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pesci pesca pesceAnche il Canada ha un problema rilevante con l’etichettatura del pesce. Una ricerca condotta dall’Università di Guelph ha scoperto che un terzo dei prodotti ittici venduti nel paese nord-americano, sia importati che di provenienza nazionale, hanno un’etichetta non veritiera. E questo non succede solo in fase di vendita al dettaglio, ma in ogni passaggio della filiera. Alla fine, il 32% del pesce è etichettato in modo non veritiero. Il tasso di errore è del 17,6% nella fase di importazione, del 27,3% negli impianti di trasformazione e del 38,1% nella vendita al consumatore.

Abbiamo fatto studi sulle frodi nei prodotti ittici per un decennio”, ha affermato il professor Robert Hanner, principale autore dello studio, che è stato condotto in collaborazione con la Canadian Food Inspection Agency e pubblicato sulla rivista Food Research International. “Sappiamo che ci sono problemi. Ma questo è l prima ricerca che va oltre e guarda dove si verificano i problemi lungo la catena di approvvigionamento alimentare.”

I ricercatori hanno esaminato 203 campioni di 12 specie di pesce, tra quelle di maggior valore per il mercato e più esposte al rischio di frode, provenienti da importatori, impianti di lavorazione e rivenditori in Ontario. Se il guadagno economico è il fattore fondamentale delle frodi, il secondo fattore rilevante è l’errata etichettatura del pesce, dovuto alla normativa che può variare da Paese a Paese. Ad esempio, in Canada è richiesta solo l’indicazione del nome comune e non di quello scientifico della specie, a differenza di quanto avviene nell’Unione europea, preso come modello da imitare dagli autori dello studio canadese.

Ma oltre alla frode commerciale c’è anche un aspetto di sicurezza alimentare. “Dietro un’errata etichettatura, c’è spesso un problema di tracciabilità. E se c’è un problema di tracciabilità, esiste un potenziale problema di sicurezza alimentare”, spiega il professor Hanner. “Sappiamo che in Canada una malattia di origine alimentare su sei è legata ai prodotti ittici. Ma in quale proporzione queste malattie sono legate a pesci etichettati e gestiti in modo improprio? Sospetto che ci sia una correlazione ed è in quella direzione che vorrei portare avanti la ricerca.”

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