L’Efsa ha bocciato la proposta di riportare sulle etichette dei prodotti contenenti proteine della soia una frase che evidenzia la possibilità di ridurre i livelli di colesterolo LDL nel sangue. L’agenzia non ha ritenuto sufficientemente validi i lavori scientifici presentati dai tre grandi gruppi industriali: l’European Natural Soyfood Manufacturers Association (ENSA), la European Vegetable Protein Federation (EUVEPRO) e la Soya Protein Association (SPA).

 

L’Agenzia ha evidenziato numerose inadeguatezze nei 23 studi proposti al panel di specialisti incaricati di esaminare la richiesta. Solo cinque ricerche erano state condotte con un gruppo di controllo, a cui era stato proposto un placebo per verificare la reale efficacia delle proteine. C’è di più, nella metà delle ricerche non sono stati rilevati effetti statisticamente significativi relativi alla riduzione del colesterolo LDL.

 

In alcuni studi le persone esaminate avevano già in partenza livelli elevati di colesterolo, contrariamente a quanto richiesto dall’Efsa che privilegia studi scientifici condotti su target di riferimento con le caratteristiche generiche della popolazione.

 

C’è poi un elemento poco chiaro per cui, secondo l’Efsa, alcune delle analisi evidenziano dei benefici che però deriverebbero dal consumo degli isoflavoni di soia, e non dalle proteine.

 

Nonostante l’agenzia riconosca il principio secondo cui la riduzione del colesterolo HDL sia correlato a una diminuzione del rischio di malattie cardiache, gli esperti del panel non hanno ritenuto sufficienti i dati sull’effetto anti-colesterolo collegato al consumo delle proteine della soia.

 

Per la seconda volta l’Efsa boccia la porposta di questo claim, ma il parere contrario non sembra far desistere l’industria che probabilmente cercherà altre strade.

 

Valeria Nardi

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