I consumatori hanno il coltello dalla parte del manico: più di ogni attività di controllo, per tutelare il tonno rosso (Thunnus thynnus, detto anche pinna blu) sono fondamentali le scelte compiute nei mercati e nei ristoranti di lusso. Per questo sushi, sashimi, tartare e tagliate della pregiata specie sono pietanze da rispedire al mittente. «Per una ragione etica dovremmo sempre chiedere la natura e l’origine del prodotto: così potremo scegliere se accettarlo o meno», spiega Giuseppe Notarbartolo Di Sciara, docente di biologia ed ecologia marina all’università di Milano. «Di fronte a chi ci offre un piatto di tonno rosso, non dovremmo porci troppi dubbi: va sempre rifiutato».
La specie, nonostante un lieve miglioramento rispetto agli scorsi anni, non vive una condizione ottimale. Il business fiorito attorno ai suoi piatti ha inferto un colpo quasi letale. Basti pensare che una multinazionale come la Mitsubishi detiene il controllo sul 60% del pescato nell’Atlantico e che nel 2010 in Giappone, dove finisce il 90% del tonno rosso che poi entra in commercio, è stato venduto l’esemplare più caro di sempre: 177mila dollari per un pesce di 233 chilogrammi, circa 760 dollari al chilo.
Di fronte a un tale volume di affari, i piani di gestione adottati dall’International commission for the conservation of the Atlantic Tunas (Iccat) non hanno tutelato i pregiati tonni pinna blu, arrivando addirittura nel 2010 ad essere accusato dall’Economist di cospirazione internazionale per razziare tutto il tonno rosso in circolazione. L’istantanea del momento, però, è meno negativa rispetto alle precedenti stagioni. La presa d’atto ha convinto l’Iccat a ritoccare di poco all’insù la quantità totale massima che è possibile pescare nelle acque mondiali nel 2013: da 12900 a 13500 tonnellate. «La situazione è migliorata da quando l’Iccat ha dato ascolto al proprio comitato scientifico e all’Unione Europea», precisa Marco Costantini, responsabile del programma mare del Wwf Italia. «Però il timore che si possa avere l’estinzione della specie rimane fondato. Servono regole precise e una costante attività di controllo per evitare la pesca illegale».
Il nostro Paese, in realtà, è tra i più attenti alla tutela. Nel 2010 il Ministero delle Politiche Agricole vietò la pesca con una moratoria e da quel momento in poi la flotta volante (d’impatto maggiore rispetto alle due tonnare fisse ancora in funzione) è stata drasticamente ridotta: da 60 a 13, fino a 9 unità che quest’anno potranno pescare al massimo 1950 tonnellate. Ma l’affare, nonostante le contromisure, è ancora ghiotto e i traffici illegali per portare il tonno in Giappone sono frequenti (vedi Report Wwf). Da qui il sospetto che il tetto indicato dall’Iccat sia difficile da controllare.
Pesca illegale e pesca sportiva – per cui c’è il limite di un esemplare di massimo 30 chili per natante – rappresentano le variabili su cui tenere le luci puntate. Gli allevamenti, veri impianti di stoccaggio deputati all’ingrasso della specie, hanno inferto un altro colpo all’ecologia marina. Adesso il tonno rosso si può acquistare in ogni stagione, a un prezzo inferiore rispetto a quello del pescato. È per questo che nei ristoranti Nobu lo si trova nel menu, seppur con l’avviso: “State mangiando un pesce in via di estinzione”. Una contromisura che non favorisce la presa di coscienza da parte dei clienti. I giapponesi si difendono dietro lo scudo della cultura alimentare. Nulla, però, che giustifichi la messa a rischio del tonno rosso.
Fabio Di Todaro
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Sono un armatore di tonniera ed avendi diversificato anche proprietario di un ristorante,Egregio Nptarbartolo di Scaiara io non l’ho mai visto alle riunioni ICCAT,non ho mai visto di studi suoi pubblicati e che facciano testo,non ho avuto mai il piacere di averla sulla mia imbarcazione e non ho notizie che lei sia stato sul campo(mare)per verificare e studiare delle cose che lei scrive.Lei è uno di quelli che scrive non conoscendo la materia.Si informi e se crede opportuno mi chieda,anche se sono convinto che quelli come lei andrebbero messi al bando.Complimenti per le schiocchezze che scrivi.Matteo Consiglio