Si chiama Open Food ed è il primo format di ristorazione veloce che coniuga innovazione e inclusione sociale, solidarietà, buon cibo e lotta allo spreco alimentare. Il progetto, che ha debuttato questa primavera a Caltanissetta, è nato grazie a un bando promosso dalla Regione Sicilia ed è frutto dell’impegno congiunto del Comitato di Caltanissetta della Croce rossa italiana, la cooperativa Etnos, l’impresa sociale Un Posto Tranquillo e l’Ipab (Istituzione pubblica assistenza e beneficienza) Istituto Testasecca, con il supporto di Comune e il contributo di Coldiretti Caltanissetta e altre piccole realtà locali. Open Food si colloca in una linea di continuità con altri progetti attivati da Etnos nel capoluogo siciliano. Come la bottega di commercio equo e solidale che supporta le donne vittima di violenza Equamente, la gelateria solidale Equo Cream e, soprattutto, Equo Food, il ristorante inclusivo in cui lavorano persone disabili e altri soggetti fragili, con il quale il nuovo ‘fast food’ condividerà la location.
L’idea è stata quella di trovare un’alternativa al classico ‘pacco alimentare’ o alla mensa sociale, creando un luogo inclusivo in cui le persone in difficoltà economica possano andare a mangiare senza sentire lo stigma della propria condizione. “Bisogna considerare che negli ultimi anni il divario sociale ed economico tra i cittadini è cresciuto enormemente – spiega Nicolò Piave, presidente del comitato Croce rossa di Caltanissetta – e che non tutti i ‘nuovi poveri’, tra cui per esempio alcuni padri separati, sarebbero disposti ad affidarsi ai circuiti di solidarietà tradizionali”. Chiunque potrà accedere a Open Food dalle 12 alle 14 (tutti i giorni, eccetto il lunedì) e ordinare ciò che desidera tra 150 piatti. L’unica differenza rispetto a un normale ristorante è che, mentre chi può permetterselo paga il conto, gli altri possono corrispondere al locale la cifra simbolica di un euro a portata senza che nessuno, a parte il cassiere, se ne accorga.
I clienti paganti potranno inoltre scegliere di donare un ulteriore contributo, aggiungendo un euro al proprio conto, oppure mediante bonifico bancario o PayPal, dopo aver scansionato il Qr-code di una cartolina dono distribuita nel locale. L’obiettivo, dunque, è ridare dignità a chi cade in disgrazia economica e non fargli perdere fiducia, ma anche di stimolare il senso civico e coinvolgere la cittadinanza in un’iniziativa di ristorazione innovativa, solidale e inclusiva. Il progetto ha anche lo scopo di contribuire alla valorizzazione dei prodotti del territorio e alla lotta allo spreco alimentare. Infatti, nonostante la denominazione fast food, la qualità del cibo servito presso Open Food non ha nulla a che fare con quello delle più note catene di ristorazione veloce.
“Verranno proposti piatti sani – conclude Piave –, preparati con prodotti del territorio forniti da Coldiretti, dalle aziende locali e dalle cooperative impegnate nell’inserimento di persone disagiate nel mondo del lavoro, insieme alle eccedenze alimentari donate quotidianamente dai supermercati di zona”. In più, dando la possibilità alle persone che si presentano al ristorante di scegliere che cosa ordinare, si eviteranno gli sprechi che potrebbero avvenire consegnando un ‘pacco solidale’, di cui alcuni prodotti restano a volte inutilizzati. Le realtà coinvolte nel progetto hanno assunto l’impegno di confrontarsi tra sei mesi per verificare l’efficacia dell’iniziativa e valutare come renderla replicabile, esportando questo modello di ristorazione etica, con il supporto delle realtà locali, anche in altre città.
© Riproduzione riservata; Foto: Equo Food
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