Si chiama Positive Food a ha l’obiettivo di spingere consumatori e consumatrici verso un’alimentazione consapevole. È l’etichetta realizzata dal Milan Center for Food Law and Policy grazie al contributo dell’Università Statale di Milano, presentata lo scorso mese di luglio. In questo caso non siamo davanti a un’etichetta puramente nutrizionale, come il Nutri-Score o l’italiano NutrInform Battery, né solamente ambientale, come l’Eco-Score. Positive Food. Si tratta di un sistema di certificazione che valuta gli alimenti da un punto di vista multifattoriale: ambientale, nutrizionale, socio-economico e di filiera.
Sull’etichetta troviamo quattro indici: ambiente, persone, filiera, nutrizione. Sono stati i ricercatori dell’Università degli Studi di Milano, coordinati dai docenti Stefano Corsi, Riccardo Guidetti, Daniela Martini e Patrizia Riso, a sviluppare le categorie, secondo una metodologia multi-criteriale su più livelli, trasparente e più comprensibile dal consumatore.
I quattro indici di Positive Food
Nello specifico, l’indice ‘ambiente’ chiarisce quanti e quali processi interessano un prodotto in relazione al mondo circostante. Viene valutato quanto un prodotto impatta sul cambiamento climatico, sull’uso del suolo, sull’esaurimento delle risorse minerarie ed energetiche, quanto vengono intaccate le risorse idriche, quanto l’alimento concorre all’ecotossicità dell’acqua dolce e molti altri indici. La voce ‘persone’ si basa su criteri oggettivi e riconosciuti, tra cui il benessere di lavoratori e lavoratrici, l’inclusione e la diversità, l’innovazione sociale, l’occupazione e la parità di genere.
L’indice ‘filiera’ fornisce una panoramica completa degli impatti sociali, delle opportunità e delle sfide della produzione, grazie a indicatori come territorialità e tracciabilità, promozione sociale, innovazione, economia circolare e benessere degli animali. Infine la voce ‘nutrienti’ descrive un prodotto alimentare al 100%, elencandone i valori nutrizionali. Tuttavia in questa fase ricercatori e ricercatrici si sono concentrati sui prodotti lattiero-caseari e hanno usato tre indici di qualità nutrizionale specifici: il calcio, il rapporto tra proteine e grassi e il sale.
Come si calcola il punteggio?
Ciascuno di essi prevede un punteggio da 0 a 5 ‘pallini’. La media dei quattro indici dà il punteggio globale della sostenibilità del prodotto. Prendiamo come esempio l’etichetta qui sopra. L’alimento in questione ha ottenuto un punteggio totale di 4,5, dato dalla media dei punteggi di ambiente (5), persone (5), filiera (4) e nutrienti (4). Sull’etichetta è presente anche un codice QR che porta a un report del prodotto sul sito Positive Food. Qui si possono leggere e analizzare i dati, la metodologia e i risultati parziali.
Gli obiettivi dei creatori
Secondo l’intento dei ricercatori, l’etichetta dovrebbe rendere consumatori e consumatrici consapevoli dell’impatto nutrizionale, ambientale, sociale ed economico del prodotto. Siccome tutti questi fattori sono legati a doppio filo alle politiche aziendali, un altro obiettivo è spingere le aziende a diventare più sostenibili.
“Il modello di etichettatura Positive Food è un indice composito che fornisce un punteggio sintetico relativo alla qualità dei prodotti alimentari secondo una logica olistica e multidisciplinare – precisa Stefano Corsi, coordinatore scientifico del progetto Positive Food e docente della Statale – I sistemi di informazione presenti oggi sul mercato forniscono notizie parziali, di regola limitate al dato nutrizionale, cioè all’apporto calorico, al quantitativo di grassi, proteine, carboidrati e sale.”
“Nessuno di questi sistemi, tuttavia, –continua Corsi – fornisce informazioni circa la sostenibilità della filiera e dei relativi prodotti agroalimentari. Positive Food rappresenta la prima etichettatura di sostenibilità per i prodotti alimentari, (…) in tal modo, si compiono scelte alimentari consapevoli e sostenibili, garantendo un’adeguata informazione sul grado di rispetto che la filiera e i prodotti assicurano alla biodiversità, agli ecosistemi, allo sviluppo rurale, all’innovazione sociale, alla tutela dei piccoli agricoltori, ecc. (…) In questa prima fase di lavoro è stata effettuata un’analisi sul comparto dei prodotti lattiero-caseari”.
I problemi di Positive Food
Positive Food è un sistema di etichettatura, o meglio di certificazione, su base volontaria, utilizzato soltanto dalle aziende che scelgono di adottarlo. Come il NutrInform Battery, che però è presente su pochissimi prodotti, anche Positive Food è un’etichetta monocromatica sui toni del blu/azzurro. Secondo uno studio firmato dal Centro comune di ricerca della Commissione europea le etichette più efficaci sono quelle colorate (leggi qui il nostro articolo Etichette a semaforo, meglio semplici, interpretative e colorate). Inoltre, come affermato, il sistema è stato validato soltanto per i prodotti lattiero-caseari. Positive Food ha ancora strada da fare prima di arrivare sugli scaffali dei supermercati.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Positive Food
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Lavorando in un industria alimentare come resp.Qualità, ritengo questa etichettatura ingannevole se l’adozione da parte delle aziende sarà volontaria. Se sono un azienda che già rispetta persone , ambiente, filiera non avrò nessun problema a mostrarlo anche attraverso le certificazioni raggiunte (iso 14001, iso 50001, iso 22001) altrimenti semplicemente ometto questa informazione. Per lo stesso principio non capisco perchè tutt’ora nonostante tutti gli sforzi non si possa mettere in etichetta prodotto le certificazioni BRC/IFS studiate a puntino sulla mia azienda e sui miei processi e verificate da auditor esperti…..
Credo che informare il consumatore attraverso dati oggettivi (le certificazioni) sià più trasparente.
Una buona notizia,con tutti i limti di un progetto appena partorito … apprezzabile e indispensabile la trasparenza dei dati e dei criteri usati: ” Sull’etichetta è presente anche un codice QR che porta a un report del prodotto sul sito Positive Food. Qui si possono leggere e analizzare i dati, la metodologia e i risultati parziali.”