Di panettoni, artigianali o industriali, ne abbiamo parlato tante volte. Ne riparliamo adesso, passate le feste, per segnalare che è possibile approfittare delle ‘svendite’ di panettoni di pasticceria – e non solo – a prezzi scontati. È l’iniziativa “Save the panettone” lanciata da Too good to go il 10 gennaio e attiva fino a esaurimento scorte. Questa app mette in contatto i potenziali clienti con negozi di alimentari, bar o ristoranti che offrono l’invenduto del giorno a prezzi scontati. Nella maggior parte dei casi, il costo è pari a un terzo del prezzo intero, quindi, per esempio, è possibile spendere 10 € per un panettone da un chilo che sarebbe venduto a 30 € (prezzo medio dei prodotti di pasticceria).
L’app Too good to go (di cui abbiamo già parlato anche qui) è un’iniziativa nata in Danimarca nel 2015, sbarcata in Italia nel 2019 e attualmente attiva in 15 paesi europei, in Usa e Canada. Questa app è stata la più scaricata in Italia nel 2021, per la categoria Food & Drink (in terza posizione come numero di utenti attivi mensili) secondo il report di App Annie. Seguono, nella classifica delle app più scaricate, quelle di McDonald’s, Deliveroo, Just Eat e Burger King. Nel settore alimentare le app sono solitamente utilizzate soprattutto per il food delivery. Si usano infatti per consultare il menu e ordinare una pizza o un hamburger che ci saranno consegnati a casa e questo spiega le posizioni di Just Eat e Deliveroo tra i primi posti della classifica.
È invece del tutto singolare il fatto che si trovi sul podio proprio un’app anti-spreco. Ciò si deve probabilmente al fatto che non si tratta di un’applicazione che fornisce semplicemente informazioni, ma di un servizio semplice da usare, che permette di cercare e prenotare gli alimenti in tempo reale, con un considerevole risparmio sul fronte dei prezzi. In Italia, l’app conta attualmente 18 mila negozi aderenti, 5.200.000 utenti che hanno ‘salvato’ 5.900.000 confezioni di cibo invenduto. Un successo che non si spiega esclusivamente con il fatto che è una novità che offre l’opportunità di risparmiare, ma anche, forse, con l’idea della confezione-sorpresa, che introduce un elemento di leggerezza in un problema serio come quello dello spreco alimentare.
© Riproduzione riservata; Foto: AdobeStock, Too good to go
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Giornalista pubblicista, laureata in Scienze biologiche e in Scienze naturali. Dopo la laurea, ha collaborato per alcuni anni con l’Università di Bologna e con il CNR, per ricerche nell’ambito dell’ecologia marina. Dal 1990 al 2017 si è occupata della stesura di testi parascolastici di argomento chimico-biologico per Alpha Test. Ha collaborato per diversi anni con il Corriere della Sera. Dal 2016 collabora con Il Fatto Alimentare. Da sempre interessata ai temi legati ad ambiente e sostenibilità, da alcuni anni si occupa in particolare di alimentazione: dalle etichette alle filiere produttive, agli aspetti nutrizionali.
l’app conta attualmente 5.200.000 utenti che hanno ‘salvato’ 5.900.000 confezioni di cibo invenduto”: sì, ma in quale arco temporale e in quale area geografica (Italia, Europa etc)?
Non viene nemmeno menzionato, che tra le recensioni di chi ha utilizzato tale app, risultino molte persone scontente dal fatto che alcuni negozi, non si comportino proprio bene e che elargiscano prodotti poco mangiabili.. Della serie abbattiamo gli sprechi, alla fine viene sempre buttato.
Gentile Paolo, può darsi che alcune persone abbiano scaricato e provato l’app, poi non siano state contente. Personalmente penso che le recensioni di un’app di questo tipo siano molto “soggettive”. Se mi dice che ha letto commenti di questo tipo, non ho motivo per dubitarne, ma non credo che la maggior parte delle attività utilizzi questo mezzo per liberarsi di prodotti in cattivo stato. Ogni attività presente su Too Good To Go ha una valutazione che deriva dalle recensioni dei clienti, e questa può aiutare a orientarsi. Nel complesso mi pare un’idea apprezzabile, sta poi a ognuno capire se e come utilizzarla. Certo che ho trovato molto curioso che fosse l’app del settore Food più scaricata nel 2021.
nella valutazione dell’utilità andrebbe considerata anche la sostenibilità della meritoria iniziativa: se per raggiungere un negozio che mi vende il prodotto ancora in buone condizioni (e su questo potrebbero esserci anche valutazioni personali che solo sul posto o dopo l’acquisto possono esprimersi appieno) uso un auto per fare 30 km. l’impronta ambientale che ho tentato di ridurre con l’acquisto sfuma parecchio e forse il bilancio finale è sfavorevole. Diverso ovviamente se, per ruolo ricoperto, traggo beneficio dall’offrire ai miei clienti/utenti/ospiti una fetta di panettone al posto della solita merendina. In tal caso, acquistandone un certo quantitativo la mia impronta ambientale si annulla.
Certo, stupisce rilevare come, a distanza di tanti anni dalla comune consapevolezza di uno spreco di cibo, ancora si fatichi, nonostante l’opportunità telematica, a costruire dei veri e propri protocolli d’intervento per sistematizzare i recupero – anche sociale e gratutito, perchè no? – delle rimanenze.
È un’iniziativa lodevole, io l’ho usata qualche volta , purtroppo siamo in Italia e , c’è sempre il furbetto del quartierino che, ti rifila la roba acida da buttare, fortunatamente è capitato una sola volta. continuerò comunque ad usare L’app.