Pasticcere o commesso mette cartellino con scritta vegan su cinnamon buns vegani; concept: vegano, plant-based

Se si vogliono stimolare le persone a mangiare meno alimenti di origine animale e più cibi di origine vegetale, è meglio non etichettare i prodotti vegetali con scritte quali “vegano”. Inoltre, è utile puntare sulla sostenibilità e sugli aspetti legati alla salute.

Il termine “vegano” in etichetta

Dopo lo studio di qualche mese fa e altre ricerche sullo stesso tema degli ultimi anni, un’altra indagine conferma che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, apporre l’etichetta “vegano” a un prodotto che contiene solo vegetali non attira più potenziali consumatori, tra chi si dichiara onnivoro. Se invece si sottolineano i benefici ambientali e quelli per la salute (o entrambi) di un’alimentazione a base non animale, aumenta l’interesse. In particolare ciò avviene proprio tra coloro che dichiarano di mangiare abitualmente carne e latticini e che, quindi, teoricamente, sono il bersaglio ideale di questo tipo di strategia.

Uomo esamina etichetta di una conserva vegetale in vaso di vetro davanti agli scaffali del supermercato
Nello studio hanno interpellato oltre 7.400 cittadini

Lo studio, pubblicato su Journal of Environmental Psychology dai ricercatori del Wrigley Institute for Environment and Sustainability dell’Università della California del Sud, è stato condotto su un campione molto ampio, di circa 10.000 persone maggiorenni che partecipano Understanding America Study (UAS), un’indagine che, di volta in volta, approfondisce qualche aspetto della vita degli americani, includendo persone di tutti i tipi.

Lo studio

Nel caso specifico, hanno interpellato oltre 7.400 cittadini, e hanno chiesto loro di scegliere liberamente tra due tipi di confezioni con alimenti definiti gourmet. Uno che comprendeva carni e latticini, e uno tutto vegetale. Si sono suddivisi i prodotti in cinque modi diversi: “vegano”, “a base vegetale”, “sano”, “sostenibile”, “sano e sostenibile”, e le risposte hanno mostrato il diverso appeal dei termini. Infatti:

·      solo il 20% ha scelto, tra quelli senza prodotti animali, i prodotti su cui era scritto “vegano”, e il 27% quelli indicati come “a base vegetale”;

·      al contrario, sempre tra i prodotti non animali, il 42% ha scelto alimenti che recavano la scritta “sano”, il 43% quelli con l’indicazione “sostenibile” e il 44% quelli che sottolineavano entrambi questo aspetti. L’effetto-etichetta, come lo hanno chiamato gli autori, è stato più marcato tra coloro che si definiscono onnivori.

Assortimento di sostituti vegetali della carne (burger, salsicce, trita, nugget e cotolette) attorno a una lavagnetta luminosa con la scritta “plant based meat”; concept: prodotti vegetali, prodotti vegani
Gli ultimi studi confermano quanto avere un’alimentazione vegetale possa essere positivo per la salute

Obbiettivo della COP28

La riduzione del consumo di carne e latticini è tra gli (Nature) obbiettivi nei documenti dell’ultima COP, la 28, appena svoltasi a Dubai. Finalmente è stato messo nero su bianco che il sistema degli allevamenti è una delle principali fonti di emissioni, rappresentando fino al 70% di tutte le emissioni associate al cibo (che, a loro volta, sono un terzo del totale). Dimezzare il consumo di carne, sostituendo le proteine animali con altre fonti proteiche, significherebbe ridurre di un quarto le emissioni del sistema alimentare. Per questo che è necessario impegnarsi.

Ciò significa che i 134 governi firmatari dovranno essere proattivi, anche se il documento non è un obbligo, ma una dichiarazione di intenti.

Gli ultimi studi

Poi ci sono gli aspetti legati alla salute. Negli stessi giorni in cui uscivano lo studio sulle etichette e il report della COP28, altri due studi hanno visto la luce confermando quanto avere un’alimentazione vegetale possa essere positivo per la salute.

Nel primo, uscito sullo European Journal of Clinical Nutrition, 244 persone in sovrappeso hanno seguito una dieta vegetale oppure una di controllo, con proteine animali, senza restrizioni particolari (né sulle calorie, né sulla qualità, soprattutto dei sostituti vegetali) per 16 settimane. Alla fine si è visto che chi aveva mangiato prodotti vegetali, sia di buona qualità che di valore nutrizionale più dubbio, aveva perso peso (-5,9 chili, in media), mentre chi aveva avuto una dieta onnivora era rimasto stabile.

Il secondo, uscito su Diabetes & Metabolism, invece, ha confermato ancora una volta l’effetto positivo di una dieta con molti vegetali sul rischio di sviluppare un diabete. In questo caso si sono analizzate le abitudini e i dati medici di oltre 113.000 seguiti per 12 anni, contenuti nella UK Biobank. Il risultato è stato che chi mangia più vegetali ha una diminuzione del rischio di diabete di tipo 2 che può arrivare al 24%, soprattutto se contemporaneamente si riduce il consumo di ultra processati e di cibi con molti zuccheri.

Non mancano, quindi, gli argomenti per sostenere una dieta con meno proteine animali. E le segnalazioni in etichetta possono dare una grossa mano, se enfatizzano gli aspetti giusti.

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