Coop ha deciso di sostituire i 30 milioni di sacchetti di carta dotati di finestrella trasparente in polipropilene o bioplastica (Pla) usati per l’acquisto del pane nel banco self service o preincartato con sacchetti monomateriale in carta. La decisione è stata presa dopo il lancio di una petizione sulla piattaforma Change.org che ha raccolto oltre 83.000 adesioni.
È vero che le indicazioni sulle modalità di smaltimento sono riportare sui sacchetti, ma è anche vero che esiste un’oggettiva complicazione nella destinazione dei due materiali in virtù dei diversi sistemi di raccolta in uso nelle città. A questo elemento si aggiunge la scarsa necessità di utilizzare un sacchetto composto da due materiali, per vedere all’interno cosa contiene li prodotto, visto che spesso viene introdotto dal consumatore quando acquista il pane nel banco self-service. In ogni caso la nuova soluzione non penalizza nessuno. I vecchi sacchetti saranno sostituiti con nuovi contenitori interamente di carta, dotati di una finestrella trasparente, sempre di carta, che permette al consumatore e al personale alle casse di vedere il prodotto all’interno. L’operazione di sostituzione è già iniziata e dovrebbe essere completata nei primi mesi del prossimo anno dopo lo smaltimento delle scorte.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
La stessa soluzione dovrà essere applicata alle lettere dotate di finestrella per la lettura dell’indirizzo, attualmente costituite da 2 materiali, e che finiscono nella raccolta differenziata della carta.
Comunque la diatriba sulla tassa sulla plastica a perdere farà nascere nuove soluzioni, dove possibile. Una tassa, tale quella proposta , non ha scopo “verde”, MA SOLO DI RACCATTAR SOLDI CON NUOVA TASSAZIONE.
Non è forse di dominio pubblico che sono anni ed anni che le Aziende che hanno doverosamente adottato imballaggi a perdere in plastica (molteplici polimeri diversi, monomateriale, compositi o accoppiati con barriere diversificate) stanno riducendo all’inverosimile le grammature compatibilmente con le proprietà di barriera , di shelf-life, di magazzinaggio e di trasporto di alimenti che vanno sempre più verso stili di consumo individuali in una società in continua evoluzione. Un lampante esempio è la enorme riduzione, ormai al limite, delle grammature dei colli e delle chiusure delle bottiglie in PET per bevande per ridurre quantità di packaging e relativi costi (che adesso la ricerca di risorse vuole letteralmente annullare).
Chi si azzarda a fare di colpo tali proposte di tassazione non conosce evidentemente (e colpevolmente non se ne è informato prima di prendere iniziative che DEVONO essere prese considerando la realtà produttiva e lo stato della tecnologia) la storia del progresso del packaging e delle tecnologie di conservazione degli alimenti, in termini di materiali ,di tecnologie di conservazione , di riduzione di trattamenti denaturanti, di riduzione, spesso drastica, di spazi produttivi e di magazzinaggio, di velocità dei processi (esempio nell’asettico), aumento enorme di produttività, di aumento della sicurezza alimentare, di riduzione di impatto energetico sia nella produzione ed uso degli imballaggi. Il mito del vetro infinitamente riutilizzabile è una fake news per il popolo ignaro e solo chi ha lavorato col vetro sa quali ne siano gli investimenti, i tempi , l’incidenza energetica di produzione, magazzinaggio e trasporti dei vuoti e dei prodotti confezionati, i limiti e i pericoli tecnologici e di sicurezza alimentare, tenuto conto che solo in certi tipi di vetro si può ragionevolmente.
riciclare non più del 30% di vetro di recupero, ma selezionato per colore.
Questo ovviamente vale anche per altri settori diversi da quello alimentare.
La soluzione al problema plastica nell’ambiente NON è aumentare il costo della plastica (plastiche) per scoraggiarne l’utilizzo, (la plastica ha fatto fare un passo significativo al progresso ed al benessere sociale, anche nel monouso) ma nel promuovere la consapevolezza della raccolta differenziata per un razionale riutilizzo da protrarre fino a quando sarà reimmessa nel ciclo di un adeguato e necessario recupero energetico al posto di una quantità equivalente di materia prima da cui deriva (vale anche per le plastiche compostabili che non possono sempre finire in discarica o impianti di compostaggio).
Solo su questa strada si potranno ottenere enormi vantaggi rieducativi nel comportamento, non solo in ambito rifiuti, di una popolazione, fin dall’adolescenza ormai disabituata al rispetto di tante e semplici regole sociali.
Vorrei aggiungere che spesso l’ottimizzazione del packaging, come ad esempio la riduzione del peso delle bottiglie di acqua minerale, corrisponde a una riduzione dei costi industriali. L’introduzione del vuoto a rendere con un valore significativo potrebbe implementare la raccolta differenziata
Sono d’accordo con Roberto, ma attenzione ai limiti estremi della riduzione delle grammature di certi imballaggi, che deve essere compatibile con le proprietà barriera , non solo, ma anche meccaniche, perché poi si arriva ad un aumento di rotture e deformazioni inaccettabili, di scarti, o addirittura alla necessità di una maggior protezione con l’aggiunta di ulteriori imballaggi protettivi e altre conseguenze nella gestione e costi di magazzinaggio. Non è una cosa semplice, ma bisogna tener conto di molteplici fattori concomitanti. Ripeto: pur mantenendo l’obbiettivo, non è possibile immaginare soluzioni semplicistiche a sistemi complessi.
I vostri discorsi sono condivisibili e sensati sotto il profilo realistico , ma me li aspetterei da marziani ,che arrivati il mese scorso sulla Terra e in nessun modo responsabili esaminassero la rumenta che affligge tutti i mari , la terra e l’aria.
Abbiate pazienza , non sto assolutamente dicendo che io sono una vittima innocente e voi i soli colpevoli , siamo tutti sulla stessa barca in mezzo a un mare di plastiche abbandonate e frantumate , tutti colpevoli di questo stato di cose che qualcuno però stava denunciando non da ieri , nè da ierilaltro ma da molti anni, i primi lamenti risalgono agli anni 70 del secolo scorso.
Ho addirittura il sospetto che se la Cina non avesse smesso di ritirare tutti gli scarti di plastica dell’Occidente nel 2018 il problema non lo avremmo ancora nel mirino ( pensiero malevolo?).
E’ comprensibile anche al più sprovveduto che non è un problema di facile soluzione , complesso fin che volete ma non venitemi a raccontare che con calma gli esperti troveranno una soluzione , certo si è lavorato negli ambienti produttivi per ridurre i costi (!!!) e le grammature , non sono qui per negarne una certa utilità ma non siete convinti che la situazione sia grave e urgentissima?
Visto che ne sapete qualcosa come vedete gli sviluppi futuri?Ci possiamo permettere di non cominciare velocemente a chiudere i rubinetti delle plastiche? La storia che l’imballaggio plastico costa meno non è forse legato al fatto che ci si disinteressa quasi completamente del fine vita del prodotto?
Nell’attesa delle risposte nel mio piccolo mondo ho già cominciato da un pò ad eliminarle e a ridurre al minimo l’usa e getta , differenziandolo poi diligentemente e sperando nella coscienza degli operatori nel campo dei rifiuti.
Comprendo le argomentazioni esasperate di Gianni, ma faccio una
– domanda: Chi butta via nell’ambiente in modo indegno ed irresponsabile i contenitori vuoti ?
-risposta: I consumatori NON EDUCATI
-Rimedio: Eliminare la plastica?
-oppure: ridurne ragionevolmente l’impatto conservandone i vantaggi, implementando velocemente le condizioni di recupero e riciclaggio (Senza schizofrenia sulle soluzioni di “fine vita”) e RIEDUCARE più velocemente possibile i consumatori fin da piccoli, anche con azioni punitive .
Altrimenti sarebbe come eliminare i beni ed il denaro perché ci sono i ladri e i disonesti !!!
Certo che con le conclusioni del forum di Madrid sull’ambiente non c’è molto da stare allegri dati gli enormi interessi in gioco, ma l’argomento “plastica a perdere” riguarda comportamenti PERSONALI su cui è possibile fare molto di più, peraltro, come già detto, con ulteriori vantaggi in ambito CIVISMO
I comportamenti personali sono sicuramente importanti e sarebbero a costo praticamente zero ma impatterebbero in maniera molto marginale sul problema, (mi) sembra che tanta parte del materiale disperso sia in mano a enti diciamo non ben intenzionati e indifferenti alle buone maniere , non già per malevolenza delle singole persone (da istruire meglio senz’altro) ma anche per motivi aziendali di risparmio esasperato sulle spese di gestione rifiuti , ….e mi sembra già di sentire il discorso sulla burocrazia ottusa , concorrenza spietata , regole troppo stringenti costi esagerati ecc.ecc.
Le mie obiezioni sono sul materiale , sulla provenienza della materia prima , sui processi di produzione , sugli additivi e solventi utilizzati per il confezionamento e sulla qualità dei fumi che escono dagli inceneritori, ma non si preoccupino i miei antagonisti , penso di avere più probabilità di far bollire il tegame con l’acqua della pasta con le mie sole chiacchiere che di convincere qualcuno con i miei discorsi.
E credo che i posti di lavoro non saranno in pericolo per qualche centesimo , inoltre credo che l’incubo plastica , tra gli altri , perseguiterà ancora per molto le generazioni future.
Appunto rifiuti di plastica abbandonati: da chi? Colpa della plastica?
Cosa c’entrano i solventi, e i fumi di i censimento? Visto che ad esempio il PET non fa fumi nocivi, e neppure pe e neanche hdpe che invece aiuta o i rifiuti a bruciare meglio nei termovalorizzatori.
Faccio una proposta: si destini il provento della tassa all’educazione ecologica!!!
E’ chiaro che facendo il brindisi di capodanno noi pensiamo ad un futuro diverso per noi e per le generazioni future , a ciascuno il suo.
Se lei pensa che avere plastica in pezzi più o meno piccoli dappertutto sia principalmente colpa delle persone sbadate e maleducate e ingrate a cui è stata resa facile la vita da questa meraviglia ( in mitico passo avanti nell’evoluzione ) allora dico che ci stiamo dimenticando delle aziende che legalmente esportano materia prima secondaria in paesi che non si sa cosa ne facciano ( forse giocattoli da rivenderci) e ecomafie che trafficano queste cianfrusaglie e dimentichiamo le infinite discariche a cielo aperto di prodotti raccolti da cittadini ma che non trattengono i prodotti al loro interno ma spargono materiale , additivi e coloranti in esso contenute ovunque.
Non è la plastica che dice bugie , semplicemente più o meno a seconda delle formulazioni è un materiale debole , termolabile ma che decade anche a temperatura ambiente nel breve/medio tempo , e non è inerte come ci si vuole far credere.
Sento oggi su un telegiornale che sono state trovate in un mare della Grecia resti di nave romana contenente ancora intatte ben 6.000 anfore probabilmente in parte con il loro contenuto dopo circa 2.000 anni , e lo stesso sarebbe successo se i contenitori fossero stati di vetro.
Indovinate cosa avrebbero trovato se le anfore fossero state in plastica( una qualsiasi).
Ora però comincio a ripetermi e mi dico basta da solo , e mi appresto a mangiare una fetta di panettone , un momento di pazienza perchè bisogna togliere nastri vari , lustrini , etichette , un imballaggio di cartone , poi uno di cellophane e ancora del cartone che ne contiene il fondo , cosa volete che sia , siamo fatti così noi esseri umani. Buon Natale per davvero a tutti.
Non possiamo ignorare le ecomafie che gestiscono enormi quantità di pattume di tutti i generi , in maggioranza scarti industriali , e questi enti sono refrattari alle buone maniere.
E non possiamo ignorare le sterminate discariche a cielo aperto in quegli stessi disgraziati paesi verso cui noi occidentali abbiamo esportato e tuttora esportiamo migliaia di container di materia prima secondaria, loro poi ce la restituiscono attraverso manufatti vari compresi i giocattoli.
Una notizia fresca di telegiornale racconta che nel mare greco sono stati ritrovati resti di nave romana vecchia di duemila anni, il carico della nave era composto da circa seimila anfore tuttora quasi tutte intatte e moltissime ancora con il loro carico all’interno. Fossero state di vetro sarebbe stata la stessa cosa ma se fossero state di plastica , di qualsiasi tipo , io chiedo a voi cosa avremmo trovato? Rispondo io : niente , il carico vino o olio disperso e la plastica con gli additivi e i solventi usati per la fabbricazione finemente dispersi nel mare.
Conad è riuscita a far produrre dei sacchetti con finestrella con componenti riciclabili insieme.