Le conseguenze dell’emergenza da coronavirus sulla spesa al supermercato sono: orari ridotti, chiusure domenicali e in alcuni casi divieto di acquisto di prodotti “non essenziali”. Continuano le polemiche intorno alla gestione dei supermercati, un servizio fondamentale in questo periodo di emergenza. Complice la diversa interpretazione dei decreti della Presidenza del consiglio.
La catena di supermercati Esselunga ha deciso di ridurre l’orario di apertura. Dal 21 marzo fino a venerdì 3 aprile i punti vendita anticiperanno la chiusura alle 20:00, mentre la domenica l’apertura sarà dalle 8:00 alle 15:30. Nel Lazio, in linea con le disposizioni regionali, i supermercati saranno aperti dal lunedì al sabato dalle 8:30 alle 19:00 e la domenica dalle 8:00 alle 15:00.
Esselunga invita le persone a non affollare i negozi specialmente nelle prime ore del mattino, a fare la spesa da soli, a non usare gli ascensori (tranne i soggetti con problemi) e a mantenere sempre e ovunque la distanza di sicurezza di un metro. Per quanto riguarda il personale la catena ha dotato i dipendenti di mascherine, guanti monouso oltre a gel disinfettante. Le pulizie sono state potenziate e nei negozi ci sono strisce sui pavimenti e nuove segnaletiche per rispettare la distanza di sicurezza nei reparti dedicati alla vendita di pesce, pane, salumi…
Oltre a ciò i clienti hanno a disposizione guanti in prossimità dei box carrelli ed erogatori di gel disinfettante per le mani. Esselunga non sembra avere cambiato idea sul divieto di vendita di articoli come casalinghi (piatti , bicchieri…), cancelleria, piante e oggetti per il giardinaggio, giocattoli, antitarme oltre ai capi di intimo, pur essendo questi articoli esposti sugli scaffali.
Diversa la posizione alcune insegne del Mezzogiorno, tra cui Carrefour, Coop, Despar, Eurospar, Interspar e Famila, che hanno deciso di chiudere le prossime due domeniche. È probabile che oggi anche altre Regioni seguano l’esempio del Lazio. La catena di supermercati Coop oltre ad avere adottato barriere in plexigass alle casse per garantire la protezione dei clienti e dei lavoratori, non pone restrizioni ai prodotti esposti sugli scaffali. Anche se la sovrapposizione dei decreti e il succedersi di interpretazioni ministeriali discordanti hanno creato molta incertezza sulle merceologie che è possibile vendere, con richieste spesso diverse da zona a zona.
“A livello locale – precisa il presidente di Coop Italia Marco Pedroni – alla norma nazionale si sono sommati ulteriori provvedimenti da parte di Regioni, Comuni e prefetti che hanno determinato un quadro disomogeneo, difficilmente gestibile soprattutto da parte di catene che operano a livello nazionale. Caso per caso, stiamo provando a trovare con le autorità locali un punto di equilibrio e di buon senso fra l’osservanza di queste disposizioni e la necessità di garantire ai cittadini tutti i prodotti di prima utilità che possono servire loro, ben consapevoli del servizio essenziale che stiamo svolgendo. Nel merito – conclude Pedroni – chiediamo di poter assicurare gli acquisti di tutti i beni di largo e quotidiano consumo, che non sono solo quelli alimentari e di non complicare la vita ai punti di vendita con chiusure improvvisate di parti di corsie e scaffali. Sarebbe molto utile un provvedimento nazionale che chiarisca per tutti”.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
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claudio panzironi
21 Marzo 2020 10:28
Sono del parere che la riduzione di orario causi una concentrazione di persone che invece si vorrebbe e dovrebbe evitare. A Roma, ad esempio, la chiusura è per tutti alle 19 e i mercati rionali che prima aprivano alle sette ora aprono alle 8:30 alcuni con obbligo di mascherina. Ora, a parte obbligare i cittadini all’uso di un presidio che è introvabile e andrebbe fornito innanzitutto a chi è in rima linea a combattere l’epidemia, mi pare che, come in molti altri casi ed in special modo qui a Roma, si pensi di risolvere i problemi con rimedi di richiamo ma che poi possono rivelarsi un controsenso. Una tra tutti: Il bar tabacchi latteria vicino casa, può rimanere aperto solo per sigarette e gratta e vinci ma non per vendere il latte fresco, quello si, bene assolutamente primario! C’è proprio tutta questa urgenza di consentire alla gente di rovinarsi polmoni e coronarie in questo momento di drammatica emergenza sanitaria?
Tiziana
22 Marzo 2020 21:35
Ma scusate, i pannolini per bambini non li vendete??? Ma state scherzando??? È come non vendere carta igienica.. Ma siete fuori??
Sono del parere che la riduzione di orario causi una concentrazione di persone che invece si vorrebbe e dovrebbe evitare. A Roma, ad esempio, la chiusura è per tutti alle 19 e i mercati rionali che prima aprivano alle sette ora aprono alle 8:30 alcuni con obbligo di mascherina. Ora, a parte obbligare i cittadini all’uso di un presidio che è introvabile e andrebbe fornito innanzitutto a chi è in rima linea a combattere l’epidemia, mi pare che, come in molti altri casi ed in special modo qui a Roma, si pensi di risolvere i problemi con rimedi di richiamo ma che poi possono rivelarsi un controsenso. Una tra tutti: Il bar tabacchi latteria vicino casa, può rimanere aperto solo per sigarette e gratta e vinci ma non per vendere il latte fresco, quello si, bene assolutamente primario! C’è proprio tutta questa urgenza di consentire alla gente di rovinarsi polmoni e coronarie in questo momento di drammatica emergenza sanitaria?
Ma scusate, i pannolini per bambini non li vendete??? Ma state scherzando??? È come non vendere carta igienica.. Ma siete fuori??