Tonni appena pescati appesi in un porto; concept: pesca del tonno

Essere del tutto circolari si può: basta organizzare la filiera nel modo giusto. Lo dimostra, con i fatti, il tonno Mare Aperto, in questi giorni al centro di una campagna pubblicitaria in televisione, e presente in diverse catene di supermercati tra le quali Esselunga. Mare Aperto, azienda genovese del gruppo spagnolo Jealsa, è infatti il cuore di un progetto lanciato dalla casa madre molti anni fa, chiamato We Sea, che sta trovando proprio nell’azienda italiana una sua piena realizzazione, dopo che altri marchi del gruppo presenti in Spagna, Cile e Brasile hanno iniziato un percorso analogo. 

L’azienda ha ideato il progetto in collaborazione con il Consiglio superiore di investigazioni scientifiche (Csic) e il Centro per lo sviluppo tecnologico industriale (Cdti) di Vigo, in Spagna. Oggi Jealsa utilizza il 45% della materia prima pescata per l’alimentazione umana, e circa il 2,5% per quella degli animali domestici, venduta con il marchio Pet Select. Tutto ciò che avanza, compresa l’acqua di cottura ricca di oligoelementi, viene trasformato in farine e olio (per circa un terzo) per le acquacolture e simili, oppure (il rimanente 20%) viene trasferito alle industrie cosmetiche e farmaceutiche, per ricavare soprattutto acidi grassi omega tre, collagene e altre sostanze preziose. Jealsa, che è tra i principali gruppi del settore delle conserve ittiche, con oltre 660 milioni di fatturato nel 2019, nel tempo ha dato vita anche a una sua azienda di prodotti naturali, la Valora Marine Ingredients, che lavora sulle diverse frazioni per arrivare a materie prime da fornire alle aziende del settore cosmetico e nutraceutico.

Come si legge nel sito, con il progetto We Sea Jealsa garantisce la piena circolarità perché, essendo il fornitore della materia prima, ha messo in piedi una rete totalmente tracciabile e, applicando tecniche di bioraffineria marina per arrivare a farine e oli, riesce a utilizzare ogni parte del tonno. 

Interessante anche la collaborazione con i gruppi di Riciclaggio e valorizzazione dei residui (REVAL) e Biochimica degli alimenti dellIstituto di investigazioni marine di Vigo, che ha lo scopo di mettere a punto lavorazioni nuove per le diverse frazioni e processi sempre più sostenibili per valorizzare al massimo tutto ciò che si ricava dal tonno.

L’attenzione all’ambiente si articola poi anche in altri modi: per esempio, più di un peschereccio su due della flotta Jealsa aderisce a un progetto per la pesca sostenibile chiamato FIP (Fishery Improvement Project), e il 5% del tonno ha la certificazione MSC. L’azienda, infine, aderisce anche alla Global Ghost Gear, l’iniziativa volta al recupero delle reti abbandonate in mare, e di recente ha dimezzato la plastica per le confezioni monouso: una tappa ulteriore verso l’obiettivo di eliminarla del tutto, per il quale, però, per ora non ci sono date certe. In compenso, il packaging che arriva al consumatore è totalmente riciclabile.

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Luca
Luca
15 Gennaio 2021 14:55

Una volta per povertà avevi già l’economia “circolare” oggi le aziende trovano il modo di massimizzare i profitti fino all’ultima lisca e te lo propinano come marketing.