Donna con camicia a quadretti beve una bevanda zuccherata da una lattina con la cannuccia; concept; soda tax, bibita

soda bibite zucchero gasInsieme alle elezioni di Midterm, negli Usa si sono tenuti due referendum per vietare alle autorità locali di imporre nuove tasse su alimenti e bevande. Nello Stato dell’Oregon la proposta è stata respinta, in quello di Washington è passata. Le due iniziative, sostenute dall’industria delle bevande, formalmente riguardavano tutto ciò che viene venduto nei negozi di alimentari, ma il loro vero scopo era quello di impedire che città e contee possano tassare le bevande zuccherate. Le due iniziative referendarie hanno avuto tra i maggiori sponsor l’American Beverage Association, che riunisce le industrie delle bevande, e che sul suo sito definisce le tasse sulle bibite zuccherate come inefficaci, discriminatorie verso i poveri e responsabili dell’aumento dei costi alimentari.

Come riporta il New York Times, nello Stato di Washington le industrie alimentari hanno speso oltre 20 milioni di dollari per sostenere il referendum, contro i soli 100.000 raccolti dagli oppositori. Il risultato è stato 55,7% di Sì e 44,3% di No. I quattro principali finanziatori del Sì, le cui donazioni hanno rappresentato il 99,88% del totale, sono stati Coca-Cola, PepsiCo, Keurig-Dr. Pepper e Red Bull.

Soda Tax
Le industrie delle bevande vanno alla guerra dei referendum contro la Soda Tax

In Oregon, invece, dove il referendum è stato bocciato con il 57,4% di No e il 42,6% di Sì, la disponibilità di fondi delle due opposte fazioni è stata simile: i contrari hanno raccolto 7,3 milioni di dollari, compresa una donazione di 1,5 milioni da parte dell’ex-sindaco di New York Michael Bloomberg, mentre i favorevoli hanno raccolto 7,18 milioni. In Oregon, la vittoria dei No è stata favorita anche dal fatto che la formulazione del quesito referendario, che consisteva in una modifica della Costituzione dello Stato, era talmente vaga che durante la campagna referendaria è stato sostenuto che avrebbe potuto impedire di tassare anche i ristoranti, le sigarette elettroniche e i trasportatori di McDonald’s.

In generale, osserva il New York Times, le due iniziative referendarie indicano la nuova tattica dell’industria delle bevande negli Stati Uniti, per impedire l’adozione di Sugar Tax a livello locale: promuovere referendum per impedire in modo permanente alle municipalità di imporre tasse su molti beni e servizi. Le iniziative vengono confezionate e vendute come una rivolta dei cittadini contro i politici che continuano ad aumentare le tasse, e nessuno menziona mai esplicitamente la tassa sulle bevande zuccherate.

La nuova tattica è stata inaugurata lo scorso giugno in California, dove si è giunti a un compromesso: per evitare un referendum che avrebbe reso più difficile ai consigli comunali e a quelli di contea l’imposizione e l’innalzamento di qualsiasi tassa locale, non solo sulle bevande zuccherate, rischiando di rendere difficile il reperimento di fondi per far funzionare i servizi essenziali, il parlamento californiano ha approvato una legge che vieta a città e contee di imporre nuove tasse sui generi alimentari, comprese le bevande, per i prossimi 12 anni, fino alla fine del 2030.

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