Leggo Carlo Petrini, con l’interesse di sempre. Su “La Repubblica” di sabato 31 luglio ha affrontato il tema della Quarta gamma (ortaggi e frutta lavati, preparati e confezionati, pronti per il consumo). Il fondatore di “Slow Food” prende l’esempio delle “insalate in busta” per esprimere il dissenso dal loro acquisto, a suo dire scellerato rispetto alla certo più economica e sapiente scelta di gustose verdure, magari a un “farmers’ market”, e alla loro paziente pulizia e preparazione tra le mura domestiche.

L’opzione proposta è davvero suggestiva: quanto sarebbe bello potersi recare di buon ora al mercato – meglio ancora, coltivare il proprio orticello delle delizie – e dedicare ogni giorno un’oretta almeno all’alchimia dei sapori. Una scelta assai nobile, che purtroppo è alla portata di pochi.

Organizzazione del lavoro, pendolarismo e trasporti, gestione di casa, bambini e anziani riducono le scelte in modo drastico. I più fortunati riescono a strappare alla routine rari istanti per leggere un quotidiano, magari a volte per quel minimo di esercizio fisico che salva la salute e il buon umore. E gli affetti, i pochi attimi per un pensiero sulla vita, la cultura, dove li mettiamo? Le ore del giorno di questi “tempi moderni” sono ancora ventiquattro, nonostante il piccolo trucco dell’ora legale (1,00).

Si può forse allora comprendere chi – non avendo il tempo per selezionare e allestire con cura i pregiati ciuffi appena colti – scelga un’insalata in busta che altri hanno preparato con dovizia per lui? Il servizio ha un prezzo, é vero, grossomodo quello di un caffè al bar. O forse due, per i “mix” più raffinati (anche la carota pulita, alla julienne, ha il suo valore).

Questo prezzo, giova evidenziare, remunera chi ha coltivato e chi ha preparato quelle verdure. La prospettiva di costoro é realizzare valore aggiunto a partire da un “atto agricolo”. Bastano un pò di iniziativa, una DIA (Denuncia Inizio Attività) alla ASL competente e la corretta applicazione delle buone prassi igieniche.

Dal punto di vista del consumatore “sbrigativo” del resto, la busta ha ulteriori vantaggi: il prodotto non si spreca e si conserva bene anche nel perfido frigo “no-frost” (che invece ghiaccia all’istante la verdura appena umida di rugiada in busta di carta).

L’offerta é ampia e comprende i beni della produzione/lotta/agricoltura integrata, i quali garantiscono a prezzi competitivi un rigoroso controllo sui fitofarmaci e i loro residui.

E infine, ricordiamoci che grazie al successo della Quarta gamma sono oggi disponibili nei più svariati esercizi commerciali – anche nelle stazioni dei treni – frutta e verdura freschi, veri presidi di salute cui ora si può attingere in tempi e luoghi prima riservati a offerte alimentari assai ristrette.

Lunga vita e prosperità alla quarta gamma dunque, e alla sua filiera dal campo alla tavola. Un piccolo sogno nel cassetto? La comparsa di buste biodegradabili, se e quando “Mater-Bi” consentirà …

 

Dario Dongo