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La pasta non è prodotta con farina OGM. Le norme europee lo vietano

Nell’articolo sulla pasta ho letto numerosi commenti  interessanti, alcuni assolutamente condivisibili, ma non ho trovato l’argomento che mi sta più a cuore. La pasta contiene o non contiene OGM? Da quanto mi risulta in etichetta dovrebbe essere indicato solo se contiene OGM (è cosi?)
Ma una ditta seria che conosce e condivide l’importanza sul tema, a mio avviso farebbe bene a specificare che il suo prodotto non contiene OGM. Io non compro prodotti OGM e per questo leggo sempre l’etichetta.

Francesco Marcucci

——————–

Risponde l’avvocato esperto di diritto alimentare Dario Dongo

I consumatori più attenti al tema degli OGM – tra i quali molti lettori del Fatto Alimentare, che invero segue da sempre questo argomento, possono confidare a tutt’oggi nella totale assenza di organismi geneticamente modificati sia nelle farine e semole di grano e frumento, sia nella pasta prodotta in Italia. Siamo perciò lieti di sgombrare il campo da ogni possibile equivoco, evidenziando che non esiste, in Europa, alcuna autorizzazione sulla coltivazione di frumento OGM, né tantomeno esiste autorizzazione di sorta all’impiego di derivati da qualsivoglia variante OGM di grano o frumento nella produzione alimentare.

Vale al proposito la pena ricordare alcuni dei capisaldi del diritto alimentare UE, che si distingue sotto tali aspetti per lo straordinario rigore:

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Ogni alimento e mangime che contiene sia anche soltanto derivato da OGM è soggetto all’onere di indicazione specifica in etichetta

– la coltivazione di sementi OGM in Europa è soggetta sia a un regime autorizzativo comunitario, sia a una verifica di compatibilità delle colture con i piani di coesistenza definiti a livello nazionale (dir. 2001/18/CE)

– l’impiego di OGM o loro derivati nelle filiere alimentare e mangimistica europee è in ogni caso a sua volta soggetto ad apposite autorizzazioni centralizzate da riferirsi a ogni possibile modalità di utilizzo, con specificazione della categoria di alimento o mangime di destino

– ogni cessione di materiale OGM, anche se di provenienza extra-UE, è comunque vincolata a un regime specifico di tracciabilità, con dovere di conservazione dei documenti da parte di cedente e cessionario per un periodo di cinque anni dalla transazione

– ogni alimento e mangime che contenga o sia anche soltanto derivato da OGM (quando anche non ne rechi traccia, come nel caso degli oli raffinati che sono sostanzialmente privi di proteine e perciò di DNA) è soggetto all’onere di indicazione specifica in etichetta (regolamenti CE 1829, 1830/03).

 

Questo regime specifico di tutela e sorveglianza di OGM e loro derivati si integra con le regole generali che a partire dal 1 gennaio 2005 hanno imposto la tenuta di appositi registri, sulle merci in ingresso e i prodotti in uscita, da parte di tutti gli operatori che partecipano alla filiera agroalimentare (reg. CE 178/02, articolo 18).

In ragione di quanto sopra, si può affermare con serenità che l’assenza di OGM e loro derivati costituisce la regola per la stragrande maggioranza dei prodotti alimentari disponibili nel mercato interno.

Risulta quindi pletorico, anzi addirittura ingannevole, vantare l’assenza di OGM su prodotti che siano privi di una corrispondente matrice geneticamente modificata. Per tornare all’esempio della pasta, riportare in etichetta la dicitura ‘non OGM’ integra il generale divieto di declamare caratteristiche comuni a tutti gli alimenti che appartengono a quella stessa categoria di prodotti, in quanto ogni pasta é per definizione ‘non OGM’.

 

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La dicitura ‘non OGM’ integra il generale divieto di declamare caratteristiche comuni a tutti gli alimenti che appartengono a quella stessa categoria , in quanto ogni pasta é per definizione ‘non OGM’.

Viceversa, può considerarsi legittima la dicitura ‘non OGM’ su una confezione di olio di soia o di mais, proprio perché la produzione di olio a partire da alcune varianti OGM di soia e mais é ammessa in Europa. L’impiego di tale dicitura, peraltro, vale a esprimere al consumatore la totale assenza di residui di OGM, escludendo pure ogni ipotesi di contaminazione accidentale o tecnicamente inevitabile che il legislatore europeo ammette entro il limite dello 0,9%. Anche riferendosi a tali prodotti, tuttavia, il ‘non-OGM’ dovrebbe costituire la regola, senza bisogno di apposito vanto. Si tratterà piuttosto, da parte delle competenti Autorità, di verificare la effettiva assenza o derivazione da OGM degli oli di soia, mais e semi vari le cui etichette non ne riportino traccia. Ispezioni, campionamenti e analisi di cui un tempo si aveva frequente notizia, all’indomani dell’entrata in vigore dei predetti regolamenti. E ora?

Dario Dongo

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Elena
Elena
20 Marzo 2014 18:04

Buonasera,
Vorrei avere delle ulteriori delucidazioni in quanto anch’io sapevo che la produzione di prodotti ogm è vietata in Italia ma se una ditta italiana importa il grano o la farina di frumento dall’America ???? E si sa che in America la stragrande produzione è ogm, c’è ai fa ad essere sicuri ??? Ho telefonato alla ditta De Cecco e mi hanno detto che una grande quantità di materia prima per la pasta arriva proprio dall’America .
Grazie
Elena

stefano
stefano
Reply to  Elena
28 Marzo 2014 15:44

Signora Elena,
Il fatto che una parte del grano sia americano non vuol dire automaticamente che sia ogm. Tra l’altro, proprio sulla pagina Facebook della De Cecco ho visto che c’è una risposta a questo quesito posto da un utente. Alla domanda “usate grano ogm?” rispondono testualmente “la politica della “De Cecco” da sempre è quella di non utilizzare organismi geneticamente modificati. Possiamo rassicurarLa perciò sul fatto che i nostri prodotti non contengono OGM. 14/EC”
Stefano

Giovanni Tagliabue
Giovanni Tagliabue
21 Marzo 2014 08:47

Caro direttore,
le preoccupazioni del sig. Marcucci sono male indirizzate. Il problema non è se un cibo o un ingrediente sia “OGM” o meno, ma se sia sano o meno. Può essere “naturale” ed essere tossico (piantine di basilico molto giovani, mais contaminato da funghi) o allergenico (per molti di noi lo sono i kiwi, le fragole ecc.). Mentre il fatto che sia ottenuto tramite tecniche di DNA ricombinante DI PER Sé non ci dice nulla sulla salubrità o meno di un cibo: ci sono stati due casi di alimenti geneticamente ingegnerizzati in cui i rigorosi controlli preliminari (che invece non sono regolarmente applicati ai cibi “naturali”) hanno permesso di accertare i problemi sanitari prima che venissero immessi in commercio (una varietà di soia e una di pisello).
Peraltro va ricordato che, oltre ai vegetali commestibili derivanti da incroci e ibridazioni tradizionali e quelli frutto di ricombinazione del DNA, c’è una terza categoria spesso non citata, ovvero le colture derivanti da mutagenesi indotta, cioè da semi o pianticelle esposte a elementi chimici mutagenici o a radiazioni nucleari: tale operazione sconvolge il genoma di questi vegetali, e in qualche caso la speranza che emergano caratteristiche positive viene realizzata. Proprio in riferimento alla pasta, il grano duro da cui è ottenuta deriva in gran parte da una varietà, detta Creso, ottenuta in Italia nel 1974 bombardando di raggi X dei semi di frumento: forse che per questo temiamo che gli spaghetti siano radioattivi? Gusteremmo forse meno il nostro piatto nazionale se il suo ingrediente di base fosse stato ottenuto da miglioramenti tramite manipolazione del DNA? Sarebbe “OGM”! E con ciò? Di nuovo, non importa la tecnica con cui un vegetale commestibile è migliorato, ma il risultato che si ottiene e i controlli a cui è sottoposto prima di avere il via libera al consumo.
Il furore paranoico contro “gli OGM” IN QUANTO TALI è dunque infondato: è legato a meccanismi socio-psicologici, e a interessi economici, che con la particolare biotecnologia non hanno nulla a che fare.
Complimenti per il sito! 🙂
Giovanni Tagliabue

Giovanni Tagliabue
Giovanni Tagliabue
Reply to  Roberto La Pira
21 Marzo 2014 09:40

Caro sig. La Pira,
ha ragione, il termine “paranoico” non dovrebbe essere usato se non in casi estremi di isteria ”anti-OGM”, che però non sono infrequenti. Comunque, perché mai il rifiuto di etichettare certi prodotti o ingredienti come OGM dovrebbe indicare la loro pericolosità? Domanda: perché non imporre anche l’etichettatura dei prodotti “mutagenizzati”? Risposta: perché questo solleverebbe infondati timori. L’importante, di nuovo, è che gli ingredienti e i cibi vengano controllati, INDIPENDENTEMENTE dalla biotecnologia con cui sono ottenuti, che di per sé non è affatto rilevante rispetto al risultato delle manipolazioni genetiche: perché sempre di questo si tratta, sia quando i cambiamenti indotti sono tradizionali (incroci), che mutagenici, che diretti (DNA ricombinante).
Che ci importerà mai di impiegare risorse per rilevare le commistioni (per fortuna non usa il termine “contaminazioni”) tra mais o soia ottenuti con tecniche diverse, se i prodotti sono stati controllati? Investiamo piuttosto tempo ed energia, che sono limitati, per accertare le sofisticazioni e altre schifezze!

Andrea Ricci
Andrea Ricci
Reply to  Giovanni Tagliabue
27 Marzo 2014 18:13

Giovanni Tagliabue, a me non interessa che qualcuno mi dica se cio’ che mangio mi fa bene o no: lo voglio decidere io. Mentre voglio assolutamente sapere se un cibo contiene OGM o no; perche’ io NON voglio per PRINCIPIO mangiare cibo OGM. E’ chiaro?
Quano alla “isteria anti-OGM”, come non e’ purtroppo vietato dalla legge di distruggere l’agricoltura tradizionale diffusa per favorire il bieco immenso profitto di pochi industriali del seme (con il sostegno di innumerevoli commentatori al servizio permanente effettivo), cosi’ per fortuna del mondo e dell’umanita’ non e’ ancora vietato avere una “isteria anti-OGM” un “furore paranoico contro gli OGM”.
E i suoi commenti, saccenti e irridenti verso commenti “male indirizzati” e generalmente insultanti verso persone che non hanno alcun interesse economico a scrivere cio’ che scrivono, se li tenga nella sua tastiera e non li invii a questo sito, a cui – noi si’! – possiamo fare complimenti non per carita’ pelosa.

Giovanni Tagliabue
Giovanni Tagliabue
Reply to  Andrea Ricci
28 Marzo 2014 08:25

Ricci, simpaticone, non sarà certo lei né nessun altro a dare ordini a me o a chicchessia sui commenti che si devono o non devono fare: commenti che sembrano “saccenti e irridenti” solo a chi “per principio” non vuole discutere.

marco
marco
Reply to  Giovanni Tagliabue
28 Marzo 2014 14:16

Come spesso accade di recente …. mi capita di leggere la pubblicazione di un articolo che introduce un argomento X nel settore Y …e poi c’è subito pronto qualcuno che inteviente dicendo che “il problema non stà” nè nell’argomento X e/o nel settore Y ma dobbiamo andare a verificare Z quindi non pensiamo/riflettiamo su X e a Y … concentriamoci su Z . . . quasi quasi sembra organizzato ad hoc.

E’ vero, importante sono i controlli e non le “tecniche”. La questione sugli OGM da parte di numerosi studiosi internazionali nasce proprio dal fatto che la messa in commercio di questi prodotti non è stata approvata con sufficienti test di sicurezza e sperimentazioni lunghe un numero “sufficiente” di anni oltre ad alcuni scandali che hanno coinvolto operatori che poi avrebbero legiferato in merito all’approvazione a livello sanitario di questi prodotti.

Quindi o si tratta di OGM o si tratta di radiazioni X sarebbe il caso che venissero fatti giusti appprofondimenti sulla sicurezza prima della messa in commercio in entrambi i casi (su tutti i casi aggiungerei!!).
Io credo che anche la diffusione e l’uso “di OGM” sia legato ad interessi economici cosi come le informazioni rispetto all’uso o meno degli stessi e questo non vale solo per chi è “paranoicamente contro”

e poi si scoprì che il “prodotto X” che aumentava del 25% la produzione di latte era dannoso per la salute e dopo 10 anni d’uso fu tolto dal commercio

Michele
Michele
Reply to  Giovanni Tagliabue
29 Marzo 2014 16:13

Lei mi ha tolto (quasi tutte) le parole di bocca.

Paola Emilia Cicerone
Paola Emilia Cicerone
21 Marzo 2014 11:34

Signor Giovanni, “l’importante è che i cibi siano controllati” come lo intende lei significa delegare in toto a un’autorità di decidere cosa mangeremo o acquisteremo. Io voglio essere libera di decidere in base alle mie scelte, relative alla salute ma anche ad altri fattori (per esempio,consumando prodotti animali sono se sono garantite condizioni di vita accettabili agli animali stessi, acquistando caffè o cioccolata provenienti da commercio etico etc). Quando qualcuno- di solito i produttori- si scaglia contro etichette che susciterebbero ” infondati timori” è difficile non avere la sensazione che i timori siano invece fondatissimi

Luigi Tozzi
Luigi Tozzi
Reply to  Paola Emilia Cicerone
21 Marzo 2014 12:46

Sempre a qualcuno lei delegherà il controllo della presenza o meno degli OGM, a meno che non abbi a disposizione un suo personale laboratorio ove personalmente faccia tutte le analisi. Così almeno non avrà delegato nessuno e sarà sicura di ciò che mangia. Buona fortuna.

marco
marco
Reply to  Luigi Tozzi
28 Marzo 2014 14:21

ci dobbiamo già fidare di cio che ci viene “servito a tavola” con i controlli attuali. Magari sempre con i controlli attuali nella buona fortuna ci sarà qualche OGM non dichiarato in meno… Sempre meglio che niente e/o della situazione attuale

Giovanni
Giovanni
21 Marzo 2014 12:20

Io concordo Con Roberto che l’etichettatura è il cardine della nostra legislazione e come tale non può essere scavalcata con il semplice controllo, però anche Giovanni Tagliabue non ha tutti i torti quando dice che di base il problema è che il prodotto si sicuro, e non come venga classificato.
Il fatto che i produttori di OGM si siano opposti all’etichettatura non denota nient’altro che l’ignoranza di molti consumatori in materia di OGM.
Ad esempio, come dice Paola, “Quando qualcuno- di solito i produttori- si scaglia contro etichette che susciterebbero ” infondati timori” è difficile non avere la sensazione che i timori siano invece fondatissimi”, è la riprova che ci facciamo come al solito spaventare dalle cose che non conosciamo, i produttori si scagliano contro l’etichettatura solamente perchè la maggior parte dei consumatori non comprerebbe più il prodotto e non perchè non è salubre, ma solamente perchè c’è scritto OGM.
Il problema che spesso ci fermiamo ai termini e non alla sostanza, ogni tipologia di allevamento/coltivazione ha vantaggi e svantaggi, ma spesso non si conoscono, nessuno sa che gli animali di allevamenti biologici non vengono curati e spesso vivono con ascessi o zoppie incurabili, o che vengono eliminati più in fretta di quelli convenzionali, questo perchè siamo stati abituati a vedere il biologico come bello e l’OGM come cattivo.

E’ d’obbligo pretendere che ogni “variazione” venga riportata in etichetta, ma è ragionevole farlo partendo da un analisi reale di quello che è un prodotto.

Scusate la linghezza.
grazie

Valeria Nardi
Reply to  Giovanni
21 Marzo 2014 13:14

la sensazione è che si stiano confondendo piani diversi
-l’effettiva sicurezza o meno degli OGM. la questione è aperta e alquanto discussa.la mia personale opinione è che dal punto di vista della salute non ci siano rischi particolari a consumare prodotti OGM ,mentre ci sono ragioni di tipo economico e politico che inducono a considerarli con grande cautela.

-A margine, noterei che quando parliamo di” OGM in tavola” sarebbe opportuno ricordare che i prodotti OGM commestibili effettivamente presenti sul mercato, allo stato, sono mais e soia. Non mi risulta che esista grano o grano duro OGM, ossia manipolato geneticamente con tecniche biotecnologiche..senza dimenticare che tutto ciò che mangiamo, incluso il grano Creso di cui si parlava prima, ma anche noi stessi, tutta la materia vivente, è stata “geneticamente modificata” dall’ambiente, dall’evoluzione e da tecniche di selezione naturale e anche da tecniche di irraggiamento come quelle di cui parla il Sig Tagliabue.

– E ora parliamo delle scelte dei consumatori. Il mercato vende sempre più valori immateriali. Non si compra solo un prodotto,ma uno stile di vita, in qualche caso un modello di società (pensiamo alle produzioni che garantiscono salari equi ai lavoratori, o che non inquinano) .Può piacere o no – a me piace- ma è così e andare contro a questa tendenza è antistorico… Se i consumatori, allo stato, non vogliono OGM, nasconderglieli non è certo il modo migliore per farglieli accettare ,perché la reazione automatica è esattamente quella che ho menzionato io: cosa hanno da nascondere? Non tutti quelli che non comprerebbero OGM pensano che siano nocivi.. semplicemente preferiscono che il loro cibo sia legato a un “mondo” diverso.
-per quanto riguarda infine ,il biologico,le affermazioni del sig Zanchetti circa le malattie e gli abbattimenti negli allevamenti biologici andrebbero suffragate con dati e confronti.E anche così, io giudico la qualità di vita di un animale- e anche di un essere umano-da un insieme di fattori, l’ambiente, la possibilità di socializzare, di vivere in spazi adeguati a quella determinata specie.. la durata della vita e l’assenza di malattie sono uno dei parametri, non l’unico e forse nemmeno il più importante.

Giovanni
Giovanni
Reply to  Valeria Nardi
21 Marzo 2014 14:28

Io concordo con i primi due punti, infatti avevo scritto, come diceva Roberto, che la legislazione è il cardine e che quindi come tale è imprescindibile.
Per il terzo punto invece è chiaro che essendo banditi i farmaci, se un animale si ammala non viene curato, o vien curato ma le produzioni devono essere destinate non al biologico, e il discorso più ampio di cui parlavi, è esattamente quello che dicevo.
Si fa il passaggio automatico Biologico= benessere, ma non è cosi, il biologico non prevede per forza pascoli o distese verdi, e tutti i fattori che hai elencato non sono peculiarità esclusiva del biologico.
In italia siamo abituati a questi automatismi che sono fondamentalmente sbagliati.

Alessandro
Alessandro
Reply to  Valeria Nardi
29 Marzo 2014 07:41

Sig.ra Cicerone, non capisco la sua terza osservazione….chi nasconde cosa? L’avvocato Dongo ha giustamente ricordato il motivo per cui non sia corretto che le aziende vantino l’assenza di OGM in etichetta quindi non capisco dove sia l’occultamento.
Rispondendo ad altri, riguardo alla soglia dello 0,9%: nel momento in cui si commette l’errore di consentire le produzioni OGM (l’errore dal mio punto di vista non è legato alla sicurezza alimentare, ma piuttosto alla salvaguardia della biodiversità, anche se io non essendo un complottista non credo che l’eliminazione delle biodiversità sia l’obiettivo delle multinazionali, quanto piuttosto una possibile conseguenza negativa), non si può pensare che componenti OGM non si diffondano e che vadano a finire in prodotti convenzionali senza che ci sia in questo dolo da parte delle aziende. Chiedere la loro totale assenza sarebbe come ha fatto qualcuno nell’altro articolo, pretendere di avere il pesce senza mercurio. Tutti lo vorrebbero, ma è impossibile…

Paola emilla Cicerone
Paola emilla Cicerone
Reply to  Valeria Nardi
29 Marzo 2014 17:27

Signor Alessandro, mi riferivo al fatto che fin ora, almeno negli Stati Uniti, le iniziative per imporre a chi usa ingredienti Ogm di segnalarlo in etichetta hanno incontrato una forte opposizione, e anche in questa discussione c’è chi sostiene che segnalare questi ingredienti in etichetta danneggerebbe i produttori. Se i consumatori non vogliono un determinato prodotto, a prescindere dalla motivazione, ritengo che abbiano pieno diritto di scegliere.

Giovanni Tagliabue
Giovanni Tagliabue
21 Marzo 2014 12:47

A Cicerone: ma perché la delega a un’autorità di controllo (che come sappiamo è l’EFSA) significherebbe far decidere a loro cosa dobbiamo mangiare o acquistare? Perché diavolo non essere pregiudizialmente contrari a una biotecnologia dovrebbe confliggere con acquisti etici? Coloro che vogliono continuare a impedire “gli OGM” di fatto restringono la possibilità di scelta del consumatore.
A La Pira: perché mai riconoscere la legittimità di altri prodotti (es. mais o soia Bt) dovrebbe significare “un tipo di soia, di mais o di riso”, che le fa apparire un mondo così triste? Le varietà di vegetali Bt sono centinaia! Il tratto di resistenza a certi insetti è stato inserito in moltissime varietà locali, conferendo semplicemente un vantaggio in più.
Ad entrambi: quanto all’etichettatura, ben venga! Un mio amico agricoltore mi ha detto: “Se mi consentissero di coltivare mais Bt (“OGM”), sarei sicuro che non contiene fumonisine, e vorrei mettere un’etichetta dove dichiaro: prodotto OGM, più sicuro perché certamente non impestato da funghi tossici, più sano perché non ha residui di pesticidi!”
Una precisazione, a scanso di equivoci: io non sono “pro-OGM”, nessuno dovrebbe esserlo, perché è altrettanto privo di senso dell’essere “anti-OGM”; è il PRODOTTO che conta, accertare la sua salubrità, non il PROCESSO (questa o quella modalità biotecnologica) tramite il quale è ottenuto.

Giorgio
Giorgio
Reply to  Giovanni Tagliabue
24 Marzo 2014 21:47

Che la cosa le piaccia o meno, esistono anche persone a cui, a differenza di lei, interessa in maniera fondamentale anche il modo in cui le cose vengono fatte, indipendentemente dalla semplice salubrità del prodotto in se. A me interessa moltissimo sapere se per ottenere un prodotto perfettamente nella norma e salubre non si stia rischiando di devastare un ambiente.
Mi interessa sapere se per pagare un Kg di pasta 5 cent. in meno si impoverisca l’ambiente o magari vengano espulsi dalle campagne migliaia di lavoratori.
Mi interessa sapere se il mercato delle sementi rischia di venire dominato completamente da un manipolo di multinazionali o se i coltivatori sono liberi di selezionarsele da soli e vendersele tra loro.
Mi interessa poter essere libero di avere dubbi sull’opportunità che esistano sementi o alimenti brevettati e soggetti al pagamento di royalties.
Così come mi interessa sapere che nessun prodotto che acquisto sia frutto di atti criminali, che siano il furto dietro casa, la devastazione ambientale in Amazzonia o in Indonesia o il pascolo degli ovini in aree della mia regione dove una persona sana di mente mai manderebbe a giocarci i propri figli.
P.s.
Anche se é “privo di senso” io sono anti-OGM 🙂

Giovanni Tagliabue
Giovanni Tagliabue
Reply to  Giorgio
25 Marzo 2014 09:29

Sig. Giorgio, sono COMPLETAMENTE d’accordo con lei! Però i rilievi che lei fa sono di tipo socio-economico-giuridico, e non c’entrano con la tecnologia applicata per ottenere i prodotti. Le aziende che adottino strategie commerciali scorrette (tentativi di monopolizzazione, cartelli anti-concorrenza, abusi brevettuali, contratti capestro) vanno legalmente sanzionate INDIPENDENTEMENTE dal fatto che i prodotti che cercano di imporre siano “OGM” o meno. Mentre, se ci poniamo contro “gli OGM”, senza se e senza ma, impediamo che la ricerca PUBBLICA metta in pratica delle soluzioni, che già esistono (studi dell’Univ. di Mi, fermi da oltre un decennio) per salvare parecchi prodotti tipici italiani!
Non sono “gli OGM” in sé che devastano la biodiversità. Le foreste indonesiane vengono distrutte per fare spazio a coltivazioni di palme da olio, che non sono geneticam. ingegnerizzate; se lo fossero, che differenza farebbe? Le foreste amazzoniche vengono distrutte per fare spazio a coltivazioni di soia, che in gran parte è geneticam. ingegnerizzata; se non lo fosse, che differenza farebbe?
Per dirla con Richard Lewontin, grande genetista e teorico di sinistra se ce n’è uno, “gli OGM sono il bersaglio sbagliato”! E’ questo che è “privo di senso”.

marco
marco
Reply to  Giorgio
28 Marzo 2014 14:25

un applauso!!!

Luca
Luca
25 Marzo 2014 15:34

Visto che le colture transgeniche non risultano create per risolvere il problema della fame nel mondo, ma per far si che multinazionali producano e vendano semi transgenici brevettati, con in essi organismi modificati, i quali risultino resistenti agli erbicidi stessi. Ovviamente allora la logica porta a far pensare, che siano le stesse lobby ad avere il mercato anche dei pesticidi e diserbanti. Altrimenti spiegatemi quale vantaggio per noi comuni mortali vi è …. di più sano poco …. saluti Luca

paolo de gregorio
paolo de gregorio
27 Marzo 2014 12:12

ok per le farine prodotte in Europa stiamo tranquilli finora, ma se viene usata farina prodotta fuori dell’Europa chi garantisce che non sia ogm? e tanta pasta prodotta in Italia contiene farina extra europea

Ardiano
Ardiano
27 Marzo 2014 12:12

Sarò un po’ teorico ma se dimentichiamo COME e PERCHE’ gli organismi GM sono stati creati, soprattutto leggendo qualche comento, sembra che c’è una guerra inutile contro questi organismi. Semplicemnte cercando in internet si dichiare che
1- (Perché:) Gli ogm sono stati creati per aumentare la produzione, ed eliminare le infestazioni in campo;
2 – (Come: )attraverso la combinazione manipolazione della genoma di un dato organismo, con dei geni provenienti da un organismo di specie diversa e non attraverso le selezioni genetiche (applicando delle le leggi naturali come quella di Mendel).
Le carateristiche di un OGM possono essere:
1- la resistenza contro un fitofarmaco oppure
2 – aumento della produzione attraverso la modifica del metabolismo (vedi l’articolo del salmone OGM)
Però, amio avviso, le obbiettivi principali sono :
1 – sostituire la natura e/o la biodiversità, eliminando e/o riducendo le specie sulla terra, dai microrganismi fino ai primati,;
2 – mettere il monopolio anche sulla produzione agricole;
Saluti

Deborah Piovan
Deborah Piovan
28 Marzo 2014 11:49

Sig. Tagliabue,
Grazie per la sua chiarezza. Quanti, quanti lucrano sulle paure indotte nel consumatore. Vane e non necessarie, ma sempre paure sono. Gli ogm sono, prove alla mano, piu’ sani degli altri alimenti. Lo certifica, oltre a tanti altri, uno studio dell’UE, durato 15 anni, che ha coinvolto 400 istituti pubblici e privati e che e’ costato 40 mln di Euro.
Oltretutto io come madre e consumatrice non sono tutelata: vorrei poter cucinare ai miei figli polenta 100% ogm, sapendo che e’ sicuramente sana, tavlolta piu’ della tradizionale o della biologica, e non ho questa possibilita’!

marco
marco
Reply to  Deborah Piovan
28 Marzo 2014 14:30

Signora Deborah
Bene lo faccia…e lasci a chi invece vuole l’opposto ovvero 0% sia in grado “di scegliere”!!

Modestamente, io chiedere più di 15 anni… vada a vedere quanti farmaci sono stati ritirati e anche quanti altri prodotti “ogm-like” pure sono stati ritirati.
Io direi, volete fare le cavie ? bene , lo scegliete con le vostre mani , non dobbiamo esserlo per forza tutti indiscriminatamente e senza saperlo …

Deborah Piovan
Deborah Piovan
Reply to  marco
30 Marzo 2014 17:59

Non lo posso fare: nessuno mi garantisce che un prodotto sia 100% ogm, non ancora per lo meno. Lei invece puo’ scegliere, se legge bene le etichette, un prodotto ogm free. Per il resto stiamo tutti mangiando ogm tranquillamente da 18 anni e stiamo benone. E’ cibo, non un farmaco, ed e’ piu’ controllato di tanti cibi naturali che mangiamo a cuor leggero solo perche’ ci illudiamo che mangiare secondo i bei tempi andati sia piu’ salutare.

Giorgio
Giorgio
Reply to  Deborah Piovan
31 Marzo 2014 07:22

Cara Deborah, giacché fai affermazioni piuttosto impegnative sulla presunta maggior salubrità degli alimenti OGM attribuendone la certificazione ad uno studio lungo e costoso, avresti la cortesia come é buona regola in rete di linkarci almeno uno dei tuoi riferimenti ?

Deborah Piovan
Deborah Piovan
Reply to  Giorgio
31 Marzo 2014 09:18

Grazie per avermelo chiesto, molto volentieri! Non si vuole mai dettagliare molto per non annoiare, ma un sito per tutti, dove trovare tutti i link a seconda del campo di interesse e’ http://www.salmone.org
Non si tratta di un blogger indefinito e poco qualificato, ma di fonti del CNR, come si puo’ vedere dal curriculum. Prove alla mano! Buona navigazione

Giovanni Tagliabue
Giovanni Tagliabue
Reply to  Giorgio
31 Marzo 2014 11:27

Ecco il link agli studi europei, purtroppo dispon. solo in inglese, fr. e ted.: europa.eu/rapid/press-release_IP-10-1688_en.htm
Precisazioni: dal 1982 l’Europa ha speso 300 milioni di EUR (!!!) di soldi nostri per sentirsi ribadire quello che già era il consenso degli scienziati fin dall’inizio, ovvero che qualsiasi nuovo prodotto, indipendentemente dal processo con cui viene ottenuto (ibridazioni, mutagenesi indotta, ricombinazione del DNA), va accuratamente controllato in base alle sue caratteristiche (in particolare, l’eventuale tossicità o allergenicità).

Giorgio
Giorgio
Reply to  Giorgio
31 Marzo 2014 14:42

Ringrazio entrambi..ma non ci siamo.

Il primo é un generico link a un intero sito, non allo studio: continuo a ritenere poco serio fare affermazioni categoriche attribuendole a lavori che non si é in grado di produrre e documentare.

Il secondo é un link a una intera biblioteca di studi europei sulle biotecnologie nel corso di decenni.

In assenza di riscontri precisi, non posso far altro che ritenere che uno studio che arrivi a conclusioni tipo “Gli ogm sono, prove alla mano, piu’ sani degli altri alimenti” non esiste.

Deborah piovan
Deborah piovan
Reply to  Giorgio
31 Marzo 2014 17:08

Come credi. E’ una mole di lavoro, anni di studio, mi rendo conto. Beh, almeno non potrai dire che non lo sapevi! Comunque dobbiamo chiederci chi beneficia del divieto a coltivare ogm in italia. Sai quante tonnellate di fitofarmaci in meno comprerebbeto gli agricoltori? Prodotte dalle multinazionali tedesche. Mi dirai che dai semi ogm le multinazionali americane guadagnano; vero, ma sai quante piante ogm le nostre universita’ (pubbliche) hanno prodotto e mai potuto vendere per finanziarsi?
Ciao! 😉

Deborah piovan
Deborah piovan
Reply to  Giorgio
31 Marzo 2014 17:36

http://www.imille.org/2014/02/metti-ogm-allexpo-ovvero-tutti-falsi-miti-sugli-ogm/comment-page-1/
Ok ecco un altro sito che mi e’ capitato tra le mani or ora, con tutti i link a dimostrare quanto afferma! Ben scritto ,semplice, dateci un’occhiata.

Giovanni Tagliabue
Giovanni Tagliabue
28 Marzo 2014 14:57

Cara signora, da lombardo, può immaginare quanto io ami la polenta 🙂 ma non la mangio più da quando ho saputo che il “nostro” mais può contenere alti livelli di un prodotto tossico da infestazione di funghi (tutta la storia a http://biotecnologiebastabugie.blogspot.it/2007/11/figli-folina-fumonisina-e-ogm.html). Si noti che il mais Bt è pressoché indenne da questo problema: ma “è un OGM!”, e come tale in Italia è proibito coltivarlo (ma non importarlo: hahaha). Chissà se casi del genere possono fare riflettere chi si oppone PER PRINCIPIO a “gli OGM”.
Comunque, per confermare che il punto non è se un alimento sia geneticamente ingegnerizzato o meno, ma che ne va valutata la salubrità indipendentemente dalla tecnologia tramite la quale lo si ottiene, ricordo che in due casi ci furono dei prodotti ottenuti tramite DNA ricombinante (“OGM”) che non vennero commercializzati perché tossici (una nuova varietà di patata) o allergenici (una di pisello). Valutare volta per volta, caso per caso…

marco
marco
Reply to  Giovanni Tagliabue
28 Marzo 2014 16:19

Bene !! valutare in maniera approfondta e non come furono apprivati i primi OGM (tuttora in uso in Usa ) e sulle spalle di chi li sta mangiando quotidianamente

p.s. il precedente APPLAUSO era riferito all’intervento di GIORGIO non di GIOVANNI !

Paola Emilia Cicerone
Paola Emilia Cicerone
Reply to  Giovanni Tagliabue
2 Aprile 2014 11:25

Una cosa che mi piacerebbe capire di quanto ha detto la signora Piovan: in che senso “mangiamo da anni alimenti OGM”?. Mangiamo, o perlomeno li mangia chi mangia carne e latticini, prodotti ottenuti da animali alimentati con prodotti OGM…Visto che in Italia i semi alimentari OGM importati sono mais e soia, basta evitare mais-facile – e soia – meno facile ma ci si può riuscire – per essere ragionevolmente certi di evitare gli OGM. Sempre, ci tengo a precisarlo,per scelta, non perché gli OGM siano “tossici” perché su questo non c’è nessuna prova e tutti gli indizi sono rassicuranti.

marco
marco
28 Marzo 2014 14:58

Sarebbe interessante capire il perchè di quella deroga dello 0.9% e che vale per tutti i prodotti non solo per l’olio.
Posso utilizzare un pesticida ogm sul grano che viene coltivato in Canada ed importato qui in Italia per produrre pasta e quindi aver lasciato un residuo e/o una traccia inferiore allo 0.9% ?
Quindi tutta la certezza 100% NON OGM quando si parla di mercato iterno e che lascia intendere questo articolo non è realistica ?
Sarebe altresì interessante verificare se è prevista l’analisi/controllo sanitario per OGNI partita di grano estera introdotta in Italia o questo avviene a discrezione del funzionario dell’ufficio sanitario frontaliero. Ancora più interessante sarebbe sempre sapere se lo stesso grano importato in Italia , magari arrivasse in Italia dopo essere transitato in Spagna e magari anche “pre-importato”. Sappiamo bene che la Spagna a diffefenza dell’Italia e della Francia è tutt’altro che contraria agli OGM. Immagino quindi che se il controllo sanitario frontaliero è discrezionale, cosa può avvenire li da loro e cosa potrebbe arrivae qui in Italia.

Giacomo
Giacomo
28 Marzo 2014 15:23

Giacomo
dalla bella terra di Sicilia, ricca di sapori
Da quello che ho letto, in parte hanno ragione tutti. Faccio, però, un esempio per far capire la mia posizione riguardo gli OGM. Da bravo studente di agraria ero convinto che l’uso di concimi chimici (soprattutto quelli azotati) e agro-farmaci fosse determinante nella riuscita di una coltivazione. Poi approfondendo le mie conoscenze, ho capito come l’uso-abuso di concimi e agro-farmaci possa essere dannoso non solo all’ambiente ma anche alla salute umana. Da poco tempo –sono anche agricoltore nel mio piccolo- cerco di fare il passaggio da un’agricoltura “convenzionale” a una “biologica”, attraverso la strada intermedia del sostenibile, dove per sostenibile intendo, per semplicità di trattazione, un utilizzo razionale conoscenze e delle risorse. Il tutto senza non poche difficoltà (reperimento di letame, prodotti ammessi in agricoltura biologica e quant’altro). Perché? Un’agricoltura convenzionale dà, nella generalità dei casi e se uno ci sa fare, come risultato un aumento produttivo, spesso associato a una buona presentazione del prodotto e, perché no, anche qualitativo. Ma bisogna stare attenti all’uso dei prodotti impiegati! Uso che con i futuri PAN (piani di azione nazionale per agro-farmaci) spero possa diventare più consapevole e regolamentato. Ho fatto questa scelta perché questo metodo di coltivare le piante mi permette di assaporare antichi sapori che con le nuove pratiche agricole si sono persi e nel contempo vivere in un luogo il più possibile lontano dalla chimica, spesso tanto dannosa per l’ambiente. Essa, infatti, può incidere sull’ambiente rurale sia direttamente che indirettamente: può provocare una progressiva desertificazione per mancanza di sostanza organica nel terreno; un aumento di gas serra, specie CO2 non sequestrata da boschi, prati o pascoli; inquinare le falde e rendere le acque non più potabili, etc. Il sovescio, invece, è una forma, nel suo piccolo, di sequestro di CO2 e nel contempo un arricchimento sia di sost. org. che di nutrienti naturali nel suolo. Ma anche il maggese o le rotazioni servono a preservare l’ambiente rurale. Come pure lo spandimento di letame, o pollina, oppure effluenti zootecnici, nella dovuta misura; altrimenti anche essi inquinano. Il fatto che le colture siano oggetto ad attacchi parassitari, alle intemperie del tempo, alla siccità e a quelle pratiche agronomiche consentite in questo tipo di agricoltura, fa sì che in esse s’innescano dei meccanismi di difesa verso queste e altre avversità delle piante che rendono il loro prodotto diverso da quello “convenzionale”, più sapido e genuino: ovviamente, se adeguatamente pulito. E poi non tutto il mal vien per nuocere: un esempio gli attacchi di botrite (fungo) sull’uva da vino.
Lo stesso dicasi per gli OGM. Come i concimi e gli agro-farmaci nell’agricoltura convenzionale, il loro utilizzo deve essere consapevole. Se, attraverso le biotecnologie, si è arrivati ad essi ciò è dovuto a tanti motivi: per aumentare la produttività delle colture al fine di soddisfare la richiesta di cibo da parte di una popolazione mondiale in continua crescita; per limitare l’uso di agro-farmaci e concimi per quanto sopra detto; per aumentare la redditività di una coltura; per produrre biocarburanti a costi più bassi; etc. Come pure il loro utilizzo nella sanità, nella produzione di antibiotici. Però, come avviene spesso nell’utilizzo di nuove tecniche, anche gli OGM possono presentarsi come un arma a doppio taglio. Classici esempi: il danno che possono provocare ai fragili equilibri naturali; Il loro utilizzo massiccio in agricoltura che può indurre a una diminuzione della biodiversità, tanto utile in agricoltura nella ricerca di biotipi che si prestano bene a eterogenee situazioni ambientali; una deforestazione selvaggia per ottenere nuovi campi fertili per produrre quantitativi di semi oleosi in grado di soddisfare le esigenze energetiche delle nuove realtà industriali; l’arricchimento di pochi a discapito di molti come nel caso di aziende note in campo internazionale che adottano strategie commerciali monopolistiche e scorrette; un appiattimento del gusto, specialmente in una società come la nostra che è tanto esigente in questo; etc. E…spero che questo non avvenga mai, problemi alla salute umana e animale. Il <>, pur essendo una convinzione personale, basata su supposizioni in attesa di verifica, non è da confondere con le scelte che un consumatore fa durante gli acquisti. Da quanto detto nasce la consapevolezza che un prodotto OGM non deve essere escluso dagli scaffali dei supermercati: ma che si faccia informazione seria e non di parte su cosa sia realmente un prodotto OGM, cosa c’è dietro un OGM. Non penalizzarlo o addirittura vietarne la produzione o il consumo. Spetta al consumatore fare la scelta. E, in base alle sue esigenze personali, attraverso l’etichettatura, ha la possibilità di distinguere un prodotto contenente OGM da uno che ne è privo, cioè “naturale”: anche se considerare “naturale” o “biologico” un prodotto agricolo, soggetto sempre alle attenzioni dell’uomo, sembrano parole un po’ forzate.
Io ho scelto in base alle mie esigenze personali che trovano terreno fertile anche in altre persone. Ciò non pregiudica gli aspetti benefici dei prodotti provenienti da agricoltura convenzionale o contenenti OGM . Anch’io non nulla sugli OGM: se mi capita di consumarli non ne faccio un problema: purché ne sia a conoscenza.

marco
marco
Reply to  Giacomo
28 Marzo 2014 16:39

Doppio applauso!! condivido in pieno. E’ pur vero che anch’io che sostengo la necessità di lasciare la scelta a chi acquista, sono, stranamente proprio come “grossi produtti”, preoccupato di come verrà informato colui che alla fine effettuerà questa scelta. La differenza è probabilmente che se chi acquista sceglie a favore della “biodiversità”, io dalle mie tasche non ci perderò nulla, forse forse ne guadagneranno in salute i miei figli/nipoti/etc etc

Alessandro
Alessandro
29 Marzo 2014 22:38

Sig.ra Cicerone, per la legislazione europea eventuali prodotti contenenti OGM devono indicarlo in etichetta.
Se anche ci fosse chi sostiene che indicarlo danneggerebbe il prodotto, ciò non toglie che va indicato. Continuo a non capire, chi stia nascondendo cosa,ma davvero, non è per polemica. Quello che acquistiamo ogni giorno nei supermercati, salvo diversa indicazione in etichetta non è OGM. I consumatori possono consapevolmente scegliere. E quei consumatori che non accettano la soglia dello 0,9%, possono optare altrettanto consapevolmente per un prodotto Biologico.
Ovviamente, così come purtroppo in commercio ci sono prodotti microbiologicamente o chimicamente non conformi, nessuno è così ingenuo da pensare che non esistano sugli scaffali dei supermercati anche prodotti che superano (dolosamente) la soglia dello 0,9% di OGM senza indicarlo in etichetta, o prodotti BIO che in realtà non sono 100% OGM Free. Ma sta all’efficienza dei controlli ufficiali (oltre che all’onestà dei produttori) l’individuazione e il sanzionamento di questi comportamenti scorretti.

Paola Emilia Cicerone
Paola Emilia Cicerone
Reply to  Alessandro
30 Marzo 2014 20:00

Alessandro non mi riferivo alla normativa europea, ma a iniziative come la californiana Proposition 37-sconfitta da un referendum e ferocemente avversata dalle industrie del GM -che chiedono che i prodotti geneticamente modificati siano etichettati come tali. Ne abbiamo parlato anche su Il Fatto Alimentare

Alessandro
Alessandro
Reply to  Paola Emilia Cicerone
31 Marzo 2014 15:14

A mio avviso l’esito di un referendum californiano non andrebbe messo allo stesso livello di importanza dell’obbligo previsto all’interno dell’UE e non solo, visto che si parla di più di 50 paesi, di indicare in etichetta la presenza di OGM.
Non vorrei che passasse il messaggio (e alcuni commenti che leggo mi fanno pensare che sia passato) che sugli scaffali dei nostri supermercati ci sia pieno di prodotti OGM all’insaputa del consumatore…

amina ciampella
30 Marzo 2014 08:26

Per l’avv Dongo. Grazie per l’esaustiva disamina. In relazione alla mangimistica impiegata dagli allevatori italiani ed europei, è noto che i prodotti sono in massima parte di provenienza da paesi che impiegano colture transgeniche, che ci dice? E’ consentita la presenza di transgene nei mangimi impiegati in Italia? è verificata dagli organismi di controllo?
Grazie e cordialità
Amina Ciampella

Deborah Piovan
Deborah Piovan
Reply to  amina ciampella
30 Marzo 2014 21:49

Gli animali allevati tradizionalmente in Italia mangiano transgenico. E per fortuna: il mais e’ sicuramente piu’ sano, la soia del tutto indifferente. Con il loro latte si fanno i grandi formaggi italiani, con le loro carni i prosciutti. I famosi prodotti dell’alta qualita’ italiana non potrebbero vivere senza le importazioni di derrate (in gran parte transgeniche) dall’estero: la produzione di mais e soia italiana e del tutto insufficiente, per ammissione stessa del Ministero.

Giorgio
Giorgio
Reply to  amina ciampella
31 Marzo 2014 07:40

É difficile trovare mangimi che non contengano Ogm, quindi a meno di etichettatura contraria considera pure che ogni animale da carne, latte o uova non Bío venga alimentato con Ogm.
L’unico formaggio tipico di cui ricordo che non ammetteva mangimi Ogm era la fontina valdostana, almeno fino a qualche tempo fa.

ezio
ezio
30 Marzo 2014 12:14

La mia sintesi anche dei pareri letti:
-No al gioco dei furbi che nascondono la verità rifiutando l’indicazione dei contenuti negli alimenti a partire dagli OGM.
-Libertà di scelta senza pretendere di “INVADERE” gli spazi della libertà altrui, nel coltivare, trasformare e consumare ciò che si vuole. Ma chi danneggia paga i danni, anchi per i danni futuri recati all’ambiente ed alla salute.
-Rispetto per i ricercatori, ma nessuna tolleranza per gli speculatori senza scrupoli, che non si caricano delle conseguenze del loro business.
Lascio una domanda a tutti, legali per primi:
in base a quale principio morale, etico e professionale responsabile delle proprie azioni, è lecito nascondere il contenuto di un prodotto immesso nell’ambiente e nel circuito alimentare?

Paola Emilia Cicerone
Paola Emilia Cicerone
Reply to  ezio
30 Marzo 2014 19:58

Molto d’accordo, con una sola perplessità: pensiamo davvero di riuscire a quantificare eventuali danni ambientali -o sociali- causati dall’uso che le imprese fanno degli OGM, e a farli pagare a chi di dovere?

Deborah Piovan
Deborah Piovan
Reply to  Paola Emilia Cicerone
30 Marzo 2014 21:40

Possiamo facilmente calcolare i danni dovuti alla NON adozione di coltivazioni ogm. Danni sia economici sia ambientali. Numerosi studi sia europei che non, lo dimostrano. Per la salute dei consumatori, invece, nessun problema: gia’ cibiamo di ogm da anni, fortunatamente.

ezio
ezio
31 Marzo 2014 12:34

Sono allibito dalla mancanza assoluta di dubbi che ogni essere umano ha nel proprio DNA, per la legge di sopravvivenza, nei confronti di un nuovo cibo, non esistente nell’ambiente naturale che l’ha prodotto nella forma attuale.
Osservo che da una banale e ovvia se non truffaldina volontà, di disquisire sul dovere d’indicazione in etichetta, del contenuto transgenico degli ingredienti, siamo all’ennesima guerra di religione sulla fede negli OGM, come salvatori della sopravvivenza alimentare della specie umana.
E’ veramente disumano, se non truffaldino, omettere il dato fondamentale che gli OGM sono organismi mai esistiti ed impossibili da esistere in natura, in quanto incrocio tra DNA animale e quello vegetale.
Le argomentazioni strumentali, che in natura avvengono da sempre trasformazioni genetiche, anche se forzate da eventi straordinari di adattamento, non reggono in quanto, non hanno mai incrociato con DNA animale.
Questa forzature scientifica innaturale, non dovrebbe accendere anche un piccolo dubbio nei “credenti” e nei ricercatori lobbytizzati, di usare la massima prudenza nelle loro azioni ed affermazioni?
Sicuramente gli alimenti OGM non estingueranno la razza umana, ma sul fatto che non abbiano già procurato enormi ed irreparabili danni, soprattutto nel pensiero degli esseri umani nei riguardi della manipolazione di se stessi e del proprio ambiente, è difronte a tutti quelli che hanno ancora una memoria di specie.

Deborah piovan
Deborah piovan
31 Marzo 2014 14:23

Ezio,
Sono riflessioni doverose. Serve una grande responsabilita’ e un senso critico sempre acceso. Ma gli ogm animali esistono in natura e sono descritti nella letteratura scientifca. Niente di innaturale, dunque. Ma il rigore nelle analisi prima dell’immissione in commercio e’ certamente doveroso e garantito da una normativa ferocemente severa.

Fulvio
Fulvio
31 Marzo 2014 15:54

Buongiorno a tutti,
inserisco il commento leggermente in ritardo con un piccolo spunto di riflessione. Il problema ad oggi è che a mio avviso non possiamo più sapere se un alimento con OGM è più o meno dannoso per un semplice aspetto: siete certi che una materia prima dichiarata non OGM sia realmente tale ?
Entro nel merito: verificare se una materia prima è OGM necessita di una metodologia basata sulla PCR la quale a sua volta si basa su un pezzetto ben preciso, codificato e noto a tutti di “primer” che riconosce la sequenza genica “estranea”. Da qui il presupposto fondamentale: e se chi modifica un gene ma non lo porta a conoscenza della comunità scientifica ? perché farlo ? se ci fossero interessi economici immensi legati ad una maggiore produttività….
Io non guarderei tanto agli USA ma quanto a Paesi confinanti che possano essere terreno sperimentale (ora non più tanto sperimentali).
In definitiva credo che oggi sulle nostre tavole ci siano prodotti OGM ma pochi in realtà li riconoscono e quindi allo stato attuale resta difficoltoso anche organizzare studi epidemiologici.
Poco tempo fa una azienda ha iniziato la diffusione (con corretta etichettatura) di un prodotto OGM ma prima di attendere il necessario iter autorizzativo.
Ha ricevuto solo una sanzione (ridicola in confronto ai benefici tratti dall’avvio della commercializzazione).
Che ne dite ?

Giancarlo Curzel
Giancarlo Curzel
31 Marzo 2014 16:45

EZIO

Sono un credente e lobbytizzato. Ma non arrivo a scrivere cose che, sul piano scientifico, sono castronerie, come la tua distinzione tra DNA animale e vegetale. Ad ogni buon conto, ti copio qui quanto dice Bressanini, a proposito del messaggio di Greenpeace – e della COOP – sulla famosa fragola-pesce:…” il messaggio di Greenpeace ipotizza una sorta di compartimenti stagni tra esseri viventi. Parla di “gene del pesce” contrapposti al “gene del pomodoro”, come se ci fosse una sorta di etichetta “100% animale” su ognuno delle svariate decine di migliaia di geni presenti. Ci si dimentica che il codice genetico è universale, e tutti gli organismi viventi hanno tantissimi geni in comune. A rigore non ha senso parlare di “geni del pomodoro” o “geni del pesce”. Il DNA di tutte le specie viventi è composto dalle stesse molecole e funziona più o meno nella stessa maniera. Forse saprete che tra il DNA umano e quello di uno scimpanzé c’è solo il 2% di differenza. Ma anche specie molto diverse contengono geni simili o uguali: condividiamo il 60% dei geni della mosca della frutta, la Drosophila, il 75% del DNA del verme nematode, il 90% del topo e un rispettabile 30% del comune lievito. Siamo forse per il 30% lievito o per il 90% topi? Vedete come in realtà abbia poco senso parlare di gene “del pomodoro”. E’ più scientificamente corretto dire che esistono dei geni che, assemblati in un genoma, vanno a costituire di volta in volta, il pollo, il lievito, il pomodoro e l’uomo.
Ed è ovvio che un pomodoro non si accoppierebbe mai con un pesce! Ma neanche voi siete il risultato di un accoppiamento tra esseri umani e mosche, eppure ne condividete il 60% dei geni! Ma l’intento dell’accostamento è volutamente quello di far pensare a qualcosa di mostruoso…”.
Vedi Ezio, se i messaggi delle persone, pro o contro – fossero scientificamente corretti, sarebbe un vantaggio enorme per tutti. Invece per i messaggi volutamente falsi, tipo quelli di Vandana Shiva sui suicidi in India, o della frafola-pesce, o di chi dice che gli OGM – o il biologico biodinamico – sono la panacea di tutti i mali, beh per quelli possiamo usare la nostra intelligenza. http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/

Deborah piovan
Deborah piovan
Reply to  Roberto La Pira
31 Marzo 2014 21:29

Insisto: dna animale e vegetale hanno molto in comune. I virus che ci visitano possono lasciarci in ricordo pezzi del loro materiale genetico. L’uomo ha in comune con i lieviti il 30% dei geni di quest’ultimi, e onestamente vi viene in mente qualcosa di piu’ diverso da noi di un lievito? (Non vorrete mica le prove anche di questo, eh?)
Il mescolamento tra dna di specie anche molto diverse in natura capita, non lo abbiamo inventato noi. Noi abbiamo solo preso meglio la mira, per non fare le cose a casaccio.

ezio
ezio
1 Aprile 2014 10:40

Quando Giancarlo e Deborah ci porteranno un solo esempio di un vegetale con DNA animale presente in natura, potremo accettare le loro confutazioni, altrimenti è solo grossolana ascentifica distrazione di massa.
E per puntualizzare un dato di fatto, ripetuto dai credenti del GMO, che sono almeno 18 anni che consumiamo inconsapevoli cibi gm, sono convinto come il Dott. La Pira che se fosse stato indicato in etichetta, il capitolo sarebbe chiuso da 17 anni, definitivatamente in tutta Europa.