Dopo la proposta di Svezia e Paesi Bassi in sede europea, di togliere l’indicazione del Termine Minimo di Conservazione (TMC) riportata su alcuni alimenti per ridurre lo spreco, si è scatenata una polemica che ha coinvolto diversi soggetti (leggi articolo). Sui giornali, si è parlato dei problemi correlati ai cibi con una lunga “vita” commerciale come: riso, pasta e caffè e come spesso capita in questi casi si è creata una certa confusione.
Il Fatto Alimentare ha chiesto ad alcune aziende come deve essere interpretato il Termine Minimo di Conservazione. Ecco la risposta di Illy.
In generale concordiamo sull’opportunità di valutare interventi che consentano di agire nella direzione della riduzione degli sprechi. Allo stato attuale, tuttavia, riteniamo che la questione dell’eliminazione del TMC vada approfondita ulteriormente, per tutelare al meglio il consumatore. È infatti necessario scongiurare il rischio di compromettere la sicurezza, in primis, e la qualità dei prodotti alimentari in esame.
Illycaffè pone grande attenzione per la qualità del prodotto, e quindi anche per la sua conservazione nel tempo. A tale scopo l’azienda ha ideato e utilizza la tecnica di pressurizzazione dei barattoli, che prevede la sostituzione dell’aria all’interno delle confezioni con gas inerte sotto pressione. Il sistema permette di catturare gli aromi del caffè appena tostato e li fissa all’interno della confezione. In tal modo l’aroma si concentrano negli oli del caffè, conferendo rotondità, dolcezza e intensità al gusto e conservandone immutata, a lungo, la fragranza. Proprio la pressurizzazione ha consentito le esportazioni di caffè al di fuori della zona di produzione, dando il via alla vocazione internazionale dell’azienda.
Grazie all’utilizzo di queste tecnologie, i nostri prodotti hanno una vita di scaffale primaria lunga, fino a tre anni, e ciò rappresenta un plus sia per il consumatore che per il sistema di vendita.
1. Qual è l’intervallo di TMC che avete stabilito per il caffè?
Si va dai 12 mesi ai 36 mesi, garantiti dalla certificazione di prodotto Qualitè France, che abbiamo conseguito nel 1992. Attesta la conformità delle lattine a un disciplinare concordato e tale da assicurare il miglior soddisfacimento dei consumatori.
Giornalista pubblicista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
Il TMC è il termine MINIMO di tempo in cui il PRODUTTORE, il libertà e sotto sua diretta responsabilità, garantisce la conservazione delle proprietà organolettiche del prodotto : Da consumarsi PREFERIBILMENTE ,non obbligatoriamente, ENTRO . Dopo, il prodotto è ancora consumabile, ma se conservato male (es. luogo caldo) potrebbe assumere, es per ossidazione, in funzione di tecnologie e tipo di packaging, sapori caratteristici da leggermente diversi ad alterati ( per lo più senza problemi di pericolo sanitario). Non pare ci voglia la laurea per capire, ma, nel caso, meglio una campagna educativa supplementare per consumatori “duri di comprendonio”, piuttosto che togliere il TMC, che è utile nella catena distributiva, ed anche a casa, per evitare gli eccessi e mezzo per garantire una regolare rotazione di stok.