La vicenda di Cristiano Rolando che durante una conferenza stampa allontana due bottigliette di Coca-Cola (sponsor ufficiale del torneo di calcio Euro 2000), invitando a bere acqua di rubinetto, ha agitato il mondo dello sport. Anche il gesto di Pogba che nella conferenza stampa alla fine della partita Francia-Germania ha tolto una bottiglia di birra Heineken, altro sponsor della competizione, ha ricevuto un buon numero di reazioni. Il motivo del gesto di campione portoghese sembra essere legato alla cattiva abitudine di molte persone di bere bibite zuccherate, mentre Pogba ha scelto di togliere la birra in nome della sua sua fede religiosa, l’Islam, che vieta l’assunzione di alcol (forse non si era accorto che la bottiglia che aveva davanti era di birra analcolica). Il video del calciatore francese, così come accaduto con Ronaldo, sta facendo il giro del web.
Ma la questione su cui riflettere in questi casi è un’altra, e riguarda l’abitudine di organizzare conferenze stampa in cui fotografi e giornalisti intervistano gli sportivi seduti o in piedi, ma rigorosamente davanti a vistosi pannelli che riproducono uno o più marchi di aziende. Così, le immagini dell’intervista o della conferenza stampa rilanciano gratuitamente i loghi degli sponsor ai telespettatori. Si tratta di pubblicità mascherata.
Anche quando si riprendono caschi, magliette e scarpe indossati dai campioni, c’è il rischio di far pubblicità agli sponsor. Ma se questo è un aspetto più difficile da evitare, l’intervista in sala stampa con la ripresa dei pannelli di tutti i partner commerciali è vera e propria pubblicità mascherata, che non trova scuse o attenuanti di sorta. L’operatore tv scrupoloso e etico può inquadrare solo il primo piano del viso del campione di turno mentre viene intervistato, sfuocando o eliminando i loghi degli sponsor. Nessuno lo fa. Si tratta solo di rispettare la deontologia professionale che invita a non dare spazio gratuito agli sponsor. In Italia però questa regola non sembra incontrare il favore di molti colleghi che eseguono inquadrature a tutto campo in modo tale a poter vedere bene i loghi e le marche.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Ma quale pubblicità gratuita e mascherata? Se sono gli sponsor ufficiali della manifestazione, hanno tirato fuori fior di quattrini proprio per avere visibilità. Potranno piacere o non piacere ma, i vari Ronaldo e Pogba, devono la propria fortuna anche a loro. Ci sono stati molti casi di sportivi che non si sono fatti problemi ad indossare, pagati per questo, scarpini e maglie di marchi realizzati sfruttando il lavoro minorile, ce ne siamo dimenticati?
Quindi, qualsiasi immagine di attività sportiva o atleta impegnato dovrà prevedere l’oscuramento (o lo ‘squadrettamento’) di ogni scritta o logo sponsoriale, anche quelle delle aziende che pagano squadre e atleti e/o sovvenzionano gli eventi sportivi? E allora che ci stanno a fare gli sponsor se non possono farsi pubblicità? Non ho mai visto un pilota di Formula 1 o un ciclista sul podio rifiutare di stappare il bottiglione di spumante per non fare pubblicità all’azienda vinicola (che in quanto sponsor, paga anche i loro premi), o perchè astemio o perchè filo-mussulmano. Mah. Follie di un pomeriggio (caldo) di quasi estate.
Il VERO problema che l’articolista ignora volutamente è che le pubblicità di queste bibite andrebbero vietate
Scrivo qui quello che già ho scritto in un altro articolo analogo, io non seguo il calcio quindi questa cosa la apprendo qui, ma se Ronaldo e Pogba si sono limitati a levarsi da davanti le bottiglie di bibita e prendere del’acqua non hanno violato alcuna regola, le hanno messe lì per loro, se hanno deciso di usarle come fermacarte o metterle nello zaino invece di berle erano nel loro pienissimo diritto.
Oltre tutto le bibite erano sponsor degli eventi, non il loro personale, nessun contratto quindi li vincolava a sostenere quei marchi, si è già visto in altri sport un campione girare al contrario un cappellino per non mostrare il marchio che c’era sopra, o piegare l’omaggio ricevuto coprendone il marchio (magari concorrente del suo sponsor).
Che poi la gente smetta di bere cocacola o birra o chinotto perché un tale in tv non le beve è una cosa di uno squallore indicibile e che dimostra quanto poco la gente usi il cervello, visto che si lascia condizionare fino a questo punto, e spiega perché tanti caschino nelle trappole molto più elaborate dei novax e degli altri ciarlatani.
Il mondo dello sport, soprattutto a certi livelli, ha una grande responsabilità nella comunicazione, e veicolare immagini di cibo spazzatura (bibite zuccherate e colorate o altro) è fortemente diseducativo soprattutto per i più giovani, portati a imitare in maniera acritica presunte abitudini alimentari dei loro beniamini.
Senza gli sponsor il calcio si giocherebbe solo nelle ANSPI
Alcolica o analcolica, il messaggio non cambia: no alle bevande che apportano calorie extra. A parte che la finezza della birra analcolica l’avrebbero colta in pochi, Heineken è conosciuta come birra e come tale viene colta dallo spettatore.
E’ ridicolo parlare di pubblicità mascherata e/o occulta, più esplicita di cosi…
Gran parte dello sport sta in piedi grazie agli sponsor, chi scrive dovrebbe saperlo.
Poi scommetto che se gli sportivi in questione avessero avuto un contratto pubblicitario con le aziende del caso, sarebbero stati belli tranquilli…
Lo stesso Ronaldo che oggi ha tolto la Coca Cola dal tavolo, anni fà era testimonial dello stesso prodotto, pecunia non olet…
Intanto Ronaldo (Portogallo) e Pogba (francia) sono andati a casa…
Non gli ha portato bene questa mossa.