Dal 1 gennaio i sacchetti per frutta e verdura al supermercato si devono pagare. L’importo è ancora misterioso. Una circolare autorizza il sottocosto
Dal 1 gennaio i sacchetti per frutta e verdura al supermercato si devono pagare. L’importo è ancora misterioso. Una circolare autorizza il sottocosto
Roberto La Pira 14 Dicembre 2017
Aggiornamento del 2 gennaio 2018.
Assobioplastiche ha rilevato i prezzi di vendita dei sacchetti nelle diverse catene. Il costo varia da 1 a 3 centesimi di euro. Per vedere la classifica clicca qui.
Quanto costeranno i nuovi sacchetti biodegradabili per la frutta e la verdura in vendita nei supermercati e nei negozi dal 1 gennaio 2018? L’interrogativo è ancora senza risposta, anche se tra due settimane tutte le buste ultraleggere usate per l’ortofrutta e anche quelle impiegate nel banco gastronomia (*) saranno per legge biodegradabili e a pagamento. Il prezzo non è stato deciso, anche se in molti punti vendita nuovi sacchetti sono già presenti. Il vuoto informativo riguarda anche le istituzioni che non hanno spiegato perché si è arrivati a questa scelta. La decisione è scaturita da una direttiva europea che invita gli Stati membri ad adottare misure per diminuire in modo significativo l’utilizzo di borse di plastica di materiale leggero. L’Italia ha deciso che il miglior sistema sia quello di di rendere obbligatoria la vendita dei sacchetti.
A distanza di due settimane circa dall’entrata in vigore del provvedimento resta, quindi, l’incognita sul prezzo da pagare. Abbiamo chiesto alle catene di supermercati (Coop, Conad, Esselunga, Auchan, Carrefour…) quanto verranno a costare, ma nessuno ha voluto sbilanciarsi, anche perché la situazione è ancora in divenire. A prescindere dalle decisioni che verranno prese, i calcoli li abbiamo fatti noi. I sacchetti attualmente distribuiti gratis costano al supermercato poco più di 1 centesimo di euro a pezzo. Per quelli nuovi biodegradabili l’importo raddoppia (da 1,8 a 2 centesimi). Per questo motivo ci sembra corretto fare pagare al massimo di 2 centesimi a busta, equivalenti a un esborso mensile di circa 1 euro per una famiglia di 3 persone che utilizza una cinquantina di sacchetti al mese. Facendo pagare di 2 centesimi, la grande distribuzione ne trarrà comunque un vantaggio economico, perché copre i costi di acquisto, e non deve più accollarsi la spesa delle buste che adesso sono distribuite gratis. Chi chiederà ai consumatori più di 2 centesimi avrà qualche difficoltà a giustificarlo.
C’è però un nuovo elemento che potrebbe cambiare le carte in tavola. Il Ministero dello sviluppo economico ha diffuso una circolare datata 7 dicembre 2017 (vedi allegato), che autorizza i supermercati ad applicare il sottocosto sui sacchetti. In altre parole le buste che per legge devono essere vendute, potranno essere proposte a 1 centesimo di euro (o meno) anche se sono state acquistate al doppio. Qualcuno ha già annunciato di voler utilizzare questo sistema per ridurre al minimo l’aggravio di spesa per i clienti. La circolare offre quindi una via di uscita onorevole ai supermercati e aspettiamo fiduciosi le reazioni, ma non bisogna dare nulla per scontato, visto che le shopper biodegradabili vendute alle casse a 10-15 centesimi di euro costano alla grande distribuzione 5 a 7 centesimi.
Di fronte all’idea di dover pagare il sacchetto alcuni propongono di usare buste portate da casa o sacchetti di carta, ma le catene hanno già detto di no per motivi igienici (poco plausibili), logistici (impossibilità di controllare i prodotti e le quantità effettivamente acquistate se i sacchetti non sono trasparenti), e di sicurezza (contenitori di materiale inadatto al contatto con gli alimenti). Qualcuno propone il ritorno alle vecchie borse a rete, una volta molto utilizzate, ma poi cadute in disuso proprio a favore dei sacchetti di plastica. Altri pensano di poter insacchettare più prodotti nella stessa busta (peperoni insieme a zucchine, mele e arance), ma l’idea non è molto apprezzata (Conad si dichiara favorevole, Esselunga contraria). La soluzione di una borsa, di carta, stoffa o di plastica riutilizzabile dovrebbe essere percorribile quando si compra la frutta e la verdura dal fruttivendolo di fiducia o presso le bancarelle del mercato. Su questo argomento è necessario usare il condizionale perché la circolare del Ministero dello sviluppo economico del 7 dicembre 2017 ammette la possibilità di usare borse riutilizzabili, anche se rimanda per il benestare definito a un parere del Ministero della salute che dovrebbe valutare gli aspetti igienici e quelli sanitari.
(*) Sacchetti e shopper per la spesa dovranno contenere almeno il 40% di materia prima da fonte rinnovabile. La percentuale salirà al 50% nel 2020 e al 60% dopo. Per i sacchetti destinati a venire a contatto con il cibo è richiesta l’idoneità alimentare.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Non è vero che i sacchetti sono concessi gratuitamente. Vengono pagato al prezzo del prodotto che contengono dal momento che vengono pesanti sulla bilancia insieme con il prodotto.
Il peso del sacchetto è così poco che probabilmente è inferiore alla sensibilità della bilancia
La signora Grazia ha purtroppo ragione. Se sulla bilancia del supermercato metto il sacchetto vuoto e premo il numero di un prodotto x, partono già 2 centesimi, perché il sacchetto ha abbastanza peso riconoscibile dalla sensibilità della bilancia. Anche tutti i prodotti pesati senza il sacchetto mi costano 2 cents in meno rispetto agli stessi pesati col sacchetto, circa. Ora peso sempre senza sacchetto, poi imbusto e applico il prezzo.
Non vorrei sbagliarmi ma la legge prevede che la vendita sia sempre fatta al netto della tara per cui il sacchetto non deve essere conteggiato nel prezzo. Per quanto riguarda la sensibilità della bilancia stiamo controllando
Vuol dire che dal 1° gennaio utilizzerò e riutilizzerò solo e soltanto i sacchetti di tipo vecchio, che sto mettendo da parte da un paio di mesi. E se un supermercato me lo impedirà non ci andrò più, facendo ben presente il perché. Una legge che OBBLIGHI al pagamento il compratore è pienamente anticostituzionale e non sta né in cielo né in terra: che li paghino i commercianti i sacchetti!
Ma qualcuno pensa che i sacchetti attuali non li paghiamo già noi consumatori finali? Vedo già i ricarichi sui prodotti per “colpa” dei nuovi sacchetti biodegradabili e un bel poster “Da noi i sacchetti non li paghi”.
Si come no!
Buonasera Roberto,
pur avendo dato un occhio alla norma, una cosa non mi è chiara.
In ogni articolo che trovo si parla sempre di “catene” e “GDO”, ma anche i dettaglianti alimentari (come ad esempio ortofrutta, gastronomie, pescherie, banchi ortofrutta al mercato) dovranno adeguarsi alla norma, no?
Quindi, dal primo di gennaio, il fruttivendolo al mercato, già obbligato ad adoperare sacchetti bio e compostabili, ma che finora non mi ha mai fatto pagare, dovrà invece batterlo in scontrino?
Grazie mille per la sua risposta!
Le regole valgono per tutti gli esercizi e anche per gli ambulanti.
Al mercato usano le buste di carta, tanto che nel futuro considero piu’ conveniente fare la spesa lì invece che ai supermercati.
La convenienza però non può dipendere dai 10 centesimi in più dei sacchetti
Buonasera, sono un imprenditore titolare di un negozio. Abbiamo diverse tipologie di sportine e la normativa che mi è stata comunicata stamane non è chiara per noi commercianti. Dobbiamo far pagare tutte le sportine sia biodegradabili che quelle con una percentuale inferiore, e se si a che prezzo ? Possiamo fare anche noi fare un prezzo sottocosto? E perchè quelle di carta che ci costano il triplo non siamo obbligati a farle pagare?
A mio parere se dal 1 gennaio le sportine dovranno essere a pagamento, mi sembra corretto farle pagare tutte oppure non farle pagare affatto come avviene adesso.
Dopo i sacchetti di plastica a pagamento,
sarà la volta di farci pagare l’aria che respiriamo
inserendo un micro cips sotto pelle per misurare
quanta ne consumiamo, anche in questo caso
decideranno se applicare o meno il sottocosto
Oppure le promozioni.
io mi porterò da casa quelli per il congelatore…
si parla tanto dei prezzi di questi nuovi sacchetti, ma se l’insalata è bagnata, e lo è sempre , siamo sicuri che in sacchetto non si scioglie prima di arrivare a casa????
perchè nel frattempo io ho usato i novi sacchetti biodegradabili per la pattumiera dove ho inserito la carta sporca e anche bagnata e quando ho estratto il sacchetto dal contenitore , il fondo era completamente aperto e tutto è andato per terra. qualcuno magari ci ha pensato??
mt
Gentilissimo Dr. La Pira,
Mi spiace contraddirla in merito all’articolo da Lei scritto, MA ha detto una grossa INESATTEZZA:
La normativa europea non prevede l’obbligatorietà di tale pagamento.
La direttiva di cui Lei parla è la Direttiva UE 2015/720 del 29.04.2015. La stessa cita, al comma 10:
“Al fine di favorire livelli sostenuti di riduzione dell’utilizzo medio di borse di plastica in materiale leggero, gli Stati membri dovrebbero adottare misure per diminuire in modo significativo l’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero”. NULLA si dice di un FORZATO PAGAMENTO. Ergo= decisione tutta italiana.
Mi consenta di porre il link della direttiva in formato .pdf (dal sito ufficiale della stessa): http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32015L0720&from=IT
Cordialmente,
Mauro N.
Grazie per il contributo, abbiamo corretto
Buongiorno,
vorrei far presente che, in ogni caso, stiamo parlando di 1 o 2 centesimi… centesimi che volevano pure eliminare dal conio! Insomma, discutere su una cosa del genere mi sembra esagerato e, comunque, io sono felice di pagare di tasca mia due centesimi se questi vanno a beneficio dell’ambiente!
La citata circolare del Mise del 7 dicembre 2017 che autorizzerebbe la cessione a sottocosto delle borse di plastica, non è rintracciabile nel sito del Ministero dello Sviluppo, è possibile avere il testo da parte vostra ?
A questo punto dovremmo cambiare il sistema, perché i consumatori devono pagare l’onere di tutto questo packaging ?
Prendete ad esempio una confezione di merendine da 6 o 8 pezzi e provate a togliere tutto il packaging mettendo il prodotto da una parte e tutto il resto dall’altra-
Rimarrete stupiti che per 6 cornetti si produce una montagna di rifiuti…..
……è folle la quantità di plastica che si utilizza. In più come consumatore devo alimentare una filiera di smaltimento virtuoso ( nei migliori dei casi) o nella maggior parte dei casi verso un inceneritore…..tutto questo è davvero folle per mangiare delle merendine. L’impatto ambientale è devastante se amplificate l’esempio a tutti i prodotti che trovate al supermercato.
Perché non obbligare le azienda ad utilizzare bioplastiche per il confezionamento della scatola ?
I materiali sono gia’ disponibili sul mercato e i consorzi di recupero dovrebbero avere più influenza in tal senso e noi consumatori potremmo indirizzare tutto nell’umido.
Personalmente sto orientando i miei consumi verso le aziende che stanno dimostrando di avere sensibilità da questo aspetto.
Saluti Fabio
Il costo dei sacchetti attualmente forniti dai punti vendita pensate che non sia già conteggiato dai venditori? Sarebbe ingenuità e pia illusione. Se si passerà alla totalità di sacchetti biodegradabili verrà accollato sicuramente all’acquirente il nuovo costo, anzi, sarà una scusa in più per specularci ed aumentare i prezzi, in ogni caso.
In più penso dovranno essere in materiale biodegradabile anche i guanti a perdere (Per inciso la RAI-TV qualche giorno fa presentando la novità mostrava ignorantemente un consumatore che senza guanti palpeggiava abbondantemente e impunemente diversi pezzi a mani nude prima di scegliere) e il loro prezzo nel migliore dei casi sarà sicuramente addebitato con le dovute approssimazioni.