Tonni appena pescati appesi in un porto; concept: pesca del tonno

tonno insalato olio

Petizioni online, raccolte di firme, campagne di informazione: quando si parla di tonno in scatola tutte le associazioni ambientaliste sono schierate in difesa degli ecosistemi marini e dei diritti umani. Si tratta di battaglie che non sono combattute invano, perché le aziende più importanti “disturbate” dalle richieste dei cittadini e ancora di più dalle scelte delle catene della grande distribuzione cercano di accontentare consumatori sempre più consapevoli.

L’impatto della pesca è ormai ampiamente documentato: secondo la FAO – che ha anche redatto un Codice di Condotta per una Pesca Responsabile – quasi un terzo degli stock di pesce è sfruttato a livelli biologicamente non sostenibili. Stiamo parlando di una quantità che è triplicata rispetto al 1974, mentre risulta  stabile dal 2007. Per invertire questa tendenza sono necessarie norme condivise a livello globale in grado di regolamentare le attività dei colossi del settore e di arginare la pesca illegale garantendo il rispetto dei diritti dei lavoratori. Quest’ultimo aspetto è cruciale, perché gran parte del pesce in commercio proviene da Paesi in via di sviluppo. Il tonno essendo una tra le specie più pescate nel mondo svolge un ruolo di primo piano.

Adesso Thai Union, colosso dell’industria del tonno – nel mondo una lattina su cinque è prodotta da questa azienda presente in Italia con il marchio Mareblu – si sta muovendo verso una maggiore sostenibilità.

Thai Union, colosso mondiale della pesca al tonno, ha firmato accordi con il WWF che danno avvio a due progetti di miglioramento della pesca

Da poco l’azienda ha firmato l’accordo che dà il via a un Fip (Fishery Improvement Project) nell’Oceano Atlantico orientale.L’accordo coinvolge il WWF, i governi del Ghana e della Costa d’Avorio, e diverse associazioni che rappresentano le flotte di pescherecci. L’iniziativa è stata preceduta in aprile dall’avvio di un altro Fip, nell’Oceano Indiano che coinvolge, oltre a Thai Union, altre aziende, organizzazioni non governative, il WWF e il governo delle Seychelles. Scopo dei Fip è individuare e adottare pratiche in grado di rendere più sostenibile la pesca del tonno per raggiungere gli standard stabiliti dall’MSC (Marine Stewardship Council), una delle più note certificazioni di sostenibilità della pesca. Questa certificazione, pur non essendo esente da criticità, rappresenta un punto di riferimento per valutare i progressi verso la sostenibilità del settore.

“Il WWF – dichiara Cristina Maceroni, responsabile comunicazione per i progetti di conservazione – ritiene  molto importante la collaborazione fra tutte le realtà coinvolte nel tema della pesca (pescatori, industria di trasformazione, distribuzione)  per creare consapevolezza e garantire sostenibilità.”

È del WWF anche il progetto Fish Forward, campagna europea per la sostenibilità che coinvolge aziende e consumatori. L’associazione inoltre ha attivato da poco una collaborazione con Bolton, azienda leader sul mercato italiano con i  marchi Rio Mare e Palmera. Uno degli obiettivi della partnership è di avere entro il 2024 il 100% di tonno proveniente da aree certificate MSC o da progetti di miglioramento della pesca, oltre che incrementare la trasparenza della filiera e sensibilizzare i consumatori sull’importanza della pesca sostenibile.

Thai Union ha sottoscritto anche alcuni impegni con Greenpeace per rendere le sue attività di pesca più sostenibili

Thai Union ha firmato anche un accordo con Greenpeace, associazione ambientalista che si occupa da anni di tonno con la campagna Tonno in trappola con la classifica delle scatolette basata su criteri ecosostenibili. Nell’ultima edizione di questa “graduatoria” il marchio Mareblu ha ottenuto un piazzamento scarso, a causa delle promesse non mantenute di Thai Union.

Ora le cose dovrebbero cambiare, grazie agli impegni dell’azienda tailandese, che si articolano su diversi aspetti:

  • ridurre del 50% i sistemi di aggregazione per pesci (FAD, Fish Aggregating Device) utilizzati dalla propria filiera entro il 2020 (i  FAD sono oggetti galleggianti che “attirano” i pesci e ne facilitano la cattura, provocando spesso la morte accidentale di specie come squali, tartarughe e tonni giovani, che sono ributtati in mare).
  • Limitare drasticamente il trasbordo di pesce in mare aperto, fenomeno che permette alle navi di operare in modo continuo e interrotto per mesi o anni, favorendo le pratiche illegali e lo sfruttamento dei lavoratori.
  • Garantire la presenza di osservatori indipendenti su tutte le imbarcazioni che fanno trasbordi di pesce in mare, e assicurare un completo controllo (umano o elettronico) su tutti i pescherecci che riforniscono Thai Union di tonno.
  • Sviluppare un codice di condotta per  i pescherecci della propria filiera, per garantire agli uomini che lavorano sulle imbarcazioni condizioni eque, con audit indipendenti, i cui risultati siano accessibili al pubblico, e una precisa tempistica per assicurare il raggiungimento degli obiettivi.
  • Diminuire in modo significativo l’utilizzo dei palangari, incrementare la pesca con la canna e migliorare le misure necessarie per ridurre le catture accidentali di altre specie marine.
  • Passare a una piena tracciabilità digitale, consentendo ai consumatori di risalire la filiera.
tonno pomodori
Anche le scelte di diverse aziende della filiera del tonno in scatola hanno spinto Thai Union a impegnarsi verso la sostenibilità

Secondo Sarah ​King, responsabile della campagna Oceani di Greenpeace USA: “Gli impegni di Thai Union sono il risultato delle pressioni di Greenpeace, dei nostri alleati e di sostenitori in numerosi Paesi, che hanno chiesto all’azienda di “ripulire” il  modo di approvvigionarsi di tonno per essere più sostenibili e socialmente responsabili. Quasi 700 mila persone hanno fatto queste richieste, inoltre le scelte di diverse aziende della filiera hanno spinto Thai Union a migliorare politiche e pratiche di approvvigionamento: tutto ciò ha contribuito a orientare l’azienda in una direzione migliore.”

“Thai Union e Greenpeace condividono la necessità di tutelare la salute dei mari oggi e per le future generazioni – spiega Darian McBain, direttore per lo Sviluppo Sostenibile del colosso tailandese.– Questi accordi rientrano nella strategia Sea Change che prevede una serie di azioni per rendere sempre più sostenibile, etica e trasparente la pesca del tonno.”

“Se Thai Union terrà fede ai propri impegni con successo – afferma King – saremo di fronte non solo a  un cambiamento importante nella filiera, ma anche a un segnale molto forte  per l’industria: segno che la proliferazione dei FAD, lo sfruttamento dei lavoratori, i trasbordi in alto mare e lo spreco delle forme di vita marine non saranno tollerati più a lungo. Greenpeace controllerà che l’azienda mantenga gli impegni presi, riferirà di questo alle aziende del settore, terrà informato un audit indipendente, e continuerà a investigare ad ampio raggio sulla filiera di approvvigionamento del tonno, per tenere alta l’attenzione delle imprese alla responsabilità”

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