Uliveto e Rocchetta: nuovo procedimento dell’Antitrust per pubblicità ingannevole. Bisogna dire stop alle acque della salute e ad anni di furberie
Uliveto e Rocchetta: nuovo procedimento dell’Antitrust per pubblicità ingannevole. Bisogna dire stop alle acque della salute e ad anni di furberie
Roberto La Pira 10 Luglio 2014Oggi è arrivata la bella notizia: l’Antitrust ha avviato un nuovo procedimento contro Uliveto e Rocchetta che da anni utilizzano lo slogan ingannevole “Acque della salute” e affiancano la pubblicità ad associazioni di medici. Ci aspettiamo da questo nuovo procedimento una seconda censura e una multa molto più severa in grado di convincere la società Cogedi International (proprietaria dei marchi Uliveto e Rocchetta) a rispettare le regole e le sentenze. La società infatti negli ultimi 10 anni ha dimostrato di non prendere in seria considerazione i provvedimenti di censura collezionati. Il motivo di tanta supponenza è forse da ricercare nella scarsa entità della multa decisa nel dicembre 2013 dall’Antitrust (100 mila euro) che ha un’incidenza del tutto irrilevante sul budget del marketing (Uliveto e Rocchetta vendono da 400 a 500 milioni di bottiglie ogni anno).
Anche le sentenze del Giurì della pubblicità, che non prevedono multe, sono state snobbate. Il secondo motivo di questa vicenda riguarda lo scarso rilievo che hanno avuto queste decisioni su: giornali, tv, radio e siti internet. 60 milioni di italiani convinti dagli spot, credono che Uliveto e Rocchetta siano realmente “acque della salute” visto che quasi tutti i media hanno distrattamente dimenticato di informare lettori e ascoltatori sulle numerose condanne, forse per non precludersi la possibilità di ospitare future campagne dal budget milionario.
Il Fatto Alimentare ha dedicato diversi articoli alle furberie pubblicitarie di Co.ge.di International. La prima censura risale a 10 anni ed è firmata dal Giurì, che riteneva scorretto lo slogan “Le acque della salute“, perché attribuiva alle minerali un requisito di superiorità inesistente rispetto alle altre marche. I manager di Rocchetta e Uliveto hanno però continuato ad utilizzare lo slogan limitandosi a togliere l’articolo “Le”. La furberia è stata smascherata da una nostra segnalazione, ma la società è andata avanti imperterrita con campagne apparse sul quotidiano La Repubblica e altri giornali, dove Rocchetta e Uliveto fanno sempre riferimento ai benefici per la salute.
L’ultimo provvedimento risale al dicembre 2013 quando l’Antitrust censura un messaggio (*) e decide una multa di 100 mila euro alla Co.ge.di International e a altri 30 mila alla Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) che ha supportato con il proprio logo la campagna. Il messaggio censurato aveva totalizzato 150 uscite su diversi quotidiani come il Corriere della sera, La Repubblica, Il Messaggero, oltre a innumerevoli spot su diverse radio e il manifesto è stato affisso in centinaia di studi medici. La multa non sortisce però l’effetto sperato, visto che Uliveto e Rocchetta rilanciano il medesimo slogan e agitano gli stessi temi più volte nel 2014 con altre associazioni mediche Aigo ( Associazione Italiana Gastroenterologi e Endoscopisti Digestivi Ospedalieri) e CLU ( Associazione urologica per la calcolosi).
In questi mesi abbiamo inviato tre segnalazioni all’Antitrust evidenziando il mancato rispetto della sentenza e finalmente oggi è arrivata la notizia del nuovo procedimento. Ci aspettiamo che questa decisione si concluda con un provvedimento severo per dimenticare definitivamente le “acque della salute”, per fare rispettare le regole alla società e per fare sapere ai consumatori che sono state raccontate molte bugie in questi anni. Vi terremo aggiornati.
(*) La sentenza ricorda alcuni di questi slogan ingannevoli abbinati alla bottiglia di Uliveto presentata come un’acqua “per la salute digestiva e la reidratazione” che “aiuta la digestione grazie ai suoi preziosi minerali”, “aiuta a combattere la stipsi”, “aiuta a combattere l’osteoporosi” e “ristabilisce l’equilibrio idrico minerale alterato dopo l’attività fisica” e ancora “digerisci meglio e vivi in forma”, “aiuta a prevenire la calcolosi urinaria”, “aiuta a mantenere i reni puliti”… Accanto alla bottiglia di Rocchetta vengono riportati i seguenti claim “aiuta la diuresi perché mantiene puliti i reni e potenzia la loro azione di filtro”; “amica della depurazione perché contrasta l’accumulo di scorie e tossine dovuti a stili di vita scorretti”; “previene la ritenzione idrica perché bere almeno un litro e mezzo al giorno di acqua aiuta a eliminare i liquidi in eccesso”; “effettua un vero lavaggio interno perché libera l’organismo dalle impurità e migliora l’elasticità e la luminosità della cute”; “previene la calcolosi urinaria perché la sua leggerezza (basso residuo fisso, basso contenuto di sodio, leggermente alcalina) aiuta a contrastare la formazione di calcoli”.
Roberto La Pira
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Leggendo l’articolo sorge un dubbio amletico. Ma il consumatore medio italico è davvero cosi “tonto” da consumare un prodotto allettato da tali mirabolanti prospettive ?
A inizio ‘900, con la scoperta dell’atomo, venivano propagandate come “benefiche” acque minerali indicate come “radioattive” (si spera, in realtà, poco o nulla …)
Ma gli odierni consumatori di quelle acque, le bevono perchè “buone” o solo perchè subornati dalla pubblicità ingannevole ? E quelli dell’acqua che elimina l’acqua ?
Misteri della fede italica (nella pubblicità)
Come diceva il saggio “Ogni giorno nasce un cucco, beato chi se lo cucca ?”
Tutto sommato guardandosi attorno il genere umano non è che brilli eccessivamente per intelligenza; ci sono delle menti superiori per carità ma nel complesso, la massa, è molto eterogenea e a quoziente molto basso. Presi uno ad uno i problemi della nostra società sarebbero anche di facile comprensione e quasi tutti se ne accorgono che siamo giornalmente presi in giro da qualcuno ma, nel mucchio, nel branco, vince la pigrizia, l’astenia totale fino a rasentare l’ignoranza più totale. Ne sono testimonianza pubblicità ancora più assurde di queste; quando vedo un fumatore con in mano un pacchetto di sigarette con scritto “NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE” O “PROVOCA IL CANCRO” penso che menti così possono solo essere malate. Come genere umano siamo messi molto male, siamo in concorrenza con gli animali che seguono solamente l’istinto ma, son sempre più le volte che perdiamo punti nel confronto.
Cucco o non cucco, la normativa sulla etichettatura, in particolare dell’acqua minerale, è chiara e non permette certi giochi.
Se ci si batte per l’onestà dell’etichettatura e della pubblicità, non ci si può far fermare da “ma quanti credono alla pubblicità?”
Stesso criterio applicato, Wanna Marchi era una santa e non una imbonitrice.
Occorre sempre tutelare chi non “ci arriva”, perché non sia vittima di chi invece fa il furbo.
Complimenti per questo commento che ha introdotto un concetto molto importante: “la tutela di chi non ci arriva, perchè non sia una vittima dei furbi”.
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Nella popolazione generale ci sono molte persone fragili, con bassa scolarità, ingenue, depresse, con quoziente intellettivo ridotto da malattie acute o croniche, pazienti psichiatrici…minorenni, bambini…
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La pubblicità (che tra l’altro funziona benissimo (= plagia) persone “normali”) andrebbe censurata pesantemente – all’origine, cioè prima che entri nel circolo mediatico – per tutelare tutte queste persone fragili.
Secondo me si sattovaluta tantissimo il potere subliminale dei mass-media.
A prescindere dal livello culturale di noi esseri umani, da più di 60 anni siamo esposti ad incessanti campagne pubblicitarie che in fin dei conti hanno rivoluzionato le nostre abitudini. In primis quelle alimentari…
A casa mia bevo acqua del rubinetto ma il resto dei miei conoscenti (familiari, amici, parenti) bevono solo acqua in bottiglia. E se gli si da acqua di rubinetto quasi ci restano male.
Perchè? Alcuni sono convinti che l’acqua di rubinetto sia dannosa altri per pura e semplice abitudine. Nel settore alimentare l’antitrust ne ha di lavoro da fare!!!
Concordo! E’ proprio così!
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Un esempio: nel 1994 gli Italiani erano indignati con la classe politica per le ruberie che erano emerse con “mani pulite”.
Oggi dopo un ventennio di “lavaggio di cervello mediatico”, gli Italiani non riescono più ad indignarsi di fronte a tutti gli arresti di politici e tollerano che ci siano inquisiti o pregiudicati in parlamento.
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Altro esempio: chi beveva il tè in bottiglia 30 anni fa? Nessuno!
Oggi è ampiamente entrato nelle nostre abitudini grazie alla pubblicità…
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si potrebbero portare infiniti esempi…l’acqua in bottiglia comunque è un caso eclatante.