Secondo la rivista dei consumatori Francesi Que Choisir più della metà dell’olio extravergine venduto nei supermercati si potrebbe declassare a olio vergine di oliva. Nella lista dei prodotti bocciati troviamo anche marche italiane come: Carapelli Classico e Carapelli Bio e Primadonna di Lidl; mentre conquistano il podio dei vincitori l’olio di Auchan, Chateaux Virant e Carrefour.
Secondo il Coi (Consiglio oleicolo internazionale) l’olio extravergine non deve avere difetti sensoriali e deve rispettare anche una serie di parametri come il basso profilo di acidità, e avere un contenuto ridotto di perossidi. Purtroppo la prova più importante è quella sensoriale e su questo punto, necessario per valutare l’assenza di difetti riguardanti il sapore e l’odore, cadono troppe marche. Non superare la prova comporta automaticamente il declassamento a olio vergine. La nuova classificazione non comporta alcun rischio per la salute, ma si tratta di una nota commerciale importante, perché l’olio di oliva vergine costa di meno, proprio per via dei difetti. La rivista ha esaminato anche la presenza di contaminanti e ha condotto prove fisico-chimiche sui vari campioni, ma quasi tutte le marche hanno superato bene le prove. La rivista non esclude che il problema possa essere collegato a condizioni di stoccaggio o di trasporto delle bottiglie condotto in modo non proprio ottimali.
Rispetto ad analoghi test realizzati nel passato, la situazione del mercato oleario francese sembra in netto peggioramento. Nelle prove fatte nel 2019 furono declassati solo 5 oli su 25, 6 su 15 nel 2017 e 8 su 28 nel 2015. È importante sottolineare come nel numero di giugno la rivista Il Salvagente abbia effettuato un test comparativo simile a quello dei francesi, arrivando a declassare 7 marchi su 15 per non avere superato la prova organolettica.
La maggior parte degli oli bocciati presentava valori chimici ai limiti di legge, ma sono stati declassati per via di difetti riscontrati nella fase di assaggio. Il problema si difendono le aziende produttrici potrebbe essere individuato nelle condizioni di stoccaggio o di trasporto non ideali. Caustico il giudizio dei redattori di Que Choisir: “è vero che le nostre analisi riguardano solo un singolo lotto di ogni olio, quindi non si può parlare di frode sistematica o intenzionale da parte dei marchi. Resta il fatto che, per i lotti incriminati, i prodotti testati non erano conformi! Gli sfortunati consumatori che li hanno acquistati sono stati quindi ingannati.” La conclusione è che in commercio può capitare spesso di acquistare olio extravergine che in realtà ha le caratteristiche di un olio vergine.
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24