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Il consumo regolare di alimenti ultra processati è associato a un aumento significativo di sviluppare un diabete di tipo 2. Al contrario, una dieta basata su alimenti minimamente processati e su cibi cucinati in casa ha un effetto preventivo. Questo il risultato dell’ultimo studio della serie EPIC (da European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), la grande indagine di popolazione condotta su centinaia di migliaia di cittadini europei sui rapporti tra cibo e salute (nella formulazione originaria tra cibo e tumori, ma nel tempo i dati sono stati più volte usati anche per studiare altre correlazioni).

Evidente, quindi, il consiglio che emerge dalle pagine del lavoro, appena pubblicato su The Lancet Regional Health: per prevenire il diabete di tipo 2, bisogna cercare di mangiare il più possibile piatti cucinati, basati su pochi ingredienti freschi e ricchi di nutrienti, ed evitare il più possibile quelli industriali.

Lo studio sugli ultra processati

In questa parte di EPIC, cui hanno preso parte anche ricercatori dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano e delle Università di Torino e di Napoli (Federico II), si sono presi in esame i dati di oltre 311.000 cittadini di otto Paesi, tra i quali l’Italia (oltre a Francia, Regno Unito, Germania, Spagna, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi), seguiti per un periodo medio di 10,9 anni. Durante l’osservazione, tra di loro ci sono state oltre 14.200 nuove diagnosi di diabete di tipo 2.

Verificando il tipo di dieta, gli autori hanno dimostrato che, a ogni 10% di ultra processati in più al giorno (in percentuale, espressi come grammi al giorno) corrispondeva un aumento di incidenza di diabete del 17%: il legame è dunque forte. Viceversa, a un 10% di cibi minimamente processati o cucinati (le due categorie sono state considerate da sole, o insieme) in più corrispondeva una diminuzione di casi di diabete compresa tra il 6 e l’8%. Inoltre, la sostituzione del 10% di cibi industriali con il 10% di alimenti più semplici implicava un calo delle diagnosi 14%.

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L’Italia risulta essere all’ultimo posto per quantità di alimenti minimamente processati e cucinati a casa consumati ogni giorno

Alcune eccezioni

È interessante riportare un’anomalia dello studio per quanto riguarda il ruolo di singole categorie di prodotti quali, per esempio, i cereali da colazione, i biscotti, il pane, i dolci e i dessert e i sostituti vegetali della carne, che sembrerebbero contribuire a una diminuzione del rischio.

Si confermano invece come pessimi per la salute – in questo caso per quella del pancreas – i piatti pronti da mangiare, gli snack salati, i cibi di origine animale, le bibite zuccherate e quelle dolcificate. Da notare poi che, purtroppo, nonostante l’opinione pubblica pensi il contrario, l’Italia risulta essere all’ultimo posto per quantità di alimenti minimamente processati e cucinati a casa consumati ogni giorno (il 63% del totale), mentre la Francia è il Paese che ha la percentuale più alta (81%). Anche per il consumo di prodotti processati l’Italia è in cima alla classifica, con il 25% del totale delle calorie quotidiane, mentre il Regno Unito ha il primato opposto, con il 7,6%. Per gli ultra processati, proprio il Regno Unito conquista il primo posto, con il 17,4% quotidiano, e l’ultimo alla Francia, con il 6,9%.

Quanto alle cause del rapporto tra questi alimenti e il diabete di tipo 2, per il momento non se ne è riusciti a identificare una specifica, anche se la maggior parte dei ricercatori ritiene che la malattia sia una diretta conseguenza dell’aumento di peso associato agli ultra processati.

Un mercato in evoluzione

Uno degli aspetti forse più interessanti dello studio è quello relativo al ruolo differenziato di prodotti spesso considerati di bassa qualità che, invece, possono avere effetti positivi. Secondo gli autori, i consumatori non sono consapevoli del fatto che non tutti gli ultra processati sono uguali, e che le aziende stanno cercando di migliorare le ricette, in alcuni casi proponendo nuove versioni decisamente migliorate. Dovrebbero essere informati di più, e meglio. Il sito Food Navigator, ricorda come spesso le persone ne sappiano troppo poco, e siano anche molto tiepide sul fatto di avere prodotti più sani, riformulati. Il motivo è che, in assenza di motivazioni forti, se amano un certo alimento, vorrebbero che questo rimasse immutato. Non a caso, una delle strategie più efficaci, per le aziende, è quella di modificare le ricette molto gradualmente, in modo da dare il tempo ai consumatori di abituarsi a piccole modifiche.

Anche da questo punto di vista, è quindi necessario spiegare meglio perché rinunciare a qualcosa in termini di gusto può significare avere grandi benefici per la salute, e questa responsabilità è in capo anche ai produttori, oltreché alle autorità sanitarie.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos

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luigiR
luigiR
21 Ottobre 2024 15:42

L’argomento nutrizionistico qui trattato costituisce una nozione di base, per la quale il governo e, nello specifico, il ministero della salute, dovrebbe spendersi a più non posso in questo nostro Paese. Purtroppo, invece, è prono alle lobby e assente sul piano della prevenzione, non rendendosi conto che attivarsi varrebbe a dire investire oggi per risparmiare sulla sanità in futuro.

Clay
Clay
22 Ottobre 2024 11:20

Si è persa la cultura del cibo che avevamo già negli anni 80, se non è bello e buono non si mangia. Quando spesso se un cibo è buono non è detto che faccia bene o almeno non faccia troppo male. Trovare ispirazione dai content creator per fare una semplice colazione… mah… carboidrati odiati e via giù di uova, proteine, grassi ed affini.

Gina
Gina
25 Ottobre 2024 16:23

In questo preciso istante sto seguendo su Rai 3 la trasmissione “Gocce di petrolio”..Si sta discutendo di come i “cibi ultra processati” stiano facendo ammalare, e addirittura morire ,la popolazione europea e mondiale .Si parla infatti di gravi conseguenze come il diabete di tipo 2, di malattie cardiovascolari ,di ansia e disturbi mentali,di tumori ,Se i bambini, anche italiani , stanno accusando problemi di peso non e ‘ a causa del poco movimento o del cellulare ,ma perché mangiano continuamente cibi ultraprocessati .L’ industria alimentare dei cibi ultraprocessati e’la stessa che una volta gestiva anche l’ industria del tabacco .Sappiatelo .Le industrie che fanno ammalare sono 5 .Quella dei combustibili fossili ,quella del tabacco,quella dell alcol, quella alimentare con i cibi ultraprocessati ,ed io aggiungerei anche quella farmaceutica ( che ha sempre grandi interessi )Ricordiamo che tra i cibi processati troviamo il pane in cassetta industriale venduto nei supermercati ,( e quindi non acquistato dal fornaio ) , i surgelati ,i biscotti ,le patatine in busta ( che grandi e bambini amano tanto) ,le lasagne già preparate ,le barrette energetiche o di cioccolato .Insomma tutto ciò che non abbia bisogno di essere cucinato ,ma solo introdotto nella bocca e masticato…! Andate a vedervi l interessante trasmissione ” Gocce di petrolio” su Rai 3 che ha trattato l argomento dei cibi ultraprocessati in modo davvero esaustivo e decisamente coraggioso…..!!

Roberto La Pira
Reply to  Gina
25 Ottobre 2024 17:15

I cibi ultraprocessati hanno tante colpe, ma il sovrappeso l’obesità dei giovani e dei bambini sono correlati principalmente ad uno stile alimentare scorretto basato anche su cibi ultraprocessati.

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