Quasi metà degli italiani e delle italiane consuma patate più di una volta alla settimana. Lo rivelano i risultati di un’indagine condotta nei supermercati del nostro Paese, all fine del 2023, nell’ambito del progetto europeo Potatoes Forever! L’obiettivo della campagna, che in Italia è promossa da UNAPA-Unione Nazionale tra le Associazioni dei Produttori di Patate, è informare i consumatori e le consumatrici sulla sostenibilità di questo prodotto agricolo e sulle azioni volte a ridurne l’impatto ambientale in fase di produzione. Il progetto si basa su sei pilastri: difesa della biodiversità, rispetto del suolo e dell’acqua, buone pratiche contro la perdita di cibo e lo spreco alimentare, importanza della tracciabilità della filiera produttiva e supporto ai produttori (leggi qui il nostro articolo sul progetto europeo Potatoes Forever!).
L’indagine sulle patate
L’indagine ha coinvolto un campione di 2.900 persone, che ha risposto a domande sulle abitudini di acquisto e consumo delle patate. Tra di esse, quasi 1.400 (il 48%) hanno affermato di mangiarle più volte a settimana, mentre altre 900 partecipanti (31%) hanno risposto di consumarle almeno una volta a settimana. Il resto le mangia almeno una volta ogni due settimane o una volta al mese.
Per circa il 41% dei partecipanti il buon rapporto qualità-prezzo è il criterio principale nella scelta delle patate da acquistare, mentre oltre un quarto di essi (28% circa) controlla sempre la provenienza. Seguono le certificazioni ambientali di sostenibilità (17%) la tipologia di patate (14%), a seconda dell’uso in cucina.
Sostenibilità importante per consumatori e consumatrici
L’indagine si è poi concentrata sugli elementi che potrebbero spingere le persone a inserire le patate più di frequente nella loro alimentazione. Poco meno del 32% dei partecipanti afferma che potrebbe aumentare la frequenza di consumo se in etichetta trovasse una certificazione ambientale. Quasi il 27%, invece, vorrebbe avere più informazioni sulle pratiche sostenibili utilizzate durante la produzione delle patate. Circa il 23% delle persone ha invece affermato che le mangerebbe più spesso se costassero meno, mentre poco meno del 18% vorrebbe avere più informazioni nutrizionali sulle patate. Per quasi il 27% dei consumatori e delle consumatrici, poi, è un tema importante quello della tracciabilità del prodotto, seguito dalla sensibilità verso lo spreco alimentare, importante per circa il 22% dei partecipanti.
Tornando al tema ambientale, la ricerca ha cercato di approfondire la conoscenza delle pratiche sostenibili nella produzione delle patate in Europa. Oltre il 35% dei consumatori e delle consumatrici afferma di non conoscere molto sulla sostenibilità della filiera, poco meno del 29% risponde di non saperne nulla, mentre il 26% circa risponde di saperne abbastanza. Solo poco più del 9% dichiara di conoscere bene l’argomento. Numeri che giustificano la necessità di una campagna informativa come quella finanziata dall’Unione Europea.
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Nel mio orto che coltivo solo per uso personale, non possono mancare le patate che consumo tutti i giorni, quasi ad ogni pasto, al posto della pastasciutta che mangio raramente anche se fatta in casa perché le mie patate sono più saporite e non conosco come è stato coltivato il frumento da cui proviene la farina che si compra al supermercato per fare la pasta.
Per dare maggiore informazione al consumatore che si propone l’acquisto delle patate proporrei che venisse indicato sulla confezione sia la varietà (Monalisa, kennebek, cherie, spunta ecc.) sia la zona regionale di produzione, (Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte, Calabria ecc. ) naturalmente idem anche per le altre nazioni di provenienza (UE e non UE)
Poi indicare se le patate sono state trattate con antigermoglianti e altre sostanze e quali.
Le mie patate sono vive e durante l’inverno e la primavera devo togliere spesso i germogli che crescono e che dicono che la patata si appresta a continuare la sua vita.
Quelle che si comprano, come succede anche per le cipolle e l’aglio, difficilmente germogliano e arrivano a fine stagione ancóra turgide come al momento della raccolta.
Penso che nutrirsi anche dei residui di un antigermogliante presente e non indicato, non sia il massimo per l’organismo di qualsiasi animale compreso l’uomo.
L’obbligo ad indicare la presenza di un antigermogliante dovrebbe portare a sintetizzare qualche molecola che non sia dannosa per i consumatori.
L’unico elemento che mi preoccupa relativamente ad un consumo così giornaliero è che si legge che le patate presentano un indice glicemico elevato e ciò potrebbe avere effetti sul pancreas costretto a produrre molta insulina.
Consigli su come cucinare le patate per limitare l’indice glicemico ( bollire con la buccia?) sarebbe inoltre una informazione da riportare sulle confezioni messe in commercio.
Non conosco i problemi di sostenibilità della coltivazione delle patate. Quello che so è che sono ad elevato valore glicemico, ed il loro uso saltuario potrebbe essere altamente consigliabile