Ridurre, riutilizzare e riciclare: sono questi i cardini di un uso più responsabile e sostenibile degli imballaggi. In Europa, però, solo un terzo della plastica prodotta viene riciclata. Tra le varie ragioni che si celano dietro a questi numeri, c’è anche una realtà poco piacevole: una parte di cittadini non fa la raccolta differenziata. Proprio per incentivare il recupero degli imballaggi di plastica, bottiglie in primis, stanno spuntando nei supermercati (e non solo) compattatori che rilasciano buoni sconto in cambio di rifiuti. Abbiamo chiesto alle maggiori catene italiane se nei loro punti vendita si svolgono iniziative di questo tipo. Ecco le risposte che abbiamo ricevuto finora.
Tra i supermercati più impegnati in questo senso ci sono sicuramente quelli di Coop Italia, che spiega “Sono molte le azioni per la raccolta differenziata incentivata, in partnership con le società che gestiscono la raccolta locale dei rifiuti solidi urbani , i comuni, le associazioni del territorio”. Nei punti vendita della catena si possono conferire bottiglie in Pet, flaconi in Hdpe e lattine di alluminio, a seconda del progetto. Per il momento sono attivi sul territorio diverse realtà così dislocate.
- 26 punti vendita nella cooperativa emiliana Coop Reno dove sono attive macchine ‘schiaccia bottiglie’
- 6 supermercati Coop Liguria, dove sono attivi i ‘Ricicla Point’
- 2 compattatori in punti vendita Coop Lombardia
- 2 ‘alberi del riciclo’ nei supermercati Coop Alleanza a Formigine e Bari
- 1 compattatore installato da Coop Amiatina
Esselunga nell’estate 2019 ha installato un eco-compattare per bottiglie in Pet nel supermercato del Lido di Camaiore, in collaborazione con Marevivo e il Comune. Ogni sei bottiglie raccolte, il macchinario eroga un buono sconto di 20 centesimi utilizzabile per la spesa nel punto vendita. “Nei primi due mesi di test – spiega Esselunga – sono stati effettuati 22.157 conferimenti
Ma il record spetta a Unes, che ha installato eco-compattatori di bottiglie in 65 supermercati del circuito U2, con un’iniziativa partita nel 2010. Ad ogni bottiglia inserita nella macchina, il consumatore riceve un centesimo di sconto sulla spesa. Secondo Unes “nel 2018 il sistema ha permesso di recuperare più di 3.570.000 bottiglie pari a 75 tonnellate di plastica, con un risparmio di 119.884 kg di CO2. Per ogni punto vendita coinvolto, sono state quindi raccolte 1,25 tonnellate di plastica pari a circa 59.600 bottiglie”.
Pur non avendo installato macchinari che raccolgono la plastica in cambio di sconti, altre catene hanno avviato iniziative per favorire il recupero e il riciclo di imballaggi. Aldi ha lanciato ‘Io Riciclo!’, una campagna per informare i consumatori sullo smaltimento degli imballaggi e conta, entro il 2020, di utilizzare imballaggi sempre meno impattanti. Inoltre “in tutti i punti vendita Aldi è possibile liberarsi degli imballaggi superflui, conferendoli direttamente nell’apposita area dopo aver fatto la spesa. Analogamente è possibile effettuare la consegna delle pile esaurite”
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[sostieni]
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Non condivido la questione dello sconto, anche se la capisco. Si parla tanto di “coscienza ecologica” e poi per fare una cosa buona devo avere l’incentivo? Te mettimi il compattatore, poi chi vuole le porta. Io quando cammino per strada raccolgo, specie ciò che può intasare i tombini: confezioni in plastica, comprese bottiglie, pacchetti di sigarette (che fatica gli farà a portarsele dietro e buttarle che sò nel cestino di casa). Fosse per me, si potrebbero spazzare le strade più di rado.
Unico problema tuttora poco risolto sono le cicche: il divieto di fumo ha ben funzionato, ma quello sull’abbandono delle cicche purtroppo no
In realtà con il divieto di fumo nei locali sono aumentate le cicche abbandonate perché le buttano in strada prima di entrare.
Se la futura tassa sulla plastica servisse a far campagna presso scuole e consumatori e di incentivo alla raccolta presso i punti vendita per conferimento a COREPLA si otterrebbe un risultato molto consistente . Invece la tassa ipotizzata , peraltro di ipotizzato alto valore, sembra esser destinata ad esser percepita come TASSA tesa a far cassa per la manovra, e, nel breve-medio periodo si scaricherà soltanto sui prezzi al consumo, senza apprezzabile influenza sulle abitudini ecologiche dei consumatori e sull’intero sistema produttivo.
Un paese capace solo di lamentarsi (“Chiagn ‘u uorto e frega ‘ o vivo- mirabile sintesi napoletana) e ovviamente farsi i cavoli propri.
Lo Stato non è un Re assoluto con un patrimonio immenso che il popolo povero e angariato deve contrastare negando orgogliosamente ogni tipo di civile condivisione di regole.
Dopo il penoso boicottaggio dei sacchetti ecocompatibili alla stratosferica cifra di 1 centesimo, ora il “popolo” (il pooopolo????) si ribella alla tassa sulla plastica.
In un Paese dove si cammina e si nuota costantemente tra schifezze di plastica e una (1) banana prevede base in polistirolo cellophanata ci sarebbe da sganasciarsi, ma invece, non ci resta che piangere.
(in attesa del prossimo lamento in spiaggia o in qualche talksciò che tra un garrulo urlo e una marchetta al prodotto ultraconfezionato- ci rivela indignato – colpa del Re , ovviamente- che ogni kilo di pesce ci sono un par di buste del supermercato