Per accelerare i tempi della giustizia e alleggerire il carico di lavoro delle procure, il 1 gennaio 2023 è entrato in vigore il decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, più conosciuto dal pubblico come legge Cartabia, cosi denominata in quanto elaborata dall’ex ministro della Giustizia del governo Draghi. Si tratta di un provvedimento importante che modifica profondamente la struttura del procedimento penale nell’ambito del settore alimentare e che al suo interno interviene anche sulla procedura applicativa degli art. 5 e 6 della legge 283/62, considerati i pilastri portanti della normativa alimentare. I due articoli prevedono sanzioni penali per ipotesi quali la produzione, detenzione e distribuzione di prodotti in cattivo stato di conservazione, oppure insudiciati o con cariche microbiche superiori ai limiti previsti. La grossa novità è che questo reato sarà estinguibile attraverso un percorso alternativo al processo penale. Il sistema è basato sul corretto adempimento delle prescrizioni che verranno impartite dall’Autorità sanitaria competente e valutate anche dal Pubblico Ministero e sul pagamento di una somma di denaro corrispondente ad 1/6 della pena massima stabilita per il reato (che nell’ipotesi più grave è l’arresto da 3 mesi ad un anno o un’ammenda da 2.582 a 46.481 euro), che consentiranno l’estinzione del reato.
L’articolo 5 della legge 283 è l’ipotesi di reato più di frequentemente contestata nell’ambito delle non conformità alimentari. Il testo riguarda ad esempio il cattivo stato di conservazione, la presenza di batteri come la salmonella, la listeria, il rinvenimento di insetti e altre criticità, salvo casi più gravi dove vengono contestati reati del codice penale. Sino al 31 dicembre del 2022, quando l’Autorità di controllo rilevava ad esempio il cattivo stato di conservazione, contestava la violazione dell’articolo 5 della legge 283/1962, e inviava alla Procura della Repubblica una relazione (la notizia di reato) esponendo i fatti e le indagini effettuate. Ad esempio, si precisava l’avvenuta verifica dei controlli aziendali sulle materie prime e sui fornitori, e quelli lungo le linee di produzione in base al manuale di autocontrollo, così da accertare il comportamento più o meno diligente dell’azienda.
“Da tempo, e precisamente dall’entrata in vigore del Reg CE 178 /2002 e del cosiddetto Pacchetto Igiene – precisa Neva Monari dello studio Avvocati per l’impresa di Torino – le Autorità di controllo quando rilevano una non conformità intervengono richiedendo all’azienda di adottare misure correttive e imponendo, se del caso, specifiche prescrizioni che talora erano portate a conoscenza dell’Autorità giudiziaria, nel caso in cui fosse stata inoltrata una notizia di reato. La cosa importante è che l’adempimento o meno delle prescrizioni non aveva alcun diretto riflesso sull’accertamento della responsabilità, e quindi sulla valutazione della sussistenza o meno del reato, potendo solo eventualmente incidere sulla pena. Dal 1 gennaio 2023 la riforma Cartabia ha introdotto un cambiamento importante: l’adempimento da parte dell’interessato delle prescrizioni formulate dall’Autorità di controllo e il pagamento di una somma di denaro, incide direttamente sulle responsabilità determinando l’estinzione del reato.
“Più precisamente – prosegue Monari – l’Autorità che rileva un fatto che può costituire il reato previsto dall’articolo 5 Legge 283/1962, deve innanzitutto impartire un’apposita prescrizione, fissando per la regolarizzazione un termine non eccedente il periodo di tempo tecnicamente necessario e comunque non superiore ai 6 mesi e può altresì imporre, anche con riferimento al contesto produttivo, organizzativo, commerciale o comunque di lavoro, specifiche misure atte a far cessare situazioni di pericolo ovvero la prosecuzione di attività potenzialmente pericolose per la sicurezza, l’igiene alimentare e la salute pubblica. Come si vede si tratta di misure che potrebbero anche essere parecchio gravose ed impattanti per il soggetto e l’azienda”.
“La nuova procedura di estinzione dei reati agro-alimentari – precisa Vincenzo Pacileo Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino – ha suscitato alcune severe critiche di principio, in quanto in tal modo si finirebbe per depotenziare la risposta statale nei confronti di violazioni che interessano la sicurezza dei consumatori. Non sono persuaso da questa presa di posizione. Intanto, analogo meccanismo estintivo è previsto da molti anni nel campo della sicurezza sul lavoro, e direi che ha dato buona prova di sé. Infatti, nel caso della violazione di norme di sicurezza l’obiettivo principale dovrebbe essere proprio quello della regolarizzazione, più che quello schiettamente punitivo. Del resto, la procedura estintiva prevede anche il pagamento di una sanzione di alcune migliaia di euro. Si può, invece, ipotizzare che ci saranno problemi applicativi, dovuti per esempio al fatto che non tutti gli organi accertatori hanno la competenza tecnica per emanare le prescrizioni volte ad eliminare la non conformità. Ma, come al solito, stiamo a vedere come funzionerà la nuova legge; poi ne riparleremo”.
In questo modo il reato si estingue, senza nessun processo e senza alcuna annotazione nel certificato penale. La non conformità rilevata infatti non verrà registrata negli archivi giudiziari, mentre è probabile che resti come documento negli archivi delle Asl. C’è però un’altra ipotesi da considerare, se la Procura non ritiene idonee le indicazioni e le decisioni sanzionatorie impartite dall’autorità sanitaria, può chiedere ulteriori interventi e modifiche. “Si tratta di una vera e propria supervisione da parte della Procura – conclude Monari – il che andrà a cambiare i rapporti fra i soggetti coinvolti (Autorità di controllo, Operatore del settore alimentare, Procura della Repubblica) che dovranno necessariamente rapportarsi con le nuove modalità”.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Due cose insieme proprio non riusciamo a farle, punire e far rispettare le regole, non ce la possiamo fare.
Sugli infortuni sul lavoro poi si vedono “buoni” risultati?
buongiorno,
secondo me una buona riforma che eviterà di sovraccaricare di lavoro spesso superfluo le procure e che permetterà anche di applicare la natura preventiva delle ispezioni piuttosto ceh punitiva
Mah; un reato in campo alimentare può avere delle conseguenze anche gravi, come casi recenti riportati anche da questa testata, hanno mostrato. Non si tratta di punire, ma di riconoscere un danno a un singolo o alla collettività, Si pensi anche a taluni casi antichi, come quello dell’uso di etanolo nel vino. Ma ve ne sono molti altri.
Eppoi, il lavoro nei pubblici uffici si smaltisce: a) assumendo; b) formando il personale; c) organizzando il lavoro per obiettivi; d) sollevando dagl’incarichi dirigenziali gl’inetti; e) valutando i risultati raggiunti in funzione di obiettivi dati.