Un lettore ci ha segnalato un’etichetta di patatine fritte surgelate in vendita alla Lidl che secondo lui non fornisce informazioni chiare sull’origine del prodotto. Di seguito pubblichiamo la lettera di risposta della catena di supermercati Lidl.
MI sono recato a fare la spesa presso un punto vendita della Lidl a Rimini. Normalmente guardo sempre per mia informazione da dove viene e chi produce il prodotto che acquisto. Volevo comprare le patatine fritte surgelate a marchio Lidl, ma nell’incarto non c’è traccia del produttore e nemmeno il bollino Cee.
Ho chiesto a un responsabile il quale mi ha risposto che se lo volevo sapere avrei dovuto fare domanda alla sede. Non dovrebbe esserci scritto per legge dove viene prodotto un articolo alimentare o almeno il bollino Cee per rintracciarlo? Vittorio
Di seguito la risposta di Lidl
Quanto alla richiesta, informiamo che la sede dello stabilimento di produzione, a seguito dell’entrata in vigore del regolamento (UE) n. 1169 del 25 ottobre 2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, non rientra più tra le indicazioni obbligatorie. Tale normativa, volta a fornire ai consumatori informazioni chiare e comprensibili, infatti, favorisce l’individuazione e l’indicazione di un unico operatore responsabile. Le confezioni di patatine fritte sono prodotte in Belgio e sono state realizzate in conformità al citato regolamento europeo. Peraltro sulle confezioni da 3 kg è stata riportata la menzione “Prodotto in Belgio” che verrà presto estesa, in via facoltativa, nel nuovo restyling della confezione da 1 kg.
D’altro canto, il Decreto Legislativo n. 145 del 15 settembre 2017 ha reintrodotto, nell’ordinamento italiano, l’obbligo dell’indicazione in etichetta della sede dello stabilimento e, pertanto, per le referenze prodotte in Italia, tale indicazione viene riportata in etichetta, conformemente alla normativa nazionale. Le disposizioni nazionali tuttavia non si applicano ai prodotti legittimamente fabbricati o commercializzati in uno Stato membro dell’Unione Europea, come nel caso specifico delle confezioni di patatine fritte surgelate, prodotte in Belgio.
Per quanto riguarda, invece, l’ulteriore segnalazione relativa al bollo sanitario, esso non compare sulle confezioni delle patatine fritte surgelate perché si tratta di referenze che rientrano tra i prodotti trasformati di origine vegetale e tale indicazione si applica unicamente sulle confezioni di prodotti di origine animale.
Ritenendo di aver fornito utili chiarimenti a conferma della conformità dell’etichettatura del prodotto segnalato dal Vostro lettore, l’occasione è gradita per inviare i nostri migliori saluti.
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Ottime per la truppa queste patatine!
Io personalmente non acquisto mai prodotti a marchio che non riportino lo stabilimento di produzione, la cui indicazione è sì volontaria (cosa che personalmente mi sembra tutto fuorché andare nella direzione della trasparenza), ma la cui indicazione ritengo segno di grande serietà e trasparenza.
Per questo allora che sono così buone le patatine del Lidl, il Belgio è il paese che le ha inventate e vi assicuro che li le patatine sono le migliori!!!
Beh anche no. Comunque é molto importante friggerle a meno di 120 gradi perché l’Efsa non vuole.
Al di là di quello che dicono le leggi io credo che i consumatori che pagano i prodotti abbiamo tutto il diritto di sapere da dove arrivano e chi li produce il voler omettere le informazioni ma induce a pensare male. Io personalmente preferisco comprare meno prodotti ma più di qualità
Sono sbalordito da questa frase, nella risposta dell’azienda: “Tale normativa, volta a fornire ai consumatori informazioni chiare e comprensibili, infatti, favorisce l’individuazione e l’indicazione di un unico operatore responsabile.”
Cioè non indicare lo stabilimento di produzione è una conquista per il consumatore! Pazzesco. Però finalmente ora ho capito perché sulla pasta brisèe Buitoni e sui surgelati Bonduelle (prodotti in Francia) non c’è l’indicazione dello stabilimento di produzione o lavorazione: da loro non è più obbligatorio. Allora è una conquista per il benessere dei consumatori 🙁 è sufficiente sapere che è prodotto in qualche posto in una nazione di 643 mila km²…! invece di andare avanti andiamo a ramengo… Fra un po’ scriveranno: Prodotto sul pianeta Terra…
Leggo un sacco di commenti pressapochisti.
Se vi interessa acquistare solo prodotti italiani, c’è l’imbarazzo della scelta.
E dove non è indicato, basta che non lo acquistiate. La normativa che è in vigore è già stata citata, perciò perché sindacare inutilmente???
A me pare che ognuno voglia ciò che gli pare, anziché guardare alle cose utili tipo: l’importante è sapere che tutto ciò che viene prodotto in EUROPA risponde a dei criteri che non esistono in nessun altro continente.
Se poi, per etica, vi sentite così toccati, pagate 5 volte tanto da un produttore/venditore vicino casa vostra e così siete certi (molto FORSE) di avere prodotti bio, a km 0, italiani, trattati con cura amore e fantasia, ecc…
Bene, Nessuno dei commentatori ha evidenziato che la norma che disciplina l’etichettatura dei prodotti alimentari è “EUROPEA”. L’italia, come al solito viene boicottata e deve andare avanti a forza di norme proprie che hanno solo valore interno. Un consiglio: avete mai provato ad acquistare patate fresche, pelarle, tagliarle e friggerle, o anche fatte in forno ?. vi assicuro che, oltre a risparmiare, sono molto buone……Saluti.
Non trovando il luogo di produzione , NON acquisto il prodotto . In mancanza di patatine fritte , acquistero’ patate provenienza Italia e me le friggero’ in casa. Poche volte l’anno pero’, visto che i fritti li lascio a chi vive per mangiare
Buon pomeriggio Sig. Cosimo, questo è il problema: “provenienza Italia” significa in un posto qualunque dei 300.000 Km quadrati d’Italia; terra dei fuochi?, territorio di Seveso?, le aree di Gela o di porto Torres? o delle altre decine di luoghi gravemente inquinati, noti od ignoti, dei quali è marezzata l’Italia? Se non è indicata la azienda di produzione io non acquisto; non è la sola indicazione dettagliata di origine “la garanzia” di salubrità degli alimenti, ma almeno riduco il rischio. Provenienza Italia non è sinonimo di assoluta buona qualità o di comparata migliore qualità: è un bluff!
Condivido quanto detto da Giovanni.