Selezione succhi di frullati colorati sul fondo di legno rustico.

I succhi di frutta possono essere un trabocchetto per i consumatori. L’analisi di un succo venduto come mix di frutti esotici rivela che mela e arancia rappresentano l’86% del contenuto. Tutto legale, ma quanto trasparente? Qualche giorno fa, abbiamo acquistato un succo di frutta Innocent con un nome decisamente accattivante: Ananas, Frutto della Passione, Mela, Mango e Arancia. Prezzo: circa 3,50 euro per una bottiglietta da 900 ml. Sul gusto, nulla da dire: fresco, ben bilanciato, gradevole. Ma a una lettura più attenta dell’etichetta – quella che pochi fanno, ma che diventa un riflesso professionale per chi si occupa di alimentazione – emerge un dato interessante: il contenuto non corrisponde affatto a quanto suggerisce il nome.

La lista degli ingredienti è molto chiara: 4 mele pressate (51%), 4 arance (35%), un quarto di ananas (12%), un po’ di purea di mango (1,7%) e una punta di frutto della passione (0,8%), più un pizzico di acido ascorbico. In altre parole, mela e arancia costituiscono l’86% del contenuto. L’ananas, pur citato per primo nel nome, è solo il terzo ingrediente per quantità, e il frutto della passione è praticamente simbolico.

succo di frutta innocent puro
Il succo di frutta Innocent Ananas, Frutto della Passione, Mela, Mango e Arancia

Legale ma fuorviante

Questo tipo di costruzione comunicativa, per quanto sorprendente, è perfettamente legale. Il Regolamento (UE) n. 1169/2011 impone che gli ingredienti siano elencati in ordine decrescente di peso, ma non stabilisce alcun obbligo sull’ordine degli ingredienti riportati nel nome commerciale. È quindi del tutto conforme alla norma chiamare un prodotto “Ananas e Frutto della Passione” anche se contiene soprattutto mela. L’unico vincolo, previsto dall’articolo 22 dello stesso regolamento, riguarda l’indicazione della percentuale (il cosiddetto QUID) per gli ingredienti messi in evidenza nel nome o in etichetta. Ma in questo caso la mela, pur essendo l’ingrediente principale, viene citata solo dopo ananas e frutto della passione. Il risultato è una comunicazione formalmente corretta, ma potenzialmente fuorviante.

In realtà, l’esempio del brand Innocent non è isolato. Altri prodotti seguono dinamiche simili. Ad esempio, Santàl Dolce di Natura Arancia riporta sulla confezione claim rassicuranti come “100% di origine naturale” e “senza zuccheri aggiunti”. Ma leggendo l’etichetta si scopre che è composto per il 66% da succhi da concentrato: arancia (60%), uva (5%) e limone (1%), più acqua, fibra di agrumi, aromi naturali e acido ascorbico. Non si tratta quindi di un succo fatto solo di arancia, come si potrebbe facilmente credere. E ancora, Santàl Arancia Rossa mostra la stessa dicitura “100% di origine naturale”, ma contiene soltanto il 20% di succo di arancia rossa, insieme ad acqua, zucchero, acidificanti, aromi ed estratti vegetali. Dello stesso “gusto”, troviamo anche Rauch Bravo Arancia Rossa che ha una lista di più di 10 ingredienti di cui il primo è l’acqua.

santal bravo arancia succhi di frutta succo
Altri esempi di succhi con comunicazione formalmente corretta, ma potenzialmente fuorviante

Naturale, 100%, puro…

Questi esempi mostrano bene come espressioni come “naturale” o “100% naturale” non garantiscano affatto che il prodotto sia costituito interamente da arancia, né da un solo tipo di frutta. Per essere certi di acquistare un succo composto esclusivamente da arancia, bisogna cercare in etichetta la dicitura “100% succo di …”. Solo questa garantisce che il prodotto non contenga altre basi, né acqua, né zuccheri aggiunti.

Il punto è che, anche se l’etichetta fornisce tutte le informazioni richieste dalla legge, la percezione che il consumatore ricava dal nome, dalle immagini e dalle frasi promozionali può essere ben diversa dalla realtà. Il rischio è quello di acquistare un prodotto pensando di fare una scelta semplice e “naturale”, quando in realtà si sta consumando una miscela più complessa, magari con una composizione molto distante da ciò che ci si aspetta.
Queste pratiche sono perfettamente conformi alla normativa vigente. Il Regolamento (UE) 1169/2011 impone l’indicazione in ordine decrescente degli ingredienti nell’elenco obbligatorio sul retro, ma non impone alcun vincolo di coerenza tra il nome commerciale e le quantità effettive. Il QUID è richiesto solo per gli ingredienti messi in evidenza, e spesso è riportato in modo poco visibile.

Chi legge l’etichetta?

Tutto questo apre una questione di trasparenza comunicativa, che va oltre la semplice aderenza alla legge. La denominazione di un prodotto influenza in modo decisivo la percezione del consumatore: diversi studi sul comportamento d’acquisto, pubblicati ad esempio sul Journal of Consumer Research, hanno dimostrato che il linguaggio promozionale – anche quando tecnicamente corretto – orienta fortemente le aspettative. Il fenomeno, noto come framing semantico, spiega perché un succo chiamato “Mango e Frutto della Passione” possa sembrare più pregiato, anche se è composto principalmente da mela, frutto tra i più economici sul mercato.
A questo si aggiunge un altro dato poco incoraggiante: secondo alcune ricerche europee, solo il 20-30% dei consumatori legge attentamente le etichette durante l’acquisto, e una percentuale ancora minore si sofferma sull’ordine degli ingredienti o sulle quantità. La maggioranza si affida a ciò che legge frontalmente: nome del prodotto, immagini di frutta, e magari qualche scritta evocativa come “naturale” o “senza zuccheri aggiunti”.

Giovane donna tiene in mano bottiglietta di vetro co succo di frutta o bevanda zuccherata con cannuccia; concept: bibite, smoothies
I succhi non sono tutti uguali: i succhi di frutta 100% sono composti unicamente da succo, senza acqua né zuccheri aggiunti

C’è succo e succo

Vale anche la pena chiarire le differenze tra le varie categorie di prodotti a base di frutta, stabilite dalla Direttiva 2001/112/CE e dal D.Lgs. 130/2003. I succhi di frutta 100% – come quello analizzato – sono composti unicamente da succo, senza acqua né zuccheri aggiunti. I nettari, invece, contengono una percentuale di frutta più bassa (tra il 25 e il 50%, a seconda del frutto), diluita con acqua, e possono contenere zuccheri. Infine, le bevande a base di frutta sono quelle con meno contenuto di frutta: spesso meno del 12%, completato con acqua, edulcoranti, aromi o coloranti. Anche se questa classificazione è chiara per chi lavora nel settore, spesso non lo è per il consumatore, che tende a mettere tutti questi prodotti sullo stesso piano.

Il discorso sul prezzo merita un’ulteriore riflessione. Le mele, secondo i dati Ismea, hanno un costo all’ingrosso compreso tra 0,83 e 0,98 euro/kg, a seconda della varietà. Quattro mele equivalgono a circa un chilo: quindi, solo l’ingrediente principale costa poco meno di un euro. Aggiungendo lavorazione, trasporto, ingredienti e margini di distribuzione, si giunge a un prezzo di vendita di oltre 3,50 euro (che di per sé non è nemmeno elevato), giustificato non tanto dal valore intrinseco degli ingredienti, quanto dalla percezione di trovarsi di fronte a un prodotto “esotico”, “naturale” o “premium”.

Il caso del succo Innocent è un esempio, ma rappresenta un’intera categoria di prodotti dove la distanza tra l’immagine comunicata e la realtà compositiva è spesso ampia. Forse è arrivato il momento che le aziende scelgano la trasparenza non solo per obbligo di legge, ma per rispetto verso chi ogni giorno sceglie i loro prodotti.

Stefano Montibeller

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com

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roberto pinton
roberto pinton
11 Giugno 2025 17:17

La direttiva 2012/12/UE, attuata in Italia dal decreto legislativo 19 febbraio 2014 ha introdotto il divieto di utilizzare zucchero nei succhi di frutta, la cui definizione è diventata
a) Succo di frutta
Designa il prodotto fermentescibile ma non fermentato, ottenuto dalla parte commestibile di frutta sana e matura, fresca o conservata mediante refrigerazione o congelamento, appartenente ad una o più specie e avente il colore, l’aroma e il gusto caratteristici dei succhi di frutta da cui proviene.
L’aroma, la polpa e le cellule ottenute mediante processi fisici adeguati dalle stesse specie di frutta possono essere restituiti al succo.
Nel caso degli agrumi il succo di frutta deve provenire dall’endocarpo. Tuttavia, il succo di limetta può essere ottenuto dal frutto intero.
Se i succhi sono ottenuti da frutti con acini, semi e bucce, le parti o i componenti di acini, semi e bucce non sono incorporati nel succo. Tale disposizione non si applica ai casi in cui le parti o i componenti di acini, semi e bucce non possono essere eliminati facendo ricorso a buone prassi di fabbricazione.
Nella produzione di succhi di frutta è autorizzata la miscelazione di succo di frutta con purea di frutta.
Gli unici ingredienti di cui è autorizzata l’aggiunta sono
– l’aroma, la polpa e le cellule restituiti
– vitamine e minerali
– additivi alimentari espressamente autorizzati
– limitatamente ai succhi di uva: i sali di acido tartarico restituiti.
Data la novità (nel 2012) dell’eliminazione dello zucchero dagli ingredienti utilizzabili, era autorizzata l’indicazione “i succhi di frutta non possono contenere zuccheri aggiunti”, ma solo fino al 28 ottobre 2016.
Dopo tale data claim sull’assenza di zuccheri aggiunti non sono più ammessi, in base all’art.7 del reg. UE 1169/2011, che vieta di suggerire che un alimento possiede caratteristiche particolari, quando in realtà tutti gli alimenti analoghi possiedono le stesse caratteristiche, in particolare evidenziando in modo esplicito la presenza o l’assenza di determinati ingredienti e/o sostanze nutritive.

R.Squillantini
R.Squillantini
Reply to  roberto pinton
12 Giugno 2025 19:32

Egr. Dottor Pinton,
colgo l’occasione per formularle una domanda:
ad un Succo di Frutta è possibile aggiungere Anidride Carbonica rendendolo frizzante, in virtù del fatto che l’Anidride Carbonica risulta tra gli Additivi Alimentari autorizzati, mantenendo la denominazione “SUCCO DI FRUTTA”?
La ringrazio anticipatamente!

Roberto Pinton
Roberto Pinton
Reply to  R.Squillantini
18 Giugno 2025 10:41

Il decreto legislativo 19 febbraio 2014, n. 20 (Attuazione della direttiva 2012/12/UE, che modifica la direttiva 2001/112/CE, concernente i succhi di frutta e altri prodotti analoghi destinati all’alimentazione umana) prevede che ai succhi e nettari possano essere aggiunti gli additivi alimentari autorizzati in conformità del regolamento (CE) n. 1333/2008.

L’anidride carbonica è classificata dal regolamento (CE) n. 1333/2008 tra gli “Additivi alimentari consentiti in tutte le categorie di alimenti, compresi gli alimenti per lattanti e bambini nella prima infanzia”, quindi nulla osta al suo utilizzo come additivo nei succhi di frutta.

Non mi risulta che in Italia ci sia un utilizzo significativo, ma in Germania, Austria e Svizzera è comune il Prickelnder Apfelsaft (succo di mela frizzante) che ha come unici ingredienti succo di mela e anidride carbonica, così come si trovano Fruchtsaftschorlen, bevande costituite da succo di frutta (in genere dal 25 al 50%) e acqua minerale gassata o comunque acqua e anidride carbonica.

DanieleR
DanieleR
12 Giugno 2025 10:42

Molto interessante. Io ho trovato un prodotto con frutta tropicale a 1,99 con la scritta “100% succo”. Lista ingredienti:
31% ananas 25 arancia 15 mela 5 frutto della passione 4 banan 4 lime 4 limone 3 mandarino 3 mango 3 papaya 3 kiwi. Quindi è vero quello che dite, la parte “tropicale” quasi inesistente.
Ma ho un dubbio. quando c’è scritto da “concentrato” che significa?
Nella lista ingredienti non c’è nè acqua ne altro. E’ una cosa negativa?
grazie

Osvaldo F
Osvaldo F
Reply to  DanieleR
12 Giugno 2025 11:41

Mi risulta che *da concentrato” è quando, per ragioni di conservazione o trasporto, gli viene tolta parte dell’acqua che viene poi raggiunta in fase di produzione. E’ un prodotto peggiore, manipolato rispetto al succo non da concentrato che in sostanza è il prodotto originale solo spremuto. Io sto molto attento alla questione della fonte, si trovano succhi non da concentrato, ad esempio ananas, decisamente gradevoli

Roberto Pinton
Roberto Pinton
Reply to  DanieleR
12 Giugno 2025 12:34

Dato che la nostra area temperata fornisce molti tipi di frutta, in genere non ci pensiamo, ma l’ananas è il terzo frutto più consumato al mondo (dopo la banana e l’arancia); se ne producono 28 milioni di tonnellate, in particolare nelle Filippine, in Costa Rica, Brasile, Indonesia e Cina (FAOSTAT, 2022).

L’ananas contiene un’elevata quantità d’acqua (circa l’85% del peso totale), il che, assieme alla consistenza fa sì che sia soggetto a sensibili perdite in post-raccolta, soprattutto se le strutture di immagazzinamento, trasporto dai campi, lavorazione e commercializzazione non sono al top.

Sia per evitare i costi dello scarto dovuto al deperimento durante il viaggio dei container, sia per non pagare il prezzo della logistica per spostare acqua, è normale importare succo concentrato: è decisamente più conveniente acquistare in Brasile dei fusti di succo concentrato piuttosto che acquistare ananas fresco da trasformare in succo in Europa (al netto dello scarto, solo il trasporto costerebbe cinque volte tanto).

La resa dell’ananas in succo è variabile, ma possiamo calcolare che da 1 kg di prodotto fresco derivino circa 350 ml di succo fresco, che viene concentrato .
La concentrazione comporta l’evaporazione di circa l’80% dell’acqua; il semilavorato viene disaerato, omogeneizzato e sterilizzato prima del confezionamento in ambiente e materiale asettico; il confezionamento può essere in fusti, cisternette, bag in box eccetera.

Una volta giunto a destinazione, al semilavorato viene aggiunta una quantità d’acqua pari a quella sottratta in concentrazione, ripristinando il tenore iniziale.

Sulla base dell’articolo 20 del regolamento UE 1169/2011 nell’elenco degli ingredienti non è richiesta la menzione dell’acqua utilizzata nel corso del processo di fabbricazione solo per consentire la ricostituzione di un ingrediente utilizzato sotto forma concentrata o disidratata. L’informazione al consumatore è garantita dalla denominazione “Succo di frutta da concentrato”,
Allo stesso modo, per esempio, l’acqua non è citata tra gli ingredienti di un “pomodoro secco reidratato”: è stata provvisoriamente tolta per essere poi reimmessa nella quantità iniziale.

Nello specifico del prodotto cui il lettore fa riferimento, sono sicuramente di origine tropicale ananas, frutto della passione, banana, lime, mango e papaia (quindi il 50% degli ingredienti), ma potrebbe esserlo anche il succo d’arancia (25%), i cui maggiori produttori mondiali sono Brasile (16 milioni di tonnellate), India (10 milioni), Cina (8 milioni) e Messico (circa 5 milioni). L’Italia è ben distanziata con meno di 2 milioni di tonnellate.

Osvaldo F
Osvaldo F
12 Giugno 2025 11:46

La questione mi è ben nota. Avendo una allergia alla mela, avevo rilevato il commercio di questi prodotti con nomi del tutto privi di mela, salvo vederla in notevole percentuale negli ingredienti. La mela credo venga usata sia come dolcificante (come il succo d’uva) sia come “riempiente”, nel senso che riempie parte del contenitore in modo da poter usare minore quantità della frutta più pregiata e costosa. Può darsi abbia anche un effetto addensante, tipo pectina nelle marmellate

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