Attenzione alle stoviglie di plastica contenenti bambù e altre fibre vegetali: spesso sono vendute come ecologiche, ma rischiano di contenere sostanze pericolose e, soprattutto, non idonee all’uso con alimenti. A questo proposito, lo scorso luglio Commissione europea ha lanciato un piano d’azione per assicurare che questi articoli venissero respinti alle frontiere e non fossero più commercializzati sul territorio. Si tratta infatti di prodotti che, secondo le autorità, possono rappresentare un rischio concreto per la salute dei consumatori e sono da ritenersi illegali in quanto possono rilasciare sostanze pericolose, come la formaldeide, classificata dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro come ‘cancerogeno certo’, e la melamina, tra i possibili cancerogeni. Il piano d’azione prevedeva un supporto da parte della Commissione, affinché nei vari Stati membri non si corresse più il rischio di trovare in vendita prodotti di questo tipo, in molte occasioni commercializzati (ingannevolmente) come ‘biodegradabili’, ‘ecosostenibili’ o ‘green’.
La spinosa questione delle stoviglie di plastica e bambù
La questione, tuttavia, si trascinava da anni e, prima che l’Europa si pronunciasse chiaramente in merito alla sicurezza di questi prodotti, diversi Stati membri hanno intrapreso azioni autonome per tutelare la salute pubblica: nel novembre 2020 la Finlandia ha deciso di sospendere l’importazione e la distribuzione di prodotti di questo tipo, lo stesso è accaduto in Irlanda, Spagna e Austria. Nel febbraio 2021 è stato il turno delle autorità governative di Belgio, Olanda e Lussemburgo che hanno rilasciato un comunicato in cui è stata definita la sospensione immediata della commercializzazione di prodotti in plastica e bambù, mentre lo scorso aprile una nota informativa sul tema è stata diramata in Francia.
Stoviglie con bambù: la nota del ministero della Salute
Oggi, finalmente, si è mossa anche l’Italia. Con una nota pubblicata a fine novembre 2021, il Ministero della salute ha messo al bando i materiali e gli oggetti destinati al contatto con gli alimenti (Moca) in plastica contenenti ‘polvere’ di bambù o sostanze simili. Una decisione che, come evidenzia il Ministero stesso, si è resa necessaria proprio: “In seguito alle recenti e ripetute allerte relative ai materiali e agli oggetti destinati al contatto con gli alimenti in plastica contenenti ‘polvere’ di bambù o sostanze simili (dal 2019 si sono registrate ben 77 notifiche; ndr) e in considerazione delle azioni preventive condivise con la Commissione europea e gli altri Stati membri al fine di impedire l’introduzione di tali materiali/oggetti sul mercato dell’Ue”.
La nota ministeriale, suddivisa in tre diversi testi sulla base dei destinatari (assessorati alla sanità regionali e delle provincie autonome, associazioni di categoria, associazioni di consumatori) introduce ora il divieto per l’intera categoria di materiali, dichiarandoli non idonei al contatto con gli alimenti: la polvere di bambù e sostanze simili, compreso il mais, non sono autorizzate dal Regolamento 2011/10/Ue per l’uso come additivi nella produzione di Moca in plastica. Secondo la nota ministeriale, le autorità territoriali competenti avranno ora il compito di sollecitare importatori e rivenditori a ritirare dal mercato i prodotti illegali e di informare i consumatori affinché sia organizzato anche il richiamo.
La guida della Commissione europea
Riteniamo utile riproporre qui le indicazioni fornite sul sito della Commissione europea per affrontare le perplessità più comuni che il consumatore potrebbe avere sul tema:
Come si può riconoscere un materiale plastico a cui è stato aggiunto bambù o altre fibre vegetali non autorizzate?
Si tratta di articoli generalmente venduti come “realizzati in bambù”, tuttavia sulle confezioni è possibile individuare informazioni che riconducono alla plastica. Di solito la presenza di bambù e altri materiali vegetali macinati all’interno di un polimero è molto pubblicizzata, perché si tratta di informazioni che colpiscono la sensibilità ambientale dei consumatori. Questi prodotti avranno indicazioni che evidenziano la componente di bambù e altre fibre e farine provenienti da piante e potrebbero essere corredati da diciture come: naturale, eco-friendly, ecologico, riciclabile, biodegradabile, compostabile. Affermazioni che, nella maggior parte dei casi, risultano ingiustificate.
Cosa possono fare i consumatori se trovano un prodotto illegale di questo tipo sul mercato?
Si suggerisce ai consumatori di non acquistare il prodotto e di segnalarne la vendita alle autorità.
Cosa fare in caso di recente acquisto di un prodotto di questo tipo?
Si consiglia di restituirlo al punto vendita o contattare la piattaforma, se è stato acquistato online. Se il punto vendita o la piattaforma perseverano e continuano a vendere questi articoli, i consumatori potrebbero considerare l’opzione di informare l’autorità sanitaria.
Tutti i prodotti per alimenti in bambù sono illegali?
No, i prodotti destinati al contatto con alimenti e realizzati al 100% da bambù o da materiale vegetale possono essere legalmente commercializzati, a patto che rispondano ai requisiti in termini di idoneità alimentare stabiliti dall’Ue e dall’eventuale legislazione nazionale.
© Riproduzione riservata; Foto: Sito della Commissione europea, AdobeStock, Depositphotos
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Esperto di Food Contact –
Linkedin: Foltran Luca –
Twitter: @foltranluca
Insomma come sempre non bisogna fidarsi delle indicazioni “greenwashing” che proclamano virtù ecologiche senza serie certificazioni per spingerci ad adottare prodotti dei quali in realtà non abbiamo alcun bisogno… purtroppo i produttori e gli importatori poco seri trovano sempre il modo di infilarsi nelle crepe della legislazione, e quando vengono scoperti hanno già invaso il mercato con i loro prodotti.
La soluzione non è nella ricerca del “prodotto ecologico vero” (l’Araba Fenice…) ma il rifiuto TOTALE E NETTO di tutto ciò che è “usa-e-getta” in favore di normali stoviglie e contenitori riusabili all’infinito come in uso da secoli, nessuno in realtà ha bisogno di piatti usa-e-getta quando un normale piatto si lava in tre minuti, solo la martellante pubblicità ci ha convinti che ci fanno risparmiare tempo (intanto le pentole non le lavate?) e costi (un piatto da buttare costa davvero meno di un grammo di detersivo e un po’ di acqua?).