Riciclo, riuso, vendita di sfuso: in Italia i supermercati sono molto indietro sulle politiche per ridurre la plastica usa e getta. Nei mesi scorsi Greenpeace e Il Fatto Quotidiano hanno inviato un questionario alle principali insegne della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) (Conad, Selex, COOP, Esselunga, Gruppo Végé, Eurospin, LIDL e Sogegross), rappresentative di oltre il 70% delle quote di mercato nazionale.
L’obiettivo dell’indagine ribattezzata “Carrelli di plastica” era quello di verificare come queste catene stanno affrontando il problema legato all’abuso di imballaggi in plastica monouso che alimenta una delle crisi ambientali più gravi dei nostri tempi, l’inquinamento da plastica. Il risultato è stato scoraggiante: i supermercati italiani non hanno un piano concreto per fare a meno della plastica monouso: siamo distanti ancora anni luce per vedere strategie di vendita di prodotti con sistemi di riuso e ricarica e allontanarsi da un modello di business inquinante, basato sul massiccio impiego di imballaggi e contenitori progettati per diventare rifiuti.
Plastica e supermercati: i risultati
Le aziende sono state valutate sulla base di tre criteri: 1) trasparenza, ovvero la disponibilità a rendere note le quantità di plastica usata; 2) impegni volontari sulla riduzione dell’impiego di plastica, come l’incremento di prodotti venduti in modalità sfusa o con ricarica e il ricorso a materiale riciclato; 3) il supporto a iniziative politiche, come l’introduzione del sistema di deposito su cauzione (o DRS) per i contenitori di bevande (qui la classifica completa).
Su 8 catene di supermercati, sette ricevono una valutazione negativa (colore rosso/‘Non ci siamo’). Soltanto Selex, che controlla marchi come Famila, il Gigante, A&O e molti altri, ottiene un risultato intermedio con 38 punti (colore giallo/‘Non è abbastanza’), grazie agli impegni per ridurre la quantità di plastica utilizzata (del 30% entro il 2025) e la volontà di incrementare la vendita di prodotti sfusi o con sistema di ricarica entro il 2025. A seguire troviamo Lidl e al terzo posto Coop, seguite da Esselunga, Eurospin, Conad, Gruppo Végé e Sogegross. Conad, il più grande gruppo operante in Italia, non risponde al questionario e si classifica agli ultimi posti arrivando a circa 10 punti sui 100 disponibili. Le ultime tre insegne in classifica non hanno risposto al questionario e si è quindi tenuto conto delle informazioni disponibili nei bilanci di sostenibilità
Il commento di Greenpeace
«I supermercati italiani, – dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace – con la loro dipendenza dal monouso in plastica, non solo contribuiscono all’inquinamento dei mari e del pianeta, ma alimentano la domanda di idrocarburi come gas e petrolio, da cui si produce la plastica, aggravando la crisi climatica. Serve un rapido cambio di rotta, con l’attuazione di misure concrete e ambiziose per incrementare la vendita con contenitori riutilizzabili, a partire dalle aziende leader del mercato come Conad. In un momento storico come questo è fondamentale adottare soluzioni meno impattanti come il riuso, che diventerà sempre più comune alla luce degli ultimi sviluppi legislativi in Europa».
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