Processo di analisi degli alimenti. Riso al microscopio, fagioli rossi allerta e grano in piastre di Petri su sfondo grigio, vista dall'alto.

Meno di un alimento su 100 contiene residui di prodotti fitosanitari oltre i limiti di legge. È questo il dato principale che emerge dal report del ministero della Salute sui controlli ufficiali realizzati nel 2018, soprattutto dalle autorità sanitarie regionali, secondo il programma nazionale residui. A finire in laboratorio, oltre 12 mila campioni tra frutta, ortaggi, cereali, oli vegetali, vino, baby food e tanti altri prodotti, da quelli di origine animale allo zucchero.

Frutta e verdura sono state le categorie di prodotti più controllate, rappresentando rispettivamente il 31% e il 28% di tutti i campioni. Seguono gli altri prodotti (16%), dove la parte del leone la fanno quelli di origine animale (1.159 campioni su 1.970 totali). Dei 12 mila campioni di alimenti analizzati nel 2018 soltanto 96 superavano i limiti di residui fitosanitari consentiti per legge, pari allo 0,8% del totale, ben al di sotto della media europea del 2,5% di irregolarità.

carne coltivata
Nel 2018 meno di un campione su 100 analizzati conteneva residui di prodotti fitosanitari oltre i limiti di legge

La verdura trasformata è il gruppo di prodotti in cui è stata registrata la percentuale più elevata di irregolarità (3%), seguita dalla verdura non lavorata (1,4%). Frutta fresca e trasformata, cereali interi e lavorati, tè, caffè, tisane e cacao presentavano invece sforamenti del limite tra lo 0,5% e l’1%. In tutte le altre categorie di prodotti non sono state rilevate irregolarità.

Ben altro discorso è quello dei residui sotto il limite di legge, soprattutto nel caso della frutta: poco meno del 61% dei campioni di frutta fresca e oltre il 37% di quella trasformata presentava residui di qualche sostanza in quantità consentite. Inoltre quasi il 40% dei campioni di frutta fresca e poco meno del 24% di quella lavorata contenevano residui di più di un principio attivo Percentuali rilevanti anche per il vino, con più del 43% dei campioni positivi regolari e quasi il 21% multiresiduo.

Per diverse categorie di prodotti, invece, non è stata rilevata una quantità di residui misurabile in nessuno dei campioni analizzati: baby food,  semi e frutti oleaginosi trasformati, latte, miele, pesce e uova trasformate.

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