Mentre gli oltre 50 Paesi che l’hanno già introdotta studiano gli effetti della tassazione sullo zucchero nelle sue più diverse declinazioni, altri discutono sul provvedimento e si valuta che conseguenze potrebbe avere. Ma anche le stime, come i dati reali, confermano che tassare le bevande zuccherate oppure tutti prodotti che contengono zuccheri aggiunti, con la cosiddetta sugar tax, potrebbe apportare benefici. Questi ultimi alla fine, si possono tradurre in denaro risparmiato, sia dal sistema sanitario, sia in termini di giornate lavorative perse. Giunge a questo tipo di conclusioni anche uno studio coordinato dai ricercatori dell’Università Tecnica di Monaco che valuta quali sarebbero le ricadute economiche e sanitarie se la sugar tax venisse introdotta in Germania.
Sugar tax: due modelli
Come illustrato su Plos Medicine, per limitare le ipotesi, gli autori hanno fatto riferimento a due tipi di tassazione che, grossomodo, rappresentano le due principali declinazioni dello stesso principio. La prima è quella britannica, introdotta nel 2018, che prevede un incremento graduale del prezzo a seconda della concentrazione di zucchero: 18 penny (circa 20 centesimi di euro) per ogni bevanda che contiene tra i 5 e gli 8 grammi di zucchero ogni 100 ml, e 24 penny (poco meno di 30 centesimi) per quelle che superino gli 8 g/100 ml. Questa tassa sta avendo soprattutto un effetto sulla riformulazione dei prodotti. La seconda, definita piatta, è quella varata in Messico, primo Paese al mondo a introdurre la tassa nel 2014, che ha causato un chiaro calo nei consumi. La tassa consiste in aumento di un peso messicano per litro (circa 5 centesimi euro) a qualunque bibita contenga zucchero.
I ricercatori hanno poi applicato i due possibili modelli a tutte le persone con più di trent’anni. Sono stati esclusi, quindi, i più giovani nonostante siano i principali consumatori, perché le conseguenze sulla salute, solitamente, compaiono nella seconda metà della vita. Lo scopo era valutare l’impatto su questo genere di parametri, ipotizzandone le conseguenze su un arco di tempo lungo, pari a 20 anni: dal 2023 al 2043.
I risultati dello studio
Così hanno visto che, se fosse applicata una tassa piatta del 20%, ogni tedesco assumerebbe un grammo di zucchero in meno ogni giorno. Nella fascia di età compresa tra i 30 e i 49 anni, invece, i grammi evitati sarebbero tre. Per simulare gli effetti della tassa britannica, hanno ipotizzato una riduzione del 30% degli zuccheri nelle bevande sul mercato (di entità analoga a quella registrata nel Regno Unito dall’introduzione della sugar tax). In questo caso i grammi di zucchero evitati sarebbero, rispettivamente, 2,3 in generale e 6,1 tra i 30 e i 49 anni.
In Germania, i consumi di zucchero sono elevati: si stima che ogni tedesco, ogni giorno, assuma 95 grammi. Secondo l’OMS invece non bisognerebbe superare il 10% delle calorie giornaliere, pari a circa 50 grammi, in un adulto medio. Pertanto, anche piccole riduzioni sarebbero utili. Al tempo stesso, l’abitudine a consumare bevande zuccherate varia moltissimo da persona a persona, e stime di questo tipo sono effettuate sulla popolazione in generale, quindi è evidente che i grandi consumatori di soda trarrebbero benefici molto superiori rispetto che non ne beve mai o quasi.
Con la sugar tax risparmi per il sistema sanitario
In ogni caso, con entrambe le tipologie di tassa, in tutte le simulazioni è emersa con forza la riduzione delle malattie associate a sovrappeso e obesità, particolarmente marcata nel caso del diabete di tipo 2. Se la tassa applicata fosse quella graduale, in 20 anni, ci sarebbero 244.100 tedeschi che si ammalerebbero più tardi o che eviterebbero di sviluppare il diabete, con un risparmio di 16 miliardi di euro, quattro dei quali in costi sanitari. Se invece la tassa fosse piatta, il risparmio, nello stesso periodo, sarebbe di 9,5 miliardi di euro. Questi numeri, tra l’altro, suggeriscono che una tassazione proporzionale alla quantità di zucchero potrebbe essere più efficace. Probabilmente questo accade proprio perché, costringendo le aziende a rivedere le ricette, avrebbe come conseguenza la presenza di bevande meno zuccherate disponibili per tutta la popolazione, anche a chi non si fa influenzare dal prezzo o ne consuma solo raramente.
Gli autori si augurano pertanto che questi dati diano una spinta ai decisori politici, che stanno discutendo sull’opportunità di introdurre una sugar tax. Anche perché dati usciti in precedenza, all’inizio dell’anno, avevano mostrato quanto già osservato in altre realtà, e cioè che tra il 2015 e il 2021 l’impegno per una riduzione volontaria del contenuto di zucchero, solennemente preso da molte aziende, ha avuto effetti nulli.
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Giornalista scientifica
Tante leggi vengono “edulcorate” (per rimanere in tema) a causa delle lobby presenti al di fuori dei parlamenti che spingono i legislatori a fare gli interessi particolari, nel caso specifico le lobby zuccheriere sono poco interessate alle conseguenze sulla salute dei consumatori e sui costi sanitari per curarsi a causa del consumo di zucchero anche quando non ce ne sarebbe bisogno! (mi sono sempre chiesto perché i lobbisti sono ben accetti nei corridoi dei vari palazzi).
I lobbisti sono ufficialmente riconosciuti a Bruxelles ( esiste un registro dove è obbligatorio registrarsi) come le organizzazioni che raggruppano le associazioni dei consumatori. Il problema è che alcune multinazionali anche aziende italiane hanno uno staff ben organizzato che funziona molto bene