Pesticidi o erbicidi spruzzati da un erogatore a mano su erbe in un campo

Tractor on the sunset background. Tractor with high wheels is making fertilizer on young wheat. The use of finely dispersed spray chemicalsPiù della metà degli alimenti sul mercato europeo è priva di residui di pesticidi, e solo quattro su cento sono fuori legge. Tuttavia più di un quarto dei campioni analizzati contiene tracce di due o più prodotti fitosanitari contemporaneamente. Sono solo alcuni dei risultati contenuti nel rapporto appena pubblicato dall’Efsa dedicato ai controlli effettuati nel 2019. Il documento riassume gli ultimi dati disponibili raccolti nell’ambito dei programmi nazionali degli stati membri, più Islanda e Norvegia, e del programma di controllo coordinato dall’UE (Eucp), che ogni anno a rotazione monitora tre diversi panieri di alimenti.

Nel 2019 sono stati analizzati oltre 96 mila campioni, di cui il 96,1% entro i limiti di legge. Di questi il 56,6% era privo di tracce misurabili di pesticidi, mentre il 39,5% conteneva residui al di sotto dei limiti di legge. Nel sottoinsieme degli oltre 12 mila alimenti del programma di coordinamento europeo, il 98% è risultato conforme, con il 53% degli alimenti privo di pesticidi e il 45% con residui entro i limiti. Solo il 2% era fuori legge.

ciliegie frutta
Il 96% degli alimenti è in regola, ma quasi la metà dei prodotti contiene residui che entrano nella nostra dieta

“Il dato principale è che quasi la metà dei prodotti sul mercato europeo contiene residui. – commenta Federica Ferrario, responsabile Agricoltura di Greenpeace Italia – Quindi nella nostra dieta i pesticidi hanno un posto fisso.” E non solo: oltre 25 mila campioni, più di un quarto del totale, contenevano allo stesso tempo tracce di due o più pesticidi (multiresiduo), che singolarmente sono entro i limiti, ma che fanno sollevare la questione dell’effetto cocktail. “L’effetto sinergico dei residui di più prodotti sull’organismo è ancora tutto da determinare – afferma Ferrario –.  Il problema è anche che a livello europeo l’autorizzazione delle nuove sostanze continua ad essere fatta per il principio attivo tal quale, preso singolarmente, anche se poi è venduto e utilizzato in formulazioni che contengono altri composti.”

“E anche se in numeri assoluti le tonnellate di pesticidi venduti stanno calando, – aggiunge Ferrario – non è detto che si stia risolvendo il problema: le nuove sostanze autorizzate e immesse sul mercato stanno diventando più potenti e potrebbero avere effetti più forti a dosi più basse.” Potenzialmente anche a livello residuale.

Cosa fare quindi? “L’Italia dovrebbe investire il più possibile nella produzione biologica e nelle pratiche agroecologiche.” In effetti, quando si vanno a guardare i dati dei circa 6 mila prodotti da agricoltura biologica inclusi nel rapporto, la percentuale di campioni senza residui è completamente diversa rispetto alla media generale. Gli alimenti bio privi di tracce quantificabili di pesticidi sono addirittura l’87%, contro il 56,6% del totale dei prodotti testati. I campioni con tracce misurabili ma entro i limiti sono invece il 12%, mentre quelli fuori legge sono appena 76.

Fresh organic vegetables
Per ridurre i residui di pesticidi nell’alimentazione l’Italia dovrebbe investire su agricoltura biologica e pratiche agroecologiche

“Attualmente, in Italia siamo al 15% dei terreni dedicati all’agricoltura biologica e secondo la strategia Farm to Fork dovremmo arrivare al 25% entro il 2030. – ci spiega Ferrario – Il nostro Paese quindi dovrebbe cogliere l’occasione storica del Next Generation Eu e del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) per investire sulla sostenibilità a 360° e incrementare la produzione biologica, o comunque puntare sull’agroecologia. In questo modo si avrebbe una produzione di eccellenza, con meno residui sulle nostre tavole, come dimostrano i dati, e un ambiente più sicuro.”

“Tutto questo, ovviamente, deve essere unito a un cambiamento di produzione alimentare e dei consumi – prosegue Ferrario –, riducendo la quota di carne e prodotti di origine animale nella dieta e privilegiando quanto prodotto con metodi veramente sostenibili, insomma “meno e meglio”: solo in Italia, oltre la metà dei seminativi sono destinati all’alimentazione animale. Nel nostro Paese abbiamo la fortuna di avere a disposizione una grande varietà di alimenti vegetali: basterebbe tornare alla dieta Mediterranea, quella vera.”

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