi vegani di solito mangiamo prodotti integrali e ricerchiamo prodotti a km zero, le alternative servono per intortare voi!!!
Sig. Boccia, intanto stia un po’ più al suo posto visto che io sarò anche un campione ma di certo noi non ci conosciamo. Non mi sembrano, i suoi, degli argomenti così solidi, scientifici e inoppugnabili, si limita ad usare una serie di giudizi qualitativi del tutto soggettivi e anche alquanto arbitrari. Quanto ai c.d. prodotti alternativi le dò ragione, sono proprio come li descrive lei: un’invenzione commerciale per richiamare e spillare soldi a chi è onnivoro. Dunque io sono ben contento di bere/mangiare i miei 200 ml. di latte fresco intero vaccino ogni santo mattino, per tacere del resto. Lei rimanga comodamente col suo latte (anzi: estratto) di soja e col suo gustosissimo tofu.
Cordialità.
@Fernando Boccia
Non ho capito il discorso dell’olio di palma: nei prodotti vegani e vegetariani è assente?
La maggior parte delle bevande vegetali contiene il succo del prodotto (avena, soia, riso ecc…) decorticato, acqua, talvolta zucchero e addensante (tipo la farina). Quindi evita di scrivere inesattezze, campione….
La parola Vegano indica uno stile di vita che contiene anche il cibo, non una che lo descrive, il concetto è molto più ampio. La dicitura plant based invece descrive il cibo. Sulle confezioni di carne non c’è scritto onnivoro o carnivoro, quindi è corretto che su quelle a composizione vegetale non ci sia scritto vegano o vegetariano. Plant based significa a base di piante, né uova né latte, né i loro derivati mi pare crescano sugli alberi, quindi la differenza tra vegetariano e vegano dovrebbe essere rappresentata esclusivamente dallo stile di vita e non dal cibo ingerito, che dovrebbe essere di natura esclusivamente vegetale, Ma in una cultura a base di cibi animali dove spesso nei ristoranti troviamo piatti a base di tonno nel menù cosi detto “vegetariano”, c’è poco da fare, il problema è l’ignoranza, non le parole create per colmarla.
Sugli ingredienti di molti prodotti cosi detti “vegani” invece, ancora una volta non è un problema della dieta plant based che tecnicamente nemmeno li considererebbe, ma dell’industria, che fiutato il business del momento decide di dargli dentro, industria spesso e volentieri capeggiata da un industriale “onnivoro”.
Siccome non è sempre chiaro un prodotto sia vegano e non sempre mi va di leggermi tutta la lista ingredienti cerco di comprare i prodotti che conosco e spesso al supermercato non compro perché non ho né tempo né voglia di leggere tutti gli ingredienti.
Siero di latte ovunque