Rocchetta Iap salute
La pubblicità dell’acqua Rocchetta è stata più volte censurata dallo Iap

Il 22 novembre scorso il Comitato di controllo dell’ l’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria ha ritenuto ingannevole la pagina pubblicitaria dell’acqua minerale Rocchetta pubblicata su Corriere della Sera il 2 ottobre 2016 e anche sul sito aziendale rocchetta.it. Il messaggio era inserito all’interno del mese della prevenzione urologica, quindi di un’iniziativa medica che si prefigge lo scopo di informare ed educare in particolare sul tema della calcolosi. La pubblicità di Rocchetta suggerisce dieci regole d’oro per prevenire l’insorgenza di calcoli, oltre alla possibilità di prenotare un consulto medico gratuito.

L’iniziativa – di per sé buona – spinge tuttavia a credere che l’acqua Rocchetta abbia proprietà terapeutiche. Nell’immagine si vedono infatti 4 bicchieri con alcuni sassi all’interno che diminuiscono da un bicchiere all’altro man mano che viene versata acqua. Nell’ultimo bicchiere i sassi non ci sono più e il claim dice: “È tempo di agire!”. Mentre il testo del messaggio è chiaro ed essendo riferito alla prevenzione dei calcoli consiglia di bere molta acqua, l’immagine trae in inganno il consumatore poiché sembra che Rocchetta sia una soluzione curativa al problema dei calcoli. «Tale decodifica – scrive il Comitato di controllo dello IAP – è rafforzata dal contesto generale del messaggio in cui si parla di calcolosi e di sostegno all’iniziativa di “Rocchetta” da parte dell’ “Associazione Urologica per la Calcolosi”, che conferisce al prodotto un’impropria medicalità».

Il messaggio della campagna di prevenzione urologica promossa da Rocchetta è ingannevole per via dell’immagine.

Rocchetta è già stata più volte criticata dallo Iap per pubblicità ingannevole, poiché spesso veicola messaggi impropri. Basta ricordare i molto criticati slogan come “acqua della salute”, oppure  “puliti dentro, belli fuori” fino alla “prevenzione della calcolosi” . Alcune delle pubblicità sono state invece censurate sono state collegate a una componente medico-salutistica in realtà assente e Il Fatto Alimentare ne ha già parlato (vedi qui). Il settore delle pubblicità delle acque minerali è stato spesso oggetto di contestazioni, tanto che abbiamo dedicato un altro articolo  ai procedimenti contro varie marche tra cui troviamo anche Rocchetta e Uliveto che si distinguono per essere recidive. Per esempio nel 2002 è stata censurata la pubblicità di Rocchetta che annunciava un’azione protettiva contro l’arrossamento della pelle dovuto ai raggi UV. Nel 2004 Uliveto e Rocchetta vengono censurate  per il claim: “acque della salute”. Nel 2013 il Comitato di controllo del Giurì dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria ha ritenuto scorretti i riferimenti alle associazioni mediche abbinati alla parola “acque della salute”. Accuse analoghe sono oggetto nel 2015 di una nuova censura dell’Antitrust e una multa da 10 mila euro.

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paolo
paolo
9 Febbraio 2017 13:53

e proprio questo il problema 10 mila euro fanno ll solletico
aumentando le sanzioni in maniera esagerata e le persone che iniziano a non comprare quel prodotto vedrete che fa passare la voglia

Mino Ganzerli
16 Febbraio 2017 10:03

Sono dello stesso pensiero di Paolo…
Diecimila euro? Che percentuale di fatturato netto rappresenta?
Se le multe fossero qualcosa tipo “il 10% del fatturato netto” secondo me smetterebbero.
Diecimila euro secondo me sono già calcolati nella quota di investimento nel piano marketing…

Pasquale
Pasquale
16 Febbraio 2017 17:40

D’accordissimo con gli altri. 10mila fanno ridere. Minimo 100mila (he gia’ e’ poco)

ezio
ezio
16 Febbraio 2017 19:03

Sarò molto sintetico: 10.000 Euro ???!!!
Non ci credo, ma se fosse vero sarebbe solo una presa in giro per i consumatori.
Altro che pubblicità ingannevole, qui d’ingannevole c’è tutto il contesto.

Costante
Costante
17 Febbraio 2017 12:33

Sono anni che diciamo, in tutti i consessi, che una sanzione pecuniaria per azioni di pubblicità ingannevole è già messa in conto dal marketing . L’unica strada preventiva è nella chiusura dell’attività produttiva anche per soli 15 giorni (non durante le ferie). Quiesto non solo per l’acqua minerale !