La città olandese di Haarlem, centro da 160mila abitanti a una ventina di chilometri a ovest di Amsterdam, sarà la prima al mondo a vietare la pubblicità di prodotti a base di carne negli spazi cittadini. Il divieto, che scatterà nel 2024 alla scadenza dei contratti pubblicitari attualmente in essere, non riguarderà soltanto la carne, ma tutta una serie di prodotti considerati particolarmente impattanti sul clima, come le auto alimentate a combustibili fossili e i voli aerei.
L’iniziativa è stata presentata dalla consigliera comunale Ziggy Klazes, del partito di sinistra ambientalista GroenLinks, che durante un’intervista alla stazione radiofonica Haarlem105 ha dichiarato “Non si tratta di quello che la gente cuoce e arrostisce nella propria cucina; se le persone vogliono continuare a mangiare carne, bene… Non possiamo dire alla gente che c’è una crisi climatica e incoraggiarla a comprare prodotti che sono parte delle sue cause.”
La decisione non è stata accolta con favore da tutti. A partire, prevedibilmente, dall’industria della carne olandese che proprio negli stessi giorni ha lanciato la campagna ‘Nederland Vleesland’ (Paesi Bassi paese della carne), per incentivarne il consumo nella popolazione. Un portavoce dei gruppi di allevatori olandesi ha affermato che la città “si sta spingendo troppo oltre nel dire alle persone cos’è meglio per loro”. L’iniziativa ha trovato opposizione anche all’interno del consiglio comunale della cittadina da parte del locale partito di centrodestra Trots Haarlem, che ha bollato la decisione come una restrizione della libertà di espressione della popolazione.
I Paesi Bassi sono i principali esportatori di carne dell’Unione Europea, ma la crisi climatica e l’impatto ambientale degli allevamenti stanno portando il paese a mettere in discussione il proprio ruolo all’interno del mercato globale della carne. Secondo diversi studi, infatti, l’allevamento a scopo alimentare è responsabile del doppio delle emissioni di anidride carbonica rispetto alla produzione di alimenti vegetali, oltre ad essere associato a deforestazione per la creazione di pascoli e coltivazioni per la mangimistica. Senza contare le emissioni di metano prodotte dagli allevamenti bovini e l’inquinamento da azoto delle acque derivante dalle deiezioni degli animali. Un problema, quest’ultimo, particolarmente sentito nei Paesi Bassi. Proprio per dimezzare le sue emissioni di azoto entro il 2030, il governo olandese ha deciso di ridurre del 30% il numero dei capi allevati nel paese.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.