La lettera sulle uova Naturelle Eurovo
Faccio spesso la spesa nei supermercati Lidl, e oggi ho acquistato in un punto vendita di Asti una confezione di uova attirato dalla dicitura sull’etichetta ‘Le uova del Piemonte’ riportata tre volte in caratteri tipografici ben visibili (vedi figura 1). Inizialmente ho pensato di aver contribuito ad accorciare la filiera ma, arrivato a casa mi sono accorto che sull’etichetta in un angolo della confezione compare la dicitura “Confezionato per Eurovo in via Mensa, 3 Santa Maria in Fabriago (Lugo) Ravenna” (vedi figura 2). C’è qualche cosa che non mi quadra.
Ecco la risposta di Eurovo
Quanto segnalato dal lettore – che ringraziamo per aver scelto le Naturelle – è una conferma della totale trasparenza e correttezza della nostra etichettatura. Le uova acquistate ad Asti provengono effettivamente ed esclusivamente da allevamenti piemontesi. La scelta di esplicitarlo sulla confezione con ‘uova del Piemonte’ significa valorizzare il territorio non solo dal punto di vista ambientale ma anche da quello dell’indotto economico.
A garanzia del consumatore, Gruppo Eurovo raccoglie le uova deposte e le convoglia nei centri di selezione e confezionamento secondo rigidi controlli di qualità e sicurezza con lampade e crack detector. Solo le uova conformi agli standard di qualità e ai dettami di legge arrivano sul mercato. Prima di essere confezionato per la vendita al dettaglio, ogni uovo è tracciato attraverso un codice identificativo che ne indica la provenienza, l’ubicazione e la tipologia di allevamento.
Queste operazioni richiedono la creazione di strutture e l’applicazione di sofisticate tecnologie che non possono essere replicate presso ogni allevamento. Per Gruppo Eurovo, i centri di confezionamento delle uova provenienti da allevamenti piemontesi sono in provincia di Treviso e di Ravenna. Esattamente come indicato sulla nostra confezione.
© Riproduzione riservata Foto fornite dal lettore
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Giusta spiegazione
Quindi deduco che la maggioranza delle uova si spara un sacco di km solo per essere controllata, stampata e rispedita alle distribuzioni e quindi ai negozi. Non giudico perché non sono del mestiere, ma preferisco sapere che frutta, verdura , carne e uova che mangio abbia fatto il minor tragitto possibile prima di arrivare a me. Comunque l’azienda è trasparente nella risposta.
ma che giusta spiegazione, la cliente lamentava il nn senso di fare attraversare la pianura padana x la confezione, altro che accorciare le filiera
Alla faccia del KM zero.
Ricapitolando, le stesse uova percorrono 350 km. per passare sotto “lampade e crack detector” (sofisticate tecnologie?) e poi altri 350 km. per essere riportate nei punti vendita piemontesi.
Traffico e inquinamento, questi sconosciuti.
“Prima di essere confezionato per la vendita al dettaglio, ogni uovo è tracciato attraverso un codice identificativo che ne indica la provenienza, l’ubicazione e la tipologia di allevamento” . Ma tale operazione non è conforme a quanto prescritto in termini di legge? Perché “pubblicizzare” delle operatività previste come dei plus che non esistono?
Leggo un sacco di lamentele inutili, come sempre…
Peccato che le uova non vengano vendute solamente in Piemonte, perciò perché non considerare che, le medesime, una volta lasciato il Piemonte e raggiunto l’Emilia Romagna, poi possono essere venute anche in quest’ultima? O in altre regioni?
Volete km 0? Compratevi i polli e coltivatevi la terra… Fino ad allora, mangiate aria fritta!
Condivido pienamente i commenti lasciati dagli altri consumatori. Aggiungo che la giustificazione data dall’azienda non mi convince minimamente e non comprerò più le vostre Uova.
Io proprio per questo, avendo a disposizione del terreno libero, l’anno scorso ho preso delle galline ovaiole che alimento come facevano i nostri nonni; posso dirvi che la differenza in termini di caratteristiche organolettiche con le uova del supermercato è percepibile in maniera sostanziale