Finalmente un passo avanti nella vicenda dei sacchetti di plastica in polietilene che dovevano sparire dal mercato un anno fa.
Il 25 gennaio 2012, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto Legge n° 2 “Misure straordinarie e urgenti in materia ambientale”, sono stati definiti in modo chiaro i requisiti che deve avere un sacchetto per essere considerato biodegradabile.
Questo decreto è fondamentale perché, definendo cosa si intende per “sacchetto biodegradabile”, considera fuori legge – e quindi da eliminare – tutte le vecchie buste di plastica.
Il testo fa riferimento allo standard UNI EN 13432:2002, utilizzato a livello europeo per i sacchetti biodegradabili destinati alla raccolta domestica della frazione umida, presenti in molti comuni. La nuova norma, infatti, riguarda solo i sacchetti e le buste a perdere, mentre non si applica alle borse e ai sacchetti che risultano chiaramente riutilizzabili più volte.
Il legislatore prevede l’obbligo della biodegradabilità per i sacchetti di spessore inferiori a 200 micron destinati a usi alimentari, e di 100 micron per gli altri impieghi. Il limite è importante perché se lo spessore è maggiore i costi di produzione lievitano in modo vistoso e il consumatore si rende conto di avere una borsa riutilizzabile.
Sono quindi escluse dal decreto, e non ci sono vincoli di sorta, le borse ottenute da materiali come cotone, juta, tessuto non tessuto, carta di riso, polipropilene, che nei supermercati vengono vendute a 1-3 euro.
I problemi, invece, riguardano i nuovi sacchetti in polietilene additivato, riconoscibili perché hanno un’elevata resistenza. Siccome riportano delle scritte con richiami all’ambiente e alla sua protezione, la gente è convinta di comprare buste ecologiche: in realtà sono realizzate con la vecchia plastica cui sono state aggiunte sostanze che, in presenza di luce, dovrebbero favorire la decomposizione. In pratica, però, è vero che con il tempo si trasformano in minuscoli frammenti, ma dispersi nel terreno rappresentano comunque un problema per gli animali (che li possono mangiare) e per l’ambiente.
Da qualche mese ci sono pure sacchetti in plastica riciclata realizzati da alcune imprese italiane che, prime in Europa, hanno messo a punto una nuova tecnologia. Si tratta di borse poco costose che, grazie alla loro robustezza, si riutilizzano più volte e sono ottenute da plastica proveniente dalla raccolta differenziata; sono riconoscibili dal marchio “Plastica Seconda Vita”.
«Per queste due tipologie di sacchetti (frammentabili e in plastica riciclata) valgono le stesse regole, dichiara Marco Versari di Assobioplastiche. Se hanno uno spessore maggiore di 200 micron, o di 100 micron per usi non alimentari, potranno essere venduti, altrimenti scatta il divieto, fatto salvo l’auspicio a un sempre maggior uso di plastica ricilata post consumo ».
Alla fine il bilancio è abbastanza soddisfacente perché le vecchie buste di polietilene andranno presto in pensione, anche se per le sanzioni bisognerà aspettare fino al 31 luglio 2012. Il nuovo testo dovrà inoltre precisare come informare i consumatori su quello che stanno acquistando.
Resta però qualche dubbio. Tra gli addetti ai lavori, infatti, gira voce che nella stessa data, il 31 luglio, potrebbe uscire un secondo decreto per dare maggior spazio ai sacchetti in plastica riciclata o a quelli che si riducono in tanti piccoli pezzetti, magari adottando il principio “chi inquina paga”.
Ma siccome lo spirito della legge è di eliminare dal pianeta le buste di plastica a perdere monouso non biodegradabili speriamo proprio che non ci siano cambiamenti.
foto: Photos.com
Il mondo dei sacchetti
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Vecchi sacchetti in polietilene (PE) usati ancora da ambulanti e diversi negozi. Non sono biodegradabili e non sono compostabili |
Marchio : nessuno Materiale: polietilene (PE) Dal 31 luglio non si potranno più usare
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Nuovi sacchetti biodegradabili e comportabili al 100 %, venduti nei supermercati, riutilizzabili per rifiuto organico domestico (umido) |
Marchio sul sacchetto: EN 13432 Materiale: amido mais o patate o poliestere |
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Finti nuovi sacchetti ecologici (oxodegradabili in polietilene) non sono biodegradabili e non sono compostabili. Distribuiti da diversi negozi e ambulanti |
Marchio Diciture che richiamano all’ecologia e all’ambiente Materiale: polietilene (PE) Dal 31 luglio non si potranno più usare |
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Nuovi sacchetti in plastica riciclata (non sono biodegradabili e non sono compostabili). |
Marchio: Plastica Seconda Vita Materiale: plastica riciclata Dal 31 luglio non si potranno più usare |
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Sacchetto di carta presente in catene supermercati e negozi |
15-25 centesimi Materiale: carta
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Borsa in cotone, juta, tessuto non tessuto, carta di riso, in polipropilene, anche in plastica riciclata o in plastica polietilene (con uno spessore superiore ai 200 micron e quindi riutilizzabili ) |
1 – 3 euro Materiale: vario |
Foto: Photos.com
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Esperto di Food Contact –
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Sono d’accordissimo sull’uso dei sacchetti riutilizzabili, invece i sacchetti di materiale biodegradabile secondo me sono da perfezionare, non tengono assolutamente il peso e si strappano con qualsiasi confezione spigolosa facendo rovinare tutta la spesa sul marciapiedi!!
Non li utilizzo mai!
sono d’accordo su quanti scrive Eli. Aggiungo che i sacchetti biodegradabili sono stati l’occasione per i negozianti di raddoppiarne o triplicarne il costo (da 5 a 10/15 centesimi). Ma…siamo in Italia!!!!(Consiglio il riciclo.
Certo, è consigliabile come già ribadito più volte, impiegare sacchetti riutilizzabili in stoffa o altro materiale, quanto al prezzo però bisognerebbe considerare che i sacchetti biodegradabili hanno effettivamente un costo più alto già a livello di produzione.
Sono d’accordo con Eli e con Paolo; aggiungo che i sacchetti biodegradabili fanno perdere tutto il liquame dei residui alimentari nel bidone contenitivo e successivamente, per la strada…
ben vengano i nuovi provvedimenti. Una domanda: perchè ci fanno pagare i sacchetti nonostante pubblicizzino gli stessi rivenditori?