La Provincia autonoma di Trento è la ‘prima della classe’ nella battaglia ai prodotti usa e getta. Mentre a livello nazionale si mette in atto la Direttiva europea Sup (Single use plastic), introducendo esenzioni e deroghe che la stessa Commissione europea ha criticato, la Provincia trentina ha emanato una delibera decisamente all’avanguardia nella battaglia al concetto di monouso. La decisione, che dovrebbe realizzarsi in due step, a luglio di quest’anno e a gennaio del 2023, ha già scatenato la reazione di aziende e associazioni del settore, che in questo mese di febbraio hanno presentato ricorso al Tar di Trento.
I ricorrenti (Mineracqua, Unionfood, Assobibe, Federazione Gomma Plastica e Confida, associazione italiana distribuzione automatica, ma anche aziende come Sanpellegrino e le produttrici di stoviglie monouso Flo e Isap Packaging e il fornitore di distributori per alimenti e bevande Aesse Service), chiedono che la delibera sia giudicata illegittima, perché invade le competenze del legislatore comunitario e nazionale, che prevedono un approccio più graduale e un coinvolgimento dell’industria. Quella fatta in Trentino è effettivamente una scelta di campo molto netta, che non contrasta esclusivamente l’uso della plastica, ma intende scardinare tout court la cultura dell’usa e getta.
I provvedimenti riguardano tuttavia quasi esclusivamente gli enti pubblici come scuole e ospedali e le iniziative organizzate dalla Provincia di Trento. Rispetto ai privati, invece, coinvolgeranno solo ristoratori, bar e albergatori che aderiscono al circuito di strutture green Ecoristorazione Trentino. Il primo passo, che dovrebbe essere attuato già nel luglio di quest’anno, prevede la completa eliminazione di piatti, bicchieri e stoviglie monouso negli eventi organizzati e promossi dalla Provincia. Durante queste manifestazioni, inoltre, potrà essere offerta solo acqua di rete e non si dovranno utilizzare confezioni monodose per alimenti e bevande né caffè in cialde e capsule. Per i servizi di ristorazione affidati all’esterno, si dovrà ricorrere alle realtà collegate al circuito Ecoristorazione, che sono chiamate ad applicare le medesime norme.
Le novità previste a partire dal gennaio 2023, riguarderanno tutti gli uffici e le strutture pubbliche della Provincia, oltreché i ristoratori del circuito green. In tutti questi contesti, dovranno essere radicalmente modificati i distributori di alimenti e bevande sia calde che fredde. L’intento è di promuovere l’uso del bicchiere o della tazza personale, mentre per chi ne fosse sprovvisto sarà erogato un bicchiere biocompostabile con il costo aggiuntivo di 50 centesimi. Inoltre, sarà eliminata da distribuzione di acqua in bottiglia e saranno vietate le bibite, eccezion fatta per succhi, spremute e centrifugati, che potranno essere somministrati alla spina o, per i succhi, in bottiglie di vetro con il vuoto a rendere.
Rispetto agli alimenti si prevede l’eliminazione dell’imballo in tutti i casi in cui questo sia possibile, come per mele e arance. Non saranno più disponibili condimenti monodose e bustine di plastica per lo zucchero, ma anche salviette, tovaglie e tovaglioli monouso. Per i panini e gli altri cibi da asporto si prevede l’impiego di sacchetti di carta. Le insalate pronte, imballate con materiali compostabili, saranno disponibili solo quando non è previsto un servizio di mensa e, se necessario, saranno distribuite con posate in legno compostabile certificato proveniente da foreste certificate come gestite in maniera responsabile.
L’obiettivo che la Provincia si prefigge con queste iniziative è chiaro: ridurre la produzione di rifiuti, contestando l’attuale tendenza a sostituire semplicemente i monouso in plastica con prodotti analoghi ma realizzati in altri materiali. In coerenza con il concetto di economia circolare, la semplice applicazione del plastic free viene ritenuta fuorviante in quanto “si presta a uno spostamento dell’attenzione dal modello di produzione e consumo al materiale impiegato”. A questo si aggiunge anche una considerazione di carattere economico. Le bioplastiche, incompatibili con i cicli produttivi degli impianti di compostaggio industriale, sono smaltite fuori dalla provincia come rifiuto speciale e questa operazione comporta un costo di circa 160 euro a tonnellata.
Pubblichiamo una nota di Assobioplastiche, che offre alcune precisazioni sul compostaggio delle plastiche biodegradabili e compostabili (aggiornamento del 3 marzo 2022):
Le plastiche biodegradabili compostabili certificate secondo la norma europea EN 13432 sono compatibili con gli impianti di digestione anaerobica e compostaggio industriale. Tali manufatti rappresentano, la risposta ad alcune criticità legate alla qualità della frazione organica raccolta in modo differenziato, come confermato anche da un recente studio incentrato sull’identificazione e la quantificazione delle microplastiche nel compost industriale. Tale studio, realizzato da ricercatori spagnoli, evidenzia che in tutti i campioni di compost analizzati è stata riscontrata l’assenza di frammenti di manufatti in plastica compostabile certificata EN 13432 a conferma della loro completa biodegradazione in compostaggio industriale.
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Meravigliosa iniziativa della Provincia che condivido appieno. Il Trentino in tal modo potrebbe essere regione trainante per il resto dell’Italia!