cavallo divieto

cavallo-buitoniAnche l’Italia entra nello scandalo della carne di cavallo, portando a 20 i Paesi coinvolti in questa vicenda*. La multinazionale Nestlé ha ritirato dagli scaffali italiani e spagnoli ravioli e tortellini di manzo a marchio Buitoni, una delle tante società che fa capo al colosso alimentare. I lotti ritirati, con data di scadenza fino all’8 aprile 2013, sono nello specifico: “I Ravioli di Brasato Buitoni” e “I Tortellini di Carne” (vedi tabella in basso), entrambi realizzati con materie prime provenienti dall’azienda tedesca H.J. Schypke. I test effettuati, hanno rilevato tracce di DNA equino, nei due preparati che dichiaravano esclusivamente carne di manzo. Per essere precisi la quantità di carne di cavallo nelle decine di prodotti  ritirati dal mercato in altri Paesi oscilla dal 40 al 60% e anche nel caso di Buitoni, la quantità presente nei tortellini italiani dovrebbe rientrare in questo intervallo.

 

La prima segnalazione risale all’8 febbraio, ed è firmata dalla Gran Bretagna. Il report parla di sospetti di frode per la presenza di oltre il 60% di carne equina, utilizzata al posto della carne bovina, senza dichiararne la presenza in etichetta. I prodotti sotto accusa inizialmente erano le lasagne surgelate Findus e altri piatti pronti.

Ma lo scandalo non ha confini cosicché le aziende e i Paesi coinvolti aumentano di giorno in giorno. Hanno ritirato decine di prodotti numerose catene di supermercati tra cui Carrefour, Auchan, Casino, Monoprix, Sistème U, Picard, Aldi e Tesco.

 

Da qui la decisione dalla Commissione europea del 13 febbraio, di invitare tutti gli Stati membri ad eseguire test del DNA nei prodotti alimentari che contengono carne bovina come ingrediente per verificare l’assenza di carne di cavallo, anche l’Italia ha avviato i controlli. In particolare si sono già attivati l’Istituto zooprofilattico di Torino e quello di Napoli Portici, ma i risultati saranno disponibili solo tra qualche giorno.

 

macinatoSecondo il comunicato stampa della Nestlé “non sussistono conseguenze di carattere sanitario e di sicurezza alimentare” eppure non si spiega perché impiegare carne equina senza dichiararla, considerando che il prezzo è più elevato di quella di manzo: al supermercato 29 euro al kg il filetto e 20 il controfiletto.

Quello che preoccupa le autorità sanitarie non è la frode commerciale (scambio di carne di cavallo con bovino), ma l’impiego di carne di cavallo proveniente da animali classificati come non destinati alla produzione di alimenti (non dpa). Il ritrovamento, di tracce di fenilbutazone in diverse carcasse di carne (non è il caso dei prodotti in vendita in Italia), lascia però ipotizzare proprio una vera invasione di campo. Il fenilbutazone è di un farmaco antidolorifico e antinfiammatorio molto utilizzato per i cavalli sportivi e da corsa, la cui carne non deve assolutamente finire nel circuito alimentare

Secondo le nostre fonti, anche in Italia è pratica comune, mandare i cavalli sportivi italiani a fine carriera in Romania, dove vengono macellati per poi essere reintrodotti in maniera fraudolenta nel circuito alimentare sotto forma di carne trita.

 

tortelliniIl ritiro di decine di prodotti sembra confermare l’ipotesi de Il Fatto Alimentare che si tratti di carne di animali non DPA, ovvero di cavalli sportivi o ludici che a fine carriera non si possono abbattere né inserire nella filiera alimentare, avendo subito trattamenti farmacologici incompatibili con un prodotto alimentare. Questi animali rappresentano un costo elevato per i proprietari che devono mantenerli per 10-15 anni e procedere all’incenerimento quando muoiono di vecchiaia. Stiamo parlando di cavalli che rappresentano oltre il 60% del patrimonio equino nazionale e quindi facili da reperire, anche perchè non esiste l’obbligo di tracciabilità e l’anagrafe equina è una struttura molto aleatoria e sottoposta a pochi controlli in Europa. È quindi lecito ipotizzare che la carne di cavallo anonima, utilizzata nelle lasagne e in decine di altri prodotti provenga da cavalli non DPA giunti a fine carriera. Trattandosi di carne illegale probabilmente viene commercializzata a prezzi risibili e il business comincia a diventare interessante.

 

Roberto La Pira e Valeria Nardi 

*Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Hong Kong, Irlanda, Olanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera e naturalmente l’Inghilterra.

© Riproduzione riservata

 

lotti-buitoni

 

Foto: Photos.com, Nestle.it

 

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christian
christian
19 Febbraio 2013 18:25

ho letto diversi articoli su questa frode, ma non capisco una cosa: con la PCR è possibile individura il DNA uno specifico animale ma non capisco se sia possibile eseguire una quantificazione dello stesso. le % di presenza di carne equina sono state riscontrate in azienda o dalle analisi di laboratorio?
grazie

Dario
Dario
19 Febbraio 2013 21:50

Il primo gruppo industriale alimentare del pianeta non ha fatto del suo meglio nella comunicazione della crisi. Perché di crisi si tratta, a prescindere dall’assenza di gravi danni per la salute dei consumatori. Confondere le specie animali delle carni utilizzate non è uno scherzo, ogni carne merita diverso tipo di attenzioni in termini di analisi del rischio (batteri patogeni, residui di farmaci veterinari) e pure con riguardo alle peculiari sensibilità dei consumatori, talora dettate da precetti religiosi.
Considerato il ruolo di Nestlè su diversi tavoli internazionali dedicati alle procedure di gestione della sicurezza alimentare, è legittimo ora attendere una spiegazione credibile su quanto accaduto, dove è perchè, e su quali azioni vengono ora intraprese per evitare il ripetersi di simili incresciosi eventi.
Per i più giovani, un precedente caso-scuola di pessima gestione della crisi da parte dello stesso gruppo può venire facilmente ritrovato digitando su Google i termini ‘Itx crisis’

Massimo
Massimo
20 Febbraio 2013 10:06

Quello che mi stupisce di più è che ci siam fatto vanto di una legge sulla tracciabilità degli alimenti, in particolare quelli di origine animale mettendo in croce il dettagliante che tra un po’ dovrà dichiarare anche il numero di scarpe del macellatore e la grande industria della carne riesce a farla franca?
Il Bollo CE obbligatorio, non prevede controlli sui numeri di capi macellati, sul peso di carne prodotta, e su quello della venduta?

carlo
carlo
20 Febbraio 2013 11:03

Massimo, tracciabilità: il grosso del lavoro burocratico lo fa la tua bistrattata industria della carne, il dettagliante non deve far altro che esporre qualche etichetta o certificato. La legge sulla rintracciabilità è ottima, ma lottare contro delle organizzazioni criminali (perchè di questo si tratta in questo caso: ci devono essere troppe persone e autorità coinvolte…)a volte è difficile. Negli stati uniti c’è una ottima legge che punisce chi fabbrica dollari falsi (è un reato federale, se non ricordo male c’è l’ergastolo) ma il dollaro è la banconota più falsificata al mondo…

mauro
mauro
20 Febbraio 2013 16:56

Siccome il 60% del patrimonio equino nazionale è costituito da cavalli non DPA, allora è lecito ipotizzare che queste carni siano utilizzate illecitamente per le preparazioni di lasagne & co.
Questa è l’insinuazione che gli autori riportano.
Che frodi o inganni ci possano essere è fuori discussione, ma affermare che è “lecito ipotizzare che la carne di cavallo anonima, utilizzata nelle lasagne e in decine di altri prodotti provenga da cavalli non DPA giunti a fine carriera” mi sembra un po’ azzardato.
Non capisco bene, tra l’altro, cosa significhi “carne di cavallo anonima”.
La tracciabilità delle carni è prevista dal reg. 178/2002. Non è ancora prevista che sia riportata in etichetta come per il bovino, nemmeno dal recente regolamento 1169/2011. Credo che, trattandosi di frode, non c’è regolamento o obbligo di etichettatura che tenga. Qui la questione non è il riportare che in quel prodotto ci sia la carne del cavallo “Bortolino” N 1249856, nato in Romania, macellato in Francia ecc ecc. Qui sarebbe bastato indicare che c’era carne di cavallo. Non era questione di violazione della legge sulla tracciabilità, ma sull’etichettatura.

Roberto La Pira
Reply to  mauro
20 Febbraio 2013 18:46

Diciamo che la questione non è proprio così semplice. Il Gurdian di oggi porta avanti una tesi simile alla nostra. Legga il nuovo articolo di oggi.

Comosicus
21 Febbraio 2013 20:19

E facile dare la colpa a gli altri invece di guardare nel vostro giardino!
Che fonte avete voi che dalla Romania si vende carne di cavalo macellata? Romania non vende carne trita!
Sono venuti anche ispettori da EFSA, inglesi per vedere cosa esce fuori e tutto in regola in Romania! Perché non parlate della vostra mafia nel settore alimentare?
Perché non parlate di formaggio di fossa livelli di aflatossina fuori norma, ma si vende lo steso al mercato?
Qua e una problema di etica non una problema di controllo in tutta la Europa ci sono aziende che non scrivono la verità su l’etichetta per fare + soldi. E le grande compagnie sono in primo posto fare queste truffe alimentare.

Roberto La Pira
Reply to  Comosicus
22 Febbraio 2013 10:27

Nell’ultimo articolo sul cavallo parliamo di un grosso commercio illegale di carne di cavallo non dpa in Italia segnalato da un articolo apparso sul Il sole 24 ore. Legga tutti gli articoli e si renderà conto che non è nostra abitudine difendere per principio il made in italy.